«Gli ambientalisti di città parlano senza avere esperienza diretta del territorio»
Non se ne può più, di ambientalisti chiacchieroni di città, che non hanno mai avuto esperienza diretta del territorio. Gente che decide a tavolino, cosa fare sul territorio, creando non pochi problemi a contadini, allevatori e a chiunque vive del territorio. Un esempio? Ai tempi dei nostri vecchi, i contadini tenevano pulite le sponde dei corsi d’acqua, ognuno per il confine di competenza, e veniva sancita una pena pecuniaria ai trasgressori. Ora, grazie a tali “ecologisti”, esistono leggi che vietano questi interventi, nemmeno gli alberi che crescono nell’alveo dei torrenti, possono essere tolti senza rischiare di essere sanzionati. Si rischia addirittura una denuncia penale, per furto al demanio, ma nessuno fiata sulle responsabilità, quando tutto quel meraviglioso verde provoca esondazioni, rovina e distruzione dei fondi privati, oppure danni ad abitazioni.
Se la Réunion funzionasse, e riprendesse ad occuparsi del territorio e dei suoi abitanti, piuttosto che di poltrone, ci sarebbe molto lavoro da fare sul territorio, mettendo a tacere certi “ecologisti” che non hanno mai piegato la schiena, mai preso una zappa in mano. Ci ricorderemo, al momento del voto per le prossime regionali, di tutte quelle sigle ipocrite, che alla parola Valle fanno seguire: Aperta, Virtuosa, ecc. ma rappresentano in realtà interessi di partito, dalla sinistra estrema rosso-verde, ai grillo-contini, e ai fuorusciti del PD. Gli stessi che, darebbero la colpa di ogni guaio, da loro provocato, ai cacciatori. Naturalmente, ogni riferimento è puramente voluto, ad un articolo apparso sulla Vallée, prodotto da Valle d’Aosta Aperta, con il suo documento del 5 settembre scorso. Un interesse su tutte le specie faunistiche, di cui vorrebbero assumersi la valutazione ambientale strategica… Oltre all’indisposizione, (ad essere gentili) provocata agli agricoltori e alla gente che vive il territorio, diventa tra i cacciatori una vera e propria arrabbiatura. Per Valle Aperta “i centri di controllo e di censimento, non dovrebbero essere gestiti dai cacciatori stessi, ma da volontari adeguatamente formati e indipendenti, (magari indicati da loro) che garantirebbero una maggiore imparzialità.” In queste poche righe, ci sono due motivi di offesa per i cacciatori, li si accusa di non essere all’altezza del compito, dimenticando che per ottenere il permesso di caccia, è necessaria la conoscenza delle specie, e se ne deve distinguere anche il sesso. Ma i cacciatori sanno contare, e non necessitano di lezioni di storia e filosofia dalla professoressa Daria Pulz, per poterlo fare. Ricordando poi, che sono coadiuvati da agenti forestali. Ma l’offesa più grande è che lor signore, paventano un possibile conflitto di interessi, e quindi una possibile malafede. In quanto al conflitto d’interesse, i cacciatori rendono noto che, nel Consiglio regionale, tra i politici non è certo assente.
In quanto alla mancanza di dati sul bracconaggio, non è una velata accusa al Corpo Forestale?
Le signore Pulz e Guichardaz, e naturalmente i loro gruppi d’interessi, danno la colpa ai cacciatori e quindi “pensano si debbano diminuire gli abbattimenti” di cervi e caprioli, che i cacciatori pagando le quote, non trovano più, perché decimati dai lupi. Gli stessi lupi difesi a spada tratta, da lor signore, perché in via d’estinzione, o d’espansione? Ricordiamo che i lupi in Valle non c’erano più, ma hanno trovato accoglienza, essendo di passaggio, da certa politica, ed è stata loro assicurata una ricca dispensa, grazie a bovini ed ovini, che i poveri allevatori non possono più difendere. Ma la colpa è dei cacciatori! Visto che gli orsi son tanto belli, perché non introdurre anche quelli, nella nostra piccola valle? La Comunità Europea, sta pensando ad un abbattimento selettivo dei lupi, perché con tutte le leggi protettive della specie, si sono moltiplicati (altro che estinzione) a discapito della fauna, e di greggi e mandrie, con proteste in ogni paese. Alle signore Pulz e Guichardaz consiglieremmo di andare a Bruxelles a manifestare, magari incatenandosi davanti all’ufficio della signora Ursula von der Leyen, altrimenti rischiano di perdere clienti da difendere.