I destini di molti in un mondo senza pace
La guerra in Ucraina da un lato e le sanzioni contro Putin dall'altro fanno schizzare il prezzo delle commodities. Beni come grano, petrolio, metalli sono merce rara e se l’offerta cala il prezzo sale fino a quando difficile dirlo… Di certo le lobby del petrolio occidentale e l’ipotesi di un ritorno del nucleare rischiano di compromettere i difficili sforzi verso un mondo carbon free e realmente sostenibile. Sono saliti alle stelle i prezzi di quelle in gergo tecnico sono chiamate "commodity" cioè le materie prime (particolare categoria di beni che viene scambiata sul mercato senza differenze qualitative) si dividono in "soft" (derivanti dal settore agricolo e dall’allevamento come frumento, mais, avena, zucchero) e "hard" (settore energetico, dei metalli preziosi e di quelli industriali, ovvero oro, platino, argento, palladio; alluminio, cobalto, nickel, rame, zinco, molibdeno, acciaio, stagno; benzina, etanolo, gas naturale, nafta, petrolio, propano; energia elettrica). Si capisce già a livello intuitivo che se cresce il costo delle materie prime - utilizzate per la produzione di beni e servizi - ciò che noi compriamo costerà di più. L'Ucraina non ha solo ricchi giacimenti di materie prime come carbone, minerale di ferro, gas, petrolio, argilla e sabbie. È anche definita "granaio d'Europa". La Russia e l'Ucraina insieme sono responsabili del 29 per cento del commercio mondiale di grano e assieme al Canada costituiscono quasi il 50 per cento del export globale. La guerra porta lo stop della produzione e delle esportazioni. Minore è l'offerta, maggiore è il costo. Ecco la prima impennata dei prezzi dei generi alimentari. Il grano ha toccato i massimi di 14 anni, al top da marzo 2008. I futures sul grano di Chicago (borsa di riferimento mondiale) sono saliti del 7,5 per cento a 12,59 dollari per bushel. Il mercato del grano è salito di oltre il 40 per cento la scorsa settimana, il suo più grande aumento settimanale. Il mais è salito del 2,7 per cento a 7,75 dollari a bushel, la soia è salita del 2,1 per cento a 16,95 dollari a bushel (unità di misura dei Paesi anglosassoni): entrambi sono ai massimi da settembre 2012. La Russia e l'Ucraina forniscono anche l'80 per cento delle esportazioni mondiali di olio di girasole, che compete con l'olio di soia. Balza anche l'olio di palma (più 5,19 per cento). I porti ucraini ora rimangono chiusi e i commercianti sono riluttanti a commerciare il grano russo dopo le sanzioni occidentali, e gli acquirenti stanno cercando fornitori alternativi. Il prezzo del petrolio è salito vertiginosamente. Il Wti si attesta a 122 dollari al barile e il brent a 124 dollari. L'invasione in Ucraina da parte delle truppe russe il 24 febbraio (sebbene i media non dicano che il conflitto ha avuto inizio nel lontano 2014 con aggressioni da ambo le parti dietro spinte indipendentiste di alcune regioni filo-russe e aggressioni russe in altri territori) non ha ancora comportato una perdita di fornitura di petrolio sul mercato, ma non è chiaro quale sarà l'impatto delle sanzioni sui flussi di energia e per quanto tempo dureranno eventuali perdite di approvvigionamento. Dall'inizio dell'anno, il petrolio ha guadagnato il 75 per cento in termini di euro. L'alluminio (componenti strutturali fatti in alluminio sono vitali per l’industria aerospaziale e molto importanti in altri campi dei trasporti e delle costruzioni) ha superato per la prima volta la soglia dei 4.000 dollari per tonnellata. Rame e palladio (usato per redere le auto meno inquinanti ma anche in elettronica, odontoiatria e gioielleria) hanno toccato nuovi massimi storici rispettivamente a 10.845 dollari per tonnellata e 3.442,47 dollari per oncia. L'oro, bene rifugio per eccellenza, cresce a ritmo sostenuto. Stamani ha superato i 2.000 dollari l'oncia, toccando il livello più alto da settembre 2020. Il nichel serve per l'acciaio e per la fabbricazione di prodotti per l'agricoltura, come insetticidi e pesticidi, oppure nelle fasi di lavorazione degli oli vegetali. Viene anche destinato alla formazione di metalli più preziosi, come l'argento o l'oro rosso. È cresciuto di oltre il 25 per cento, fino a toccare i 37.800 dollari e la Russia è il terzo maggior produttore. La corsa del nichel ha un altro risvolto. Considerando che le acciaierie europee vendono inox con un supplemento di prezzo calcolato in funzione delle quotazioni degli elementi di lega che si aggiunge al prezzo di base, significa che il prezzo dell'inox arriverà a 6.000 euro/t. Il rischio paralisi del mercato c'è, con Mosca che controlla il 7 per cento nichel a livello mondiale (si pensi ad esempio alla Cogne sul nostro territorio). Per gli esperti vi sarà poi un'ondata di acciaio dai mercati extra UE dato il differenziale prezzi. Da qui il pericolo di avere ordini annullati alle acciaierie. Meno ordini significa meno lavoro, meno necessità di avere addetti, con l'ombra della cassa integrazione. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha svelato tutte le fragilità del sistema Europa. Su tutti i piani. La guerra è stata (ri)portata nel cuore del Vecchio Continente, già ferito dalla pandemia. E' come se un potente riflettore abbia fatto luce su più temi in simultanea: accoglienza, energia, sicurezza, nucleare, economia. Se l'Ue da un lato annuncia sanzioni verso Putin e il suo "cerchio magico" degli oligarchi, è costretta ad ammettere che alla Russia, all'Ucraina, alle risorse dell'Est è legata. Molto. L'effetto boomerang è dietro l'angolo. Da qui la sensazione che spesso si proceda a scartamento ridotto. Fare terra bruciata, economicamente parlando, attorno a Putin rischia di ferire gli stessi che le sanzioni le decidono. Chiaramente non tutti i Paesi sono legati e dipendenti dall'Est allo stesso modo e questo è un ulteriore punto debole in casa Ue. L'Italia importa molto più gas della Germania per fare un esempio. Non a il premier Mario Draghi ha annunciato che con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen discuterà "dei temi dell’energia. Essenzialmente di diversificazione, riorganizzazione e compensazione, a tutela di cittadini ed imprese. L’Italia è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la dipendenza dal gas russo. Sabato - ha ricordato - ho sentito al telefono l’emiro del Qatar, Al Thani, con cui ho discusso in particolare di come rafforzare la cooperazione energetica tra i nostri Paesi". E sempre le parole di Draghi, in riferimento alle sanzioni contro la Russia, sono indicative. Devono essere "efficaci e sostenibili", ha detto. In questi due aggettivi c'è tutta la difficoltà dell'Europa, c'è il senso della sfida da superare. L'Europa è chiamata a reagire alle prevaricazioni della Russia contro un altro Paese difendendo valori che sono universali, deve però proteggere la sua economia considerando le specificità e le fragilità dei vari territori. Per farlo deve trovare unità nel suo senso più profondo, cosa che non sempre è riuscita nella storia recente. Un banco di prova insomma. Un test che è ancora in corso e per il quale forse non ci sarà possibilità di appello. Di certo su mille temi uno sembra scomparso e speriamo che alla risoluzione delle piaghe che stanno colpendo il globo non assesti il suo colpo finale perché dimenticato da scelte dettate dalle crisi in essere: il cambiamento climatico e le politiche ambientali!