I 100 anni del partigiano Leo Champion
Saranno 100 le candeline che domani, domenica 13 ottobre, Leo Champion spegnerà sulla sua torta. Cento anni portati "alla garibaldina" e una vita tuttora autonoma e intensa di interessi e passioni con un bagaglio di storie da raccontare.
Erano momenti duri quando Leo Champion nacque in quel 13 ottobre del 1924, con le ferite della Prima Guerra Mondiale ancora aperte e il secondo conflitto alle porte. Ad appena sedici anni entrò alla Cogne alternando il suo tempo nell'aiutare i genitori, papà Natale e mamma Alessandrina Mathiou di Brissogne nell'allevamento del bestiame e con alle spalle già un'esperienza lavorativa nella segheria dello zio Aldo Champion a Brissogne. L'Italia nel frattempo è precipitata nel turbine della guerra tanto che nel 1942 arrivò la chiamata alle armi: così Leo Champion si trovò catapultato tra gli alpini della caserma Testafochi di Aosta. E' un periodo di confusione che culmina l’8 settembre 1943 con il "tutti a casa" tanto che si ritroverà in una caserma deserta dopo il fuggi fuggi generale. Ma il conflitto in quei giorni è ancora feroce pertanto a 20 anni sale in montagna da partigiano a Arpisson, sopra Pollein, con la banda "Ernestro Ménabréaz" in cui milita con il nome di Athos. E la pelle Leo Champion l'ha rischiata diverse volte a causa di scontri a fuoco con i fascisti arrivando indenne alla Liberazione che lo trovò ad Aosta in una piazza piena di gente in festa.
Il dopo è una vita di tutti i giorni, il rientro alla Cogne come autista ma anche tanto sport, sci, alpinismo, tsan e gare podistiche dove ha ottenuto buoni risultati raccolti anche in giro per l'Italia. Aveva 29 anni quando nel 1953 incontrò l'amore della sua vita Maria Sarteur - mancata nel 2000 - che lo ha reso padre di 2 ragazzi, Marco nato nel 1954 e Mario nel 1960, oggi nonno felice di 4 nipoti, Elena, Greta, Laura e Nicolas.
Stanco del lavoro alla Cogne, nel 1960 Leo Champion inaugurò un capitolo nuovo della sua vita trasferendosi ad Ivrea dove nel tempo ha aperto con successo 2 negozi di gommista, tornando infine a Saint- Marcel una decina di anni dopo continuando la stessa attività fino agli anni Ottanta quando è andato in pensione. Ma la pensione per Leo Champion non ha significato appendere il lavoro al chiodo poiché con alcuni amici si è dato da fare recuperando un vecchio casale appartenuto al barone Beck Peccoz ed acquistato dal Comune di Brissogne dove, in seguito, l'Amministrazione ha concesso loro una stanza che oggi, ristrutturata di tutto punto, è il rifugio e bivacco dedicato ad Ernestro Ménabréaz. Anni ed anni volati via con un soffio e che Leo Champion ricorda con un pizzico di sana nostalgia «Perché tutto era più semplice, con più vita sociale e meno stress». Per poi guardare con occhio critico il mondo di oggi «Ripiombato in guerre sanguinose e gente che si ammazza».
Ma il segreto per arrivare così in forma smagliante al traguardo dei 100 anni? Sorride Leo Champion forse anche lui meravigliato: «Una vita normale, mi alzo alle 7.30, colazione con caffelatte e biscotti, pranzo con appetito e cena leggera e verso le 23 vado a letto». Però afferma pure che «Non fumo e un buon bicchiere di rosso me lo bevo ad ogni pasto». Una vita davvero normale quindi, con in mezzo l'amore per il Grande Torino, la caccia, lo sport, - che segue ancora in televisione -, la montagna, la sua tromba - suonava nella Banda di Saint Marcel - e la composizione dei suoi puzzle, senza dimenticare una puntata per il caffè e il giornale - che legge senza occhiali - nei pomeriggi al Bar Jardins des Rêves di Neyran a Brissogne. Domenica, circondato da parenti e conoscenti, ci sarà la grande festa. Tanti auguri nonno Leo!