Greenpeace: “Dal 2008 al 2022 il ghiacciaio del Miage ha perso 23 metri di spessore e 100 miliardi di litri”

Greenpeace: “Dal 2008 al 2022 il ghiacciaio del Miage ha perso 23 metri di spessore e 100 miliardi di litri”
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«Le misure effettuate fino ad oggi dicono che negli ultimi 14 anni il ghiacciaio del Miage ha perso complessivamente oltre 23 metri di spessore a causa della crisi climatica. Purtroppo, temiamo che il monitoraggio di quest'ultima spedizione ci restituirà una fotografia ancora peggiore. Se la situazione non cambierà, qui come nel resto dei ghiacciai alpini, perderemo grandi masse di ghiaccio e preziose risorse idriche. Ciò significa che avremo a disposizione sempre meno acqua dolce durante le estati secche e calde dei prossimi anni». Lo dice Walter Alberto, operatore glaciologico per il ghiacciaio del Miage e membro del Comitato Glaciologico Italiano - Cgi, quando si è appena conclusa la seconda parte della spedizione di Greenpeace Italia e del Cgi. La seconda tappa si è svolta da giovedì 31 agosto a sabato scorso, 2 settembre, sul ghiacciaio del Miage, che si trova nel versante italiano del massiccio del Monte Bianco, al termine di un'estate segnata da ondate di calore eccezionali e temperature record, al punto che luglio è stato il mese più caldo mai registrato a livello globale.

Il Miage è il più grande “ghiacciaio nero” (ovvero ricoperto da detriti) delle Alpi, e uno dei 3 ghiacciai italiani con una superficie superiore a 10 chilometri quadrati. La spedizione aveva l'obiettivo di misurare la fusione annuale del ghiacciaio.

Dal 2008 al 2022 il ghiacciaio del Miage ha perso 100 miliardi di litri d'acqua. Per avere un'idea, si tratta di un quantitativo di poco inferiore all'acqua potabile erogata ogni anno all'intera città di Milano. Rispetto alla perdita di superficie, il ritiro dei ghiacciai sul massiccio del Monte Bianco è visibile a colpo d'occhio: basti pensare, ad esempio, che nei primi anni Duemila le fronti dei ghiacciai si trovavano circa 500 metri più a valle.

«I ghiacciai italiani che si fondono sempre più rapidamente sono l'ennesimo sintomo di un’emergenza climatica senza precedenti, accelerata dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili. - dichiara Elisa Murgese, Investigations Officer di Greenpeace Italia, presente alla spedizione - Dobbiamo smettere al più presto di estrarre e bruciare petrolio, gas e carbone e promuovere le fonti rinnovabili, se non vogliamo assistere a stravolgimenti senza precedenti. Per limitare la perdita delle nostre riserve d'acqua è urgente ridurre le emissioni di gas serra e proteggere gli ecosistemi chiave per il ciclo dell'acqua come i ghiacciai riducendo gli sprechi di risorse idriche».

«Il calo della disponibilità idrica dei serbatoi glaciali obbligherà il sistema agricolo a cambiare le abitudini, i tempi e le quantità di acqua usata nell'irrigazione, in particolare per i sistemi agricoli della Pianura Padana, come le risaie e le coltivazioni di mais. - aggiunge Luigi Perotti, segretario generale del Cgi - Inoltre, una seconda conseguenza della fusione dei ghiacciai è legata alla sicurezza: infatti, l'acqua di fusione dei ghiacciai può raccogliersi in laghi, che a loro volta possono tracimare in maniera improvvisa e pericolosa nella zona sottostante».

La prima tappa della spedizione di Greenpeace Italia e del Cgi si era svolta da lunedì 21 a giovedì 24 agosto al ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina.

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