I “Cieli perduti” svelano la fine del mondo

I “Cieli perduti” svelano la fine del mondo
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Le stelle, i Maya, gli Aztechi, visti con lo sguardo dell'archeoastronomia, fanno parlare di loro anche in spagnolo: il libro “Firmamentos perdidos”, cioè “Cieli perduti”, del presidente della Associazione Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana- Arsav Guido Cossard è infatti arrivato sui banchi del Parlamento spagnolo. «Il deputato Anton Gonez-Reino Varela ha ricevuto una copia del libro da mio fratello Franco. - racconta Guido Cossard - Sto lavorando con alcuni colleghi spagnoli, anche se il grosso dei miei contatti è in Messico, dove ho già presentato il volume a Città del Messico e a Merida, in occasione di 2 tra le più grandi fiere del libro del Centroamerica. Mi sono reso conto di come esistesse una letteratura smisurata sui Maya, e sulla loro astronomia, e di come invece fossero sempre stati sottovalutati gli Aztechi». È nata da qui l'ispirazione per il libro “Codex 2027”(Edizioni L'età dell'Acquario). «L’idea di partenza era quella di rendere giustizia alle conoscenze di astronomia degli Aztechi - continua Guido Cossard - confrontabili se non addirittura maggiori di quelle dei Maya, e quindi di scrivere un libro sull’argomento. Però, mano a mano che la scrittura procedeva, mi rendevo conto di alcuni elementi decisamente peculiari e caratteristici dell’astronomia degli Aztechi, in particolare la loro ossessione per i cicli temporali e il loro terrore per la fine del mondo». Abbiamo già avuto interpretazioni fantasiose della fine del mondo secondo il calendario Maya: potrebbero essercene anche per il calendario degli Aztechi? «Possiamo intuire un percorso che parte forse dalle civiltà degli Olmechi e dei Toltechi - risponde Guido Cossard - e gli Aztechi sono gli ultimi che arrivano, in ordine di tempo e prevedono la fine del mondo nel 2027. Il taglio del mio libro è strettamente scientifico, ma interpretazioni meno scientifiche potrebbero comunque esserci». Intanto, anche con la pandemia, sono continuati gli incontri scientifico-divulgativi, nel rispetto delle norme di sicurezza. «Siamo riusciti ad organizzare un’ultima conferenza alla vigilia del primo confinamento, a Lucignano in Toscana - riferisce Guido Cossard - e poi siamo passati agli incontri online. Per esempio è piaciuta molto la conferenza organizzata dall'Acquario di Genova, la cui registrazione viene ancora vista. Però manca il contatto con la gente. C'è comunque una interazione, ma spesso spostarsi era anche l'occasione per nuove conoscenze. Spesso mi avvicinavano alla fine della conferenza per parlare e proporre, mi invitavano a visitare posti particolari, venivo in contatto con altre associazioni. Era una grande risorsa anche per le mie ricerche, una possibilità in più di aggiungere informazioni o di scoprire luoghi nuovi legati all'archeoastronomia». Guido Cossard aggiunge che «Ora invece le conferenze registrate possono essere viste anche a distanza di tempo. Si perde l'immediatezza e a volte anche il contatto, perché la domanda scritta rende più titubanti, manca il confronto diretto e spontaneo». Un nuovo libro è già pronto. L’editore Pedrini aspetta di poterlo presentare al pubblico, ma si può già richiedere sul sito https://www.edizionipedrini.it/. «In “I santuari del solstizio d'inverno” spiego le incisioni trovate nel sito di Bard. - anticipa Guido Cossard - Si tratta di un sistema astronomico che viene confrontato con altri siti del Solstizio. Sto poi studiando una località in Africa: diversi anni fa avevo avuto l'occasione di un viaggio in Senegal, durante il quale mi avevano accompagnato a visitare un’area che presentava somiglianze con altre in Bretagna, avevo trovato pure parole dalla radice simile. Ora, grazie a nuovi contatti, posso lavorare su nuove foto e coordinate geografiche precise».

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