Hortobot: a Pont-Saint-Martin è nato il robot che fa risparmiare tempo e acqua nell’orto

Hortobot: a Pont-Saint-Martin è nato il robot che fa risparmiare tempo e acqua nell’orto
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L’agricoltore Didier Chappoz di Donnas è stato recentemente premiato nell’ambito del concorso Oscar Green Coldiretti per il progetto “Il mio amico Hortobot”. Si tratta di una sperimentazione di grande interesse, che prevede l’utilizzo nell’orto di una macchina robotizzata che permette di ridurre il tempo da dedicare al lavoro nei campi ma anche di limitare l’utilizzo dell’acqua grazie a un sistema di irrigazione di precisione. La grande novità di Hortobot è però soprattutto un’altra: è stata ideata non per le grandi coltivazioni monocolturali ma, al contrario, per adattarsi ai piccoli appezzamenti pluricolturali, caratteristici delle aziende agricole valdostane.

Tutto è nato nel 2016 da un’idea di Vincenzo Alfieri di Ivrea e di Paolo Miolo dell’azienda “Il granello di senape” di Azeglio che avviarono una serie di prove sperimentali. Nel 2018 il grande salto con la creazione di una start up incubata alla Pépinière di Pont-Saint-Martin con l’ingresso di altri 2 soci: Roberto Minetto di Tavagnasco e Michele Poletti di Ivrea, a cui si sono infine aggiunti anche Mauro Baratto di Piverone e la società Iltar-Italbox di Bairo Canavese. Il progetto e la realizzazione della macchina - realizzata in modelli di varie dimensioni - sono stati sviluppati con il supporto della Regione Valle d’Aosta nell’ambito dei programmi operativi finanziati tramite il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale - Fesr come soluzione ecologica innovativa per pluricolture di medie dimensioni.

Hortobot è interamente elettrico e ha la possibilità di essere alimentato con pannelli fotovoltaici. E’ dotato di cingoli che si muovono ai lati dell’appezzamento collegati da un ponte; l’intera struttura può avere una lunghezza da 6 a 27 metri. E’ progettato per lavorare in un campo aperto così come in una serra ed è un supporto per le aziende che lavorano nell’ambito della filiera corta con vendita diretta della produzione in quanto permette ai titolari di risparmiare ore di lavoro in campo per dedicarle alle altre attività. A bordo di Hortobot si trovano gli attrezzi necessari a coprire le principali lavorazioni: arieggiatura del terreno, fresatura, irrigazione, sarchiatura, strigliatura e semina. Altre attività, come il trapianto, vanno effettuate in collaborazione tra l’operatore e la macchina.

«Attraverso il sostegno finanziario della Regione e l’investimento dei soci, è stato costruito il prototipo installato nel 2020 nell’azienda di Chappoz a Donnas. - spiega Vincenzo Alfieri - E’ così stata avviata la sperimentazione in campo. Nel primo anno abbiamo messo a punto le diverse funzionalità e il software. L’azienda ha utilizzato la macchina per coltivare e abbiamo così avuto un primo ritorno di informazioni legato a cosa si può coltivare e in che modo. Fondamentale è stato il contributo di Didier perché come utilizzatore ci ha fornito consigli, suggerimenti e critiche sui limiti e le potenzialità. Tutto il 2021 è stato utilizzato per evolvere il prototipo. Dopo una pausa per alcune difficoltà tecniche nel 2022, nella primavera del 2023 ripartiremo con la sperimentazione sempre con il patrocinio della Regione e con la supervisione dell’Institut Agricole».

«La mia esperienza con Hortobot è molto positiva. - commenta Didier Chappoz - Ho notato un risparmio di tempo del 90 per cento su attività come fresatura e sarchiatura e del 30 per cento per trapianti e raccolta, per una media del 50 per cento. Le ore risparmiate possono essere impiegate diversamente e questo è molto utile in un’azienda famigliare che ha vari indirizzi come la nostra (il papà Ezio, la mamma Monica Genestreti e lo zio Silvio Chappoz sono titolari della Bonne Vallée ndr), con in prospettiva anche l’apertura da parte di mio fratello maggiore Jean di un ristorante nella prossima primavera, che sarà rifornito con le verdure fresche del nostro orto. L’irrigazione di precisione permette di risparmiare acqua e di non fare proliferare le malerbe. Inoltre la macchina è in grado di lavorare in spazi molto stretti, con interfile di 20 centimetri, e questo aiuta a ridurre la diffusione degli agenti patogeni, limitando così l’utilizzo di prodotti per contrastarli».

Hortobot è dotato pure di una serie di sensori ambientali che rilevano luce, temperatura e umidità registrando i parametri: in un’implementazione futura si immagina di poter utilizzare queste informazioni per fornire consigli al produttore creando un sistema integrato. «La macchina è gestita attraverso una connessione internet e questo, in futuro, potrebbe anche essere usato come interfaccia nei confronti dei clienti dell’azienda, che potrebbero vedere quando saranno disponibili i vari prodotti, nell’ottica della trasparenza e della tracciabilità - conclude Vincenzo Alfieri - Oltre al prototipo di Donnas, attualmente abbiamo venduto 2 Hortobot, uno nel Cuneese e l’altro nella provincia di Piacenza. Il prezzo? Ora la macchina è costruita ancora a un livello che potremmo definire artigianale e per questo stiamo cercando dei partner industriali per ridurre i costi di produzione. Diciamo che costa come un trattore piccole o medie dimensioni».

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