Guido Vigna, galantuomo d’altri tempi che legò il suo nome all’avventura del Banco Berard
Un galantuomo. Questo era Guido Vigna, scomparso lunedì scorso al Beauregard, amministratore delegato e direttore del Banco Berard, fondato nel 1908 da Alidoro Berard di Aymavilles per raccogliere investimenti da destinare all’azienda elettrica di sua proprietà, poi diventato Banco Valdostano Berard ed apprezzata istituzione per generazioni di valdostani dal dopoguerra.
La storia personale di Guido Vigna, nato a Torino il 12 gennaio del 1936, è quindi anche la storia di una delle più affascinanti avventure dell’imprenditoria della nostra regione, perché Guido Vigna era l’incarnazione stessa della banca e dei suoi clienti. Aveva concluso da qualche mese il Liceo classico aostano ed era iscritto a Torino alla Facoltà di Economia e commercio quando all’inizio di gennaio del 1956 il papà Armando morì in un incidente stradale, scendendo da Pila e a Guido mancavano pochi giorni ai vent’anni.
Proprio Armando Vigna, di origini astigiane, fu una figura chiave nell’evoluzione del Banco Valdostano, esperto direttore di banca, prima a Torino e poi a Milano, era arrivato ad Aosta per dirigere la sede del San Paolo e Alidoro Berard lo aveva convinto a partecipare all’avventura, un’impresa che Armando Vigna volle condividere direttamente diventando socio al 50 per cento. Decisivo fu quindi il suo contributo all’affermazione della banca nella realtà di risparmiatori ed investitori valdostani, con sede nel palazzo di piazza Carlo Alberto costruito da Alidoro Berard nel 1930 dove fu firmato anche l’atto costitutivo della società Pila nel settembre del 1945, tra i cui fondatori figurava pure Armando Vigna.
L’improvvisa scomparsa del papà Armando comportò l’immediato inserimento del giovane Guido nell’organico della banca, dove sarebbe rimasto per esattamente 40 anni, sino al marzo del 1996. Un lungo periodo, di grandi trasformazioni, che Guido Vigna attraversò con eleganza e rispetto, portando sempre le proprie convinzioni ed i propri valori, in primo luogo l’onestà e la rettitudine, poi il rispetto assoluto del cliente, la riservatezza, l’importanza dei rapporti umani, l’attenzione per il particolare. Non era la banca impersonale dei numerini distribuiti e dei clienti come numeri, era la banca dei sorrisi, delle caramelle offerte ai bambini, dei libretti con i saldi compilati a mano, delle lingue francoprovenzale e piemontese, delle porte con i vetri smerigliati che si aprivano direttamente sul salone senza particolari congegni, dove Carluccio Pallais e Elso Montrosset gestivano le casse, alle loro spalle i contabili Guido Bordet e Guido Marguerettaz, poi tra gli altri Nello Charruaz, Alberto Sciardi, Lorenzo Bosonin, Dino Vinante e Giuseppe Corradino, quanti ricordi in quell’ambiente elegante.
A sovraintendere questo meccanismo ad orologeria, fatto di tanti componenti che dovevano lavorare all’unisono, era Guido Vigna, con la prima filiale aperta a Courmayeur, poi Aosta viale Conte Crotti e Saint-Christophe, nella zona della nuova espansione. Nel frattempo, mancati Alidoro nel 1964 e il suo erede Germanino nel 1968, l’assetto societario vide l’ingresso della famiglia Colla al 50 per cento, mentre i fratelli Vigna - Guido ed i più giovani Franco e Giorgio - mantennero la loro quota, con la presidenza affidata a Nicolino Colla e l’amministrazione appunto a Guido Vigna, fino al 1983 quando il Monte dei Paschi di Siena acquisì il 20 per cento del capitale, diventato il 40 l’anno successivo e il 64 per cento dal 1° gennaio del 1986, senza però modificare la dirigenza della banca. In quegli anni Guido Vigna gestì il passaggio al Monte dei Paschi, un’istituzione con dimensioni troppo diverse dal Banco Valdostano, riuscendo però sempre a salvaguardarne l’autonomia, fino al 1996 quando il 15 dicembre morì il Banco Valdostano Berard, non prima però di avere tentato di essere il capofila nell’operazione per la creazione di un polo creditizio regionale con le banche di credito cooperativo di Gressan e del Grand Paradis.
La vita di Guido Vigna per 40 anni legata alla banca ed ai suoi clienti aveva comunque un’organizzazione che gli consentiva di dedicare tempo alle proprie passioni e soprattutto agli affetti, a cominciare dalla moglie Bruna Cimberio di Saint-Christophe - conosciuta a Pila, sposata nel 1968 e mancata nel 2019 - e dal figlio Carlo, nato l’ultimo giorno del 1973, ingegnere gestionale ed attuale dirigente regionale, e in ultimo dalla nipotina Ludovica, nata nel 2013. Poi l’amore incredibile per la montagna, le amicizie con Gigi Panei ed Angelo Bozzetti, l’alpinismo sui 4.000 della Valle d’Aosta, lo sci in tutte le sue declinazioni, imparato sui pendi dietro all’Ospedale Mauriziano, la casa a Peroulaz, la vigna e la produzione del suo vino, l’aereomodellismo con i modelli in volo, la fotografia e la camera oscura nella casa di Bagnère a Saint-Christophe.
La famiglia e tutte le passioni che condivideva erano un altro modo per esprimere la sua sensibilità nei rapporti con le persone, nella disponibilità ad aiutare e in quella dote rara di stare sempre nel giusto, con la sua grande intelligenza, il suo radicamento con la comunità e il territorio che la rappresentava, la sua proverbiale precisione, gentiluomo di un’altra epoca, che passando tra una scrivania e l’altra guardando i fogli della contabilità ancora scritti a mano si raccomandava “attenzione niente orecchiette”, come il maestro di una volta con i suoi alunni. Un direttore in grado di valutare i clienti per quanto valevano e per chi erano, per la validità dei loro progetti, delle loro speranze, senza parole come rating o ranking, solo basandosi sulla realtà delle proprie sensazioni.
Guido Vigna, un Signore nel vero senso del termine, che all’amore per l’aridità dei numeri sapeva unire la capacità di conoscere le persone, è stato salutato per l’ultima volta nel pomeriggio di mercoledì scorso, 9 ottobre, nella chiesa di Saint-Christophe.