«È giusto consentire di decidere il suo destino a chi ha una malattia incurabile e soffre in maniera insopportabile»

Eutanasia: è giusto consentire il suicidio assistito a chi è affetto da patologie incurabili che provocano sofferenze insopportabili?

Fabio Lannunziata: «Sono favorevole all’eutanasia nei casi in cui le persone affette da patologie gravissime chiedono di porre fine alle loro sofferenze. Ovviamente tutto l’iter per giungere al suicidio assistito deve essere seguito da una commissione di medici».

Erica Vevey: «Sono favorevole al suicidio assistito purché si rispettino alcuni criteri inderogabili, primo fra tutti, ovviamente, che sia accertata in maniera incontrovertibile la volontà del paziente che la richiede di ricorrere all’eutanasia. Esistono, purtroppo, casi di patologie irreversibili che provocano sofferenze indicibili».

Eleonora Cordi: «In un documento che ho firmato ho precisato che, se ne ricorressero le circostanze, non accetterei in nessun modo l’accanimento terapeutico. Sono favorevole all’eutanasia come ultimo e solo rimedio contro la sofferenza».

Guido Cortivo: «Perché accanirsi ad ogni costo con terapie inutili contro malattie terminali e continuare a fare soffrire persone che purtroppo non hanno scampo? Purtroppo in Italia esistono ancora diffidenza e pregiudizi che fanno percepire l’eutanasia come un suicido e perciò moralmente condannabile».

Franco Albonetti: «Sono favorevole all’eutanasia. Infatti finché siamo autosufficienti e riusciamo a svolgere in nostri compiti quotidiani tutto va bene. Se però subentra una malattia incurabile, che provoca dolori insopportabili, deve essere consentito il ricorso al suicidio assistito».

Arturo Paonna: «Ritengo di essere padrone della mia vita. Quindi, nel caso mi trovassi nella condizione di soffrire in maniera insopportabile per una patologia che non ha cure, spero di poter ricorre al suicidio assitito».