“Grande fiume Po”: le foto di Stefano Torrione a Brusson

“Grande fiume Po”: le foto di Stefano Torrione a Brusson
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Al laghetto di Brusson una selezione di scatti tratti dal progetto nato per National Geographic Italia “Grande Fiume Po” di Stefano Torrione, curata da La clé sur la porte, è visitabile fino a domenica 7 gennaio. 16 immagini con cui Stefano Torrione racconta della sua esperienza lungo il fiume Po, dalla sorgente al delta, in un viaggio di scoperta in cui la gente del fiume che ha incontrato è stata fondamentale per imparare a conoscere quel mondo speciale. Inserita nel progetto “Acqua viva”, portato avanti dal Comune e cofinanziato da Fondazione Compagnia di San Paolo, l’esposizione è stata inaugurata domenica scorsa, 1° ottobre, con un evento organizzato con la collaborazione del Consorzio turistico Val d’Ayas-Monterosa, Bim, Film commission Vallée d’Aoste e la stessa La clé sur la porte.

Dopo lo spettacolo con passaggio sonoro che ha avuto quali protagonisti protagonisti Bobo Pernettaz, Franz Rossi e la musicista e cantante Katia Perret, Stefano Torrione ha proposto una riflessione sull’importanza dell’acqua per la vita umana, la sussistenza del nostro pianeta e il delicato equilibrio degli ecosistemi alpini.

«Se siamo nell’Antropocene, l'epoca geologica in cui l’ambiente terrestre viene fortemente condizionato dagli effetti dell’azione umana, sul fiume Po è spesso evidente la pesante mano dell’Uomo. - commenta Stefano Torrione - Il Po mi ha confermato che l’acqua è il bene fondamentale per la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta Terra. La questione idrica in tutte le sue implicazioni è la vera sfida capitale del nostro millennio». Stefano Torrione racconta: «Sono andato a Po, come dicono le genti del fiume, nel febbraio del 2022. Iniziavo a leggere sui media di problemi di siccità dovuta alla mancanza di precipitazioni piovose, alla fine furono più di cento giorni senza pioggia, e alla penuria di neve sulle Alpi, da cui il grande fiume nasce e da cui attingono risorse idriche anche gli affluenti. Era la prima volta che affrontavo un lungo viaggio da Pian del Re, in provincia di Cuneo, dove ci sono le sorgenti, fino al Delta dove il fiume confluisce nel mare Adriatico, dopo 652 chilometri di scorrimento. I giornali in quel periodo profetizzavano desertificazioni imminenti e catastrofi correlate. Emersioni di relitti bellici e archeologici testimoniavano invero l’abbassamento continuo del livello idrometrico, e sconfinate distese di sabbia e ciottoli andavano a formare nelle anse spiaggioni immensi come praterie. Affrontando un viaggio a me sconosciuto mi sono rivolto a esperti e a gente del fiume per imparare a conoscere quel mondo speciale».

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