Gli scavi del Saint-Benin svelano un singolare intreccio di rampe

Gli scavi del Saint-Benin svelano un singolare intreccio di rampe
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In vista dei lavori di recupero dello storico complesso del Saint-Benin in centro ad Aosta, che comporteranno anche l’abbattimento dell’adiacente edificio che ospita l’Istituto Tecnico Innocenzo Manzetti dove un tempo si trovavano pure le scuole medie De Tillier, la Regione ha deciso di effettuare 4 sondaggi archeologici per scoprire cosa potesse essere nascosto nei cortili dei 2 complessi. L’incarico è affidato alla piemontese F.T. Studio, già impegnata in vari cantieri regionali, come i recenti lavori al Sarriod de la Tour di Saint-Pierre. Dopo alcune settimane di scavo sono emerse 2 situazioni di particolare interesse, che determineranno una conseguente modifica al progetto di ristrutturazione, considerata la necessità di tutelare queste preziose testimonianze del passato aostano. Responsabile del cantiere per conto della Regione è l’archeologa Alessandra Armirotti: “Nella stretta area posteriore del Saint-Benin che confina con il retro del Convitto Federico Chabod è emersa una struttura molto particolare, un unicum in Valle d’Aosta, con 2 rampe in mattoni convergenti in un’altra rampa, troppo ampia per essere una canalizzazione dell’acqua, che entrava a sua volta in una camera purtroppo demolita negli anni Cinquanta durante la costruzione del Convitto. Stimiano che si tratti di un’opera realizzata tra il 1700 e il 1800. Questo insieme di rampe verrà conservato interamente nell’ambito della ristrutturazione del Saint-Benin, adattando la progettazione alle esigenze di preservare questa particolare struttura”.

Nel grande cortile del Saint-Benin, all’angolo meridionale, è stato rinvenuto un bellissimo pavimento in cocciopesto di epoca romana. “Abbiamo quindi deciso di ampliare l’area di scavo - spiega Alessandra Armirotti - in modo da individuare la maggiore superficie possibile del pavimento. E’ delimitato da una tramezza e vicino si trova la base di una colonna romana, sicuramente riutilizzata dopo essere stata recuperata nei dintorni.”

Invece non ha fornito elementi il sondaggio nel cortile del Manzetti, visto che con tutta probabilità gli archeologi hanno scavato in un’area che già in epoca romana era destinata a cortile, mentre proprio all’ingresso del Saint-Benin, appena dopo la portineria dove un tempo stazionavano i bidelli dell’Istituto Tecnico dei Geometri, lo scavo ha restituito 3 scheletri di difficile datazione, che hanno comunque confermato come la chiesa fosse un tempo più lunga e destinata anche alle sepolture.

Gli scavi archeologici al Saint-Benin, con da sinistra le particolari rampe in mattoni e a destra il pavimento romano e la base di una colonna

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