Giovanni Pilotto, il rivoluzionario della rebatta
Ancora oggi, sui campi di rebatta, quando qualcuno piazza un tiro parallelo al terreno - e la così rebatta conquista qualche metro in più grazie a dei rimbalzi più lunghi di quelli che si avrebbero con una battuta tradizionale - viene battezzato dal pubblico come “Pilotto”. Il motivo? Chi tirava in questo modo, dagli anni Settanta ai Novanta, era Giovanni Pilotto di Pollein, scomparso sabato scorso, 21 agosto, all’Hospice dell’Ospedale Beauregard di Aosta all’età di 84 anni.
Nonostante non giocasse più a rebatta da almeno un quarto di secolo Giovanni Pilotto aveva lasciato in dote al suo sport preferito un tiro con il suo nome. Non succede spesso, nei giochi tradizionali. Anzi, a dirla tutta non è mai successo.
In altre discipline, invece, è una consuetudine. Nella ginnastica artistica, per esempio, tutti i grandi della storia hanno inventato un movimento che viene loro riconosciuto a distanza di anni: Igor Cassina, telecronista della Rai alle ultime Olimpiadi, prima ancora di vincere l’oro alla sbarra ai Giochi di Atene 2004 è ricordato nel suo sport per essere stato il primo atleta a presentare un Kovacs teso con avvitamento a 360 gradi sull'asse longitudinale. O meglio un “Cassina”, come viene chiamato questo elemento dal 2002.
A Giovanni Pilotto di Pollein è successa più o meno la stessa cosa. La sua caratteristica era infatti colpire la rebatta in modo tale da farla volare parallela al terreno. La tradizionale traiettoria ad arco, per intenderci, non esisteva nel suo repertorio. Nell’immaginario collettivo si tratta di un tiro sbagliato, che conquista pochi punti, ma spesso Giovanni Pilotto raggiungeva punteggi ragguardevoli. La grande maggioranza dei giocatori di rebatta, dopo aver alzato la pallina, la colpisce dal basso in alto per permettergle di prendere quota e di atterrare il più lontano possibile dalla “plasse”. Giovanni Pilotto giocava in modo diverso: da allora un tiro rasoterra che rimbalza a più riprese è un “tiro alla Pilotto”.
Nato il 25 aprile del 1937 a Brogliano, in provincia di Vicenza, Giovanni Pilotto si trasferì a Porossan di Aosta con la famiglia nel 1938. Dopo una breve parentesi sulla collina del capoluogo suo padre Giovanni - che lavorava alla Cogne - decise di trasferirsi a Pollein. Lì Giovanni - “Giuanin”, come veniva chiamato dai familiari - crebbe insieme ai fratelli maggiori Angelo, Norma e Gastone. Si adattò ben presto alla realtà rurale di Pollein e in gioventù fu “cit” negli alpeggi condotti dagli allevatori locali in varie zone della Valle. Dopo una parentesi alla Cogne diventò meccanico e con i risparmi l’officina che si trovava vicino al distributore sulla strada regionale che attraversa Pollein. La stessa officina che oggi il nipote Flavio Davisod gestisce ancora, anche se nella nuova sede di Plan Félinaz.
Nel suo laboratorio passavano Vespe, macchine da corsa - una delle prime passioni di Giovanni Pilotto - e massette da rebatta. Uomo dallo spiccato spirito agonistico, quando vestiva la maglia del Pollein in Seconda e Terza categoria voleva sempre vincere: amava però anche il terzo tempo del suo sport e spesso e volentieri ospitava nella cantina i compagni di squadra e i giocatori della formazione avversaria.
Giovanni Pilotto era pure un cacciatore provetto, passione che coltivava sin da ragazzino: iscritto alla sezione di Pollein, con la qualifica di capocaccia della squadra cinghiali de “L’Envers”, conosceva le montagne sopra a Pollein come le sue tasche. I funerali si sono tenuti lunedì scorso, 23 agosto, nella chiesa di San Giorgio: lascia i nipoti Flavio Davisod e Marzia e Jeanne Pilotto.