Gran Paradiso, emergenza guardaparco
L’Ente Parco Gran Paradiso, che già lamentava una carenza d’organico tra i guardaparco, sia per i pensionamenti sia per la mancanza di concorsi, in seguito alle sospensioni del personale non vaccinato contro il Covid rischia di non riuscire più a sorvegliare tutta l’area protetta, con il rischio che aumenti il bracconaggio. «Come Parco più antico d’Italia, abbiamo mantenuto la tradizione di un corpo di sorveglianza autonomo. - spiega il direttore Bruno Bassano (foto) - Poiché le guardie sono equiparate ad un corpo di polizia, un’equiparazione funzionale e non gerarchica, la direzione ha dovuto procedere alla sospensione dei dipendenti che hanno scelto di non vaccinarsi». «A pieno organico, il corpo di sorveglianza prevede, tra valli piemontesi e valdostane, 60 elementi; attualmente siamo praticamente la metà. Nella sola Valle Orco le guardie sono passate da 14 a 6. In Valle d’Aosta ad oggi solo una guardia è sospesa, perché 2 hanno contratto il Covid».
Una circostanza che ha prodotto divisioni tra i guardaparco. Chi ha deciso di non vaccinarsi è stato etichettato come persona disposta perfino a rinunciare al lavoro. La situazione è aggravata dal fatto che alcuni di loro avevano incarichi di particolare responsabilità. Così il lavoro è aumentato per chi è rimasto.
«Anche in seguito al parere della Prefettura di Torino, abbiamo dovuto applicare la circolare che prevedeva l’obbligo vaccinale per gli agenti di pubblica sicurezza e di polizia, acuita successivamente dall’obbligo per gli over 50», continua Bruno Bassano. «La sospensione per chi non ha voluto vaccinarsi ha comportato una riduzione di ulteriori 7 guardie che, su un organico che era già ridotto per i pensionamenti, ci ha portato a 30. Alcuni hanno contratto il Covid, per cui in 2 sono già rientrati in quanto immunizzati. Un altro si è vaccinato in questi giorni, ma occorre il Green pass rafforzato per essere reintegrati in servizio».
Tutto ciò ha portato a notevoli difficoltà nella gestione del servizio ordinario. «Per fortuna i rischi di bracconaggio sono limitati in questo periodo, poiché gli animali sono più magri e meno interessanti per i bracconieri, e perché soprattutto gli stambecchi vivono più in alto per la mancanza di neve. La carenza di personale, dunque, in questi mesi incide meno. Però se dovesse prolungarsi alla primavera/estate non riusciremmo ad attivare i casotti, le strutture di sorveglianza per pernottare in quota. Stiamo ragionando sul da farsi nel caso in cui i diretti interessati non rientrassero in servizio. - conclude Bruno Bassano - L’unica speranza è che modifichino le norme o che le guardie si vaccinino».