Gianni Stelitano, il collezionista che con il suo Museo Amarcord ha raccontato il fascino del tempo
Jukebox, flipper, slot machines, auto e moto d’epoca, elettrodomestici degli anni Cinquanta. E poi vecchie radio, fotografie, maglie e scarpe da calcio e un’infinità di altri oggetti. Li ha messi insieme Giovanni Stelitano nel suo Museo Amarcord di Châtillon, in via Hugonin, che aveva aperto nel 2013 e alla cui realizzazione aveva dedicato una passione infinita, trasformandolo nello scrigno delle sue collezioni, che non aveva mai smesso di arricchire e che, soprattutto, gli piaceva condividere con tutti, in racconti che facevano rivivere il passato. A poco più di dieci anni dall’apertura del museo, Gianni - così lo chiamavano tutti - si è spento alle prime ore del mattino di mercoledì scorso, 19 luglio, all’età di 70 anni, nella sua casa di Pontey, dove viveva da una trentina di anni e dove è stato assistito fino all’ultimo con amore dalla sua famiglia, nell’ultimo periodo della malattia che lo aveva colpito.
Nato il 9 agosto del 1952, per molti anni è stato autista dello scuolabus e poi agente della Polizia locale a Châtillon. La sua passione per il collezionismo era iniziata fin da quando era ragazzino. «Ho sempre apprezzato gli oggetti che nascondono una storia e ricordo ancora quando a 12 anni sono entrato in possesso di un registratore a bobine della Geloso del 1959, che ancora custodisco con cura» raccontava in un’intervista a La Vallée Notizie nel febbraio del 2021, nella quale svelava anche come era entrato in possesso del primo jukebox: «Con il mio lavoro ero solito percorrere le vie di Châtillon e mi ero accorto che su un balcone c’era un jukebox messo in un angolo. Dopo tanto pensarci alla fine ho deciso di chiedere alla proprietaria se aveva intenzione di venderlo e così è stato. Si tratta di un vero gioiello, un jukebox AMI J200 Giubileo del 1958 perfettamente funzionante ed è l’unico oggetto della mia collezione che non si venderà mai. Qualche anno fa avevo solo questo jukebox ora ne ho 7 e sono articoli che acquisto e vendo regolarmente tranne ovviamente il primo della mia collezione».
Gianni Stelitano adorava mostrare i suoi oggetti, raccontare le loro storie. Soprattutto, i suoi occhi si riempivano di orgogliosa emozione quando al Museo Amarcord entravano in visita classi di studenti, a cui descriveva le meraviglie di un passato che loro non avevano mai conosciuto. Nei cinquanta metri quadri del museo si trovava veramente di tutto, anche una Fiat Cinquecento che - spiegava - aveva comprato nel 1972 e che poi aveva minuziosamente restaurato, come faceva sempre con auto e moto d’epoca, così come con jukebox ed elettrodomestici, a volte con l’aiuto di qualche amico. Il cuore di Giovanni Stelitano batteva anche per il calcio e in particolare per il Châtillon, in cui ha militato dal 1966 al 1981 (dieci anni nella prima squadra): possedeva cinquecento fotografie con le formazioni riconosciute oltre a duecentocinquanta cartellini di giocatori ma anche il manifesto originale del 1967 dell'inaugurazione del campo Ernesto Brunod e un documento del 1923 in cui un gruppo di giovani richiedeva la costituzione dell'Unione Sportiva Châtillon. Tifoso della Juventus e della Ferrari, non mancava mai di mettere fuori casa la bandiera con il cavallino rampante a ogni vittoria di un Gran Premio. Finché ha potuto ha viaggiato, in particolare negli Stati Uniti, una terra che esercitava su di lui un grande fascino.
I suoi funerali sono stati celebrati nella mattinata di ieri, venerdì 21 luglio, nella chiesa parrocchiale di Châtillon. Lascia la moglie Anna Albanese - con cui si era sposato nel 1994 -, il figlio Fabio, la mamma Gina Palamara, la sorella Mimma e il fratello Pino.