Ha la sede a Donnas la neonata associazione degli olivocoltori
È nata l’Associazione Valdostana Olivicoltori-Avo presentata ufficialmente nel pomeriggio di giovedì scorso, 16 settembre, nella biblioteca comprensoriale di Donnas. Conta già più di 150 soci per un totale di 3.600 piante coltivate, con la previsione di raccolta di 10 chili di olive ogni albero per 40 quintali di olio complessivi. L’obiettivo è valorizzare un settore che negli ultimi anni è cresciuto molto. La storia dell’ulivo in Valle d’Aosta ha origini antiche: le prime testimonianze risalgono alla fine del 15esimo secolo. In località Rovarey fino a pochi anni fa esisteva una «Via dell’ulivo» dove vi era un grande esemplare ora abbattuto; la coltivazione a Donnas è ripresa a metà degli anni Ottanta.
«Il consorzio nasce nel 2021 con sede provvisoria a Donnas in via Barme, nel prossimo futuro si sposterà in via Roma. - ha spiegato Dario Martinelli, presidente dell’associazione - Si tratta di un ente non commerciale senza scopo di lucro che si è costituito tra coloro che dimostrano interesse per la cultura dell’ulivo e desiderano preservarla. Personalmente sono decenni che coltivo ulivi qui a Donnas, grazie ad alcuni amici appartenenti al settore abbiamo potuto fondare il sodalizio. È grazie a queste persone valide e capaci che ho potuto dar vita al progetto. Inoltre, è un ottimo modo per recuperare il territorio, gli ulivi sono un valore aggiunto. Abbiamo previsto di fare anche attività di sperimentazione in collaborazione con l’Istitut Agricole Régional».
Orgoglioso della nascita della nuova realtà il sindaco di Donnas, Amedeo Follioley: «Auguriamo a questa emergente associazione di vivere a lungo. Abbiamo tutte le potenzialità per far bene e portare sulle tavole dei valdostani e non solo un olio di qualità. Nelle nostre zone, ricche di terrazzamenti, se qualcuno pianta un ulivo, verrà sicuramente coltivato. Ben venga questo consorzio di cui fanno parte persone che desiderano far crescere la cultura dell’ulivo in Valle d’Aosta. Esso è già all’opera al sito di Saint-Gilles a Verrès per stabilire l’età degli esemplari presenti».
«I numeri dell’associazione sono già importanti, da qui si parte per migliorare ancora. - ha detto Davide Sapinet, assessore regionale all’Agricoltura - Bisogna sostenere questo genere di attività che permettono di recuperare luoghi prossimi all’abbandono, apprezzo molto questa iniziativa che avrà tutto il supporto dell’assessorato regionale».
A conclusione dell’incontro è intervenuto Luca Giovanetto, tecnico piemontese del settore che collaborerà con i produttori valdostani: «Sono in contatto con il Cnr di Firenze per avviare una collaborazione. Hanno il più grande database d’Europa. L’obiettivo è evidenziare la qualità delle piante storiche che meglio si sono adattate al territorio».
Lé veugne è lou vén a Dounah
Lo stesso pomeriggio sempre a Donnas è stato presentato il 14esimo bollettino redatto dal gruppo di ricerca della Biblioteca di Donnas. Il numero è dedicato interamente al vino per celebrare i 50 anni della Doc locale. Donatella Vuillermoz, presidente della commissione della biblioteca, Rossana Vuillermoz, Mario Dalbard e Alessandro Jans sono gli autori del lavoro.
L’incontro è stato introdotto dall’assessore Davide Sapinet, a cui è seguito quello del sindaco Amedeo Follioley.
«Oggi celebriamo la Doc di Donnas che compie 50 anni, fatti di un’agricoltura eroica. - ha detto Davide Sapinet - Il bollettino è portato avanti da un comitato di volontari che sono il valore aggiunto di questa bella realtà valdostana».
«Il primo bollettino della nostra biblioteca risale al 1985, - ha ricordato Amedeo Follioley - finalmente siamo riusciti a pubblicare un volume che parla interamente di vino. La viticoltura a Donnas ha origini antichissime. si parla del 1100, un paesaggio come il nostro non esiste in nessuna parte del mondo. Bisogna ringraziare i nostri predecessori che hanno lavorato per fare conoscere il vino di Donnas ovunque. Purtroppo, a causa del Covid, non avevamo ancora potuto festeggiare questo anniversario. Questa pubblicazione deve essere un punto di partenza per le nuove generazioni».