Gli splendidi cento anni di nonna Rosina, più forte dei nazisti e del Covid
Più forte delle rappresaglie naziste e del Covid, Rosina Lovato ha tagliato il traguardo dei 100 anni ancora lucida e con il sorriso sulle labbra. Lunedì scorso, 27 dicembre, i suoi famigliari, nel pieno rispetto delle misure per il contenimento della pandemia, la hanno salutata nella residenza per anziani Bellevue, in regione Saraillon ad Aosta. Nata a Sarego, in provincia di Vicenza, sesta di 7 fratelli - unica ancora vivente -, Rosina Lovato ha trascorso la giovinezza lavorando duramente nei campi. Ed è a quegli anni, che coincidono con quelli della seconda Guerra mondiale, che risale un giorno per lei impossibile da dimenticare. Infatti tutta la sua famiglia venne messa al muro e minacciata di essere fucilata dai nazisti che cercavano il responsabile della morte di un soldato tedesco. Il provvidenziale intervento di un graduato evitò una strage di innocenti, ma per rappresaglia fu bruciata la casa in cui Rosina Lovato abitava con i suoi cari, che riuscirono a mettere in salvo solo qualche capo di bestiame. La svolta nella sua vita giunse nel 1947, anno in cui si sposò con il compaesano Angelo Creazzo. La coppia si trasferì a Sarre, dove a Arensod i suoceri Pasquale Creazzo e Caterina Preato gestivano il casello ferroviario, poi, dal 1950 al 1960 a Villa Motta ad Aosta e successivamente nel borgo di Sant’Orso, nei pressi della chiesa di San Lorenzo. Dal loro matrimonio sono nati nel 1948 Luigino - padre di Fabio, papà di Nicole - e nel 1952 Maria Luisa, madre di Giuseppe Parente. Mentre il marito lavorava alla Cogne, Rosina Lovato ha curato con amore la sua famiglia confezionando da autodidatta abiti e maglie nonché coltivando l’orto con passione. Donna parsimoniosa, evitava ogni forma di spreco e aiutava come poteva chi aveva bisogno. Inoltre ha partecipato attivamente alla vita della Chiesa di Sant’Orso curandone la pulizia, i paramenti sacri e l’allestimento floreale per cerimonie e feste religiose. Vedova dal 1996, fu ospitata dal 2013 nella Casa famiglia di Saint-Leger a Aymavilles, ma a causa del Covid, peraltro superato brillantemente e senza nessun tipo di complicazione, e di una caduta accidentale che l’ha obbligata ad un breve ricovero ospedaliero, dal 2020 nonna Rosina soggiorna nella Residenza Bellevue. E’ ancora in forze, autonoma per le esigenze quotidiane e molto vitale, tanto che risponde al telefono quando i famigliari la chiamano e il suo passatempo preferito è lavorare a maglia. E il giorno del suo compleanno, oltre al piacere di vedere i suoi congiunti nella “stanza degli abbracci”, ha avuto la soddisfazione di ricevere anche gli affettuosi auguri del vescovo Franco Lovignana e del sindaco Gianni Nuti.