Giovane e innamorato della moda, Nicolas Bétemps di Aosta ha partecipato con il suo abito «nuvola» alla quinta Biennale dei Licei Artistici di Roma

Giovane e innamorato della moda, Nicolas Bétemps di Aosta ha partecipato con il suo abito «nuvola» alla quinta Biennale dei Licei Artistici di Roma
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Una nuvola di tessuto, sorretta da sottili catene, come un vestito fatto d’aria, è l’interpretazione che Nicolas Bétemps, 19 anni di Aosta, ha dato del tema del «sogno», per la V Biennale dei Licei Artistici. L’inaugurazione della mostra si è svolta a Roma mercoledì 2 ottobre: da Aosta è partito il vestito, mentre l’autore non ha potuto partecipare.

«Ci hanno condiviso il bando di concorso dalla scuola lo scorso gennaio - spiega il giovane artista, che ha avuto come referente la professoressa Elisa Terrazzino - nonostante fosse un lavoro extra scolastico, a pochi mesi dalla maturità».

Ai 210 Licei Artistici italiani sono stati chieste fino ad un massimo di 3 proposte ciascuno, ma ne sono state scelte solo 207 da 167 scuole, coinvolgendo 186 studentesse e studenti italiani e 21 di scuole d’arte europee ed internazionali.

Per Aosta, solo il progetto di Nicolas Bétemps è stato ammesso. «Ho letto il bando e analizzato il testo per poi realizzare il bozzetto, nonostante avessi l’idea in testa e in genere passi subito alla fase di realizzazione. - racconta - Non sono né uno stilista né un sarto ma dal 2020 mi sono affacciato al mondo della sartoria da autodidatta, tanto più che nel mio liceo esiste solo l’indirizzo grafica, per poi affinare le varie tecniche e rifiniture grazie a conoscenze di famiglia».

L’abito nuvola

La prima versione, nel bozzetto, era nei toni del blu, un abito da sera in organza liquida a sirena, con strascico e scollatura a “v” sul davanti e sulla schiena, mentre l’orlo è sospeso da fili sottili che partono da un “collier”.

«Ho poi optato per un grigio, per riprendere il colore delle nuvole. - continua l’autore - Come ho scritto nella presentazione del vestito, rappresenta la visione utopica del sogno, anche le trasparenze richiamano l’astratto della visione onirica e questo è ripreso anche nel nome “Chimera”, che significa sogno vano, utopia. Infine, i fili metallici rappresentano il desiderio di tenere vicino a sé il proprio sogno».

Ancora sogni

Iscritto al primo anno di università a Milano, all’Istituto Carlo Secoli, Nicolas Bétemps ha intrapreso un triennio di studi dedicati alla moda. «Ho scoperto questa scuola tramite conoscenze - spiega - e ho scelto di intraprendere questo percorso per approfondire la parte di modellistica. Provengo da una famiglia dove c’è una vena artistica, inizialmente da bambino mi dilettavo nel disegno. A 10 anni ho imparato a fare l’uncinetto con la mia prozia Adele Degioz, che per un periodo è stata sarta, e per Natale mi sono fatto regalare la macchina da cucire e quindi facevo qualche orlo. Nel 2019 ho fatto un abito per mia mamma Stefania Meynardi assieme alla mia prozia, che l’ha cucito, ma dal 2020 ho iniziato a realizzare abiti del 700 e poi vittoriani. Dopodiché ho affinato la tecnica e dal 2021 ad oggi posso dire di aver realizzato dei bei capi le cui rifiniture sono fatte interamente a mano. Uso poco la macchina da cucire e solitamente non faccio bozzetti, perché ho l’idea in testa oppure guardo qualche rivista e da lì prendo ispirazione ma non disegno quasi mai il bozzetti».

Nel futuro

«Non ho mai proposto sfilate perché sono molto autocritico - confida Nicolas Betemps - e quindi voglio ancora migliorare prima di poter fare la mia prima sfilata. Per ora mi diverto a far indossare i miei vestiti alle amiche e ci divertiamo anche a scattare foto artistiche. Realizzo abiti dalle linee semplici ma eleganti, soprattutto abiti da sera, ma anche tailleur o cappotti, e questo perché vorrei ritornare alla moda di un tempo, dove la classe non era costituita da loghi eccentrici ma da capi duraturi realizzati con tessuti altrettanto resistenti. Mi piacerebbe far rivivere la professione del sarto di un tempo, però ad oggi non so ancora se mi piacerebbe di più lavorare per qualche maison oppure aprire un mio piccolo atelier».

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