“Friedl e i bambini di Terezín”, l’arte contro l’orrore dei lager nazisti

“Friedl e i bambini di Terezín”, l’arte contro l’orrore dei lager nazisti
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L'arte come rimedio contro gli orrori dei campi di sterminio è la scelta di Friedl Dicker-Brandeis, considerata una dei pionieri dell’arteterapia. La sua storia prende vita nel bello stile che caratterizza la narrazione di Federico Gregotti, nome d'arte dell'aostano Federico Zoja, che ha presentato il volume “Friedl e i bambini di Terezín” (Einaudi Ragazzi, 144 pagine - 10 euro) ieri, venerdì 1° ottobre, nel cortile della libreria Brivio in piazza Chanoux ad Aosta. «L'idea del libro è nata durante un viaggio a Praga - riferisce l'autore - visitando un museo ebraico e ascoltando la storia dei bambini di Terezin. Mi sembrava bello dare spazio, voce, attenzione a una grande donna, una grande artista poco conosciuta rispetto alle azioni eroiche che ha compiuto. L'intento è, alla fine, sempre quello di coniugare l'interesse per la storia, l'arte e le figure femminili». Per Einaudi Ragazzi, Federico Gregotti ha già pubblicato "La bambina che collezionava tartarughe", dedicato alla zia Daniela Gregotti da cui prende il "nom de plume" e alla figlia Chiara, sempre più presente nelle suo opere, che le sono dedicate. Precedentemente Gregotti aveva raccontato della pittrice Artemisia Gentileschi e di altre donne dell'arte, nel suo primo giallo "Le Giuditte", del 2019.

Ora gli interlocutori sono i lettori a partire dai 9 anni, sulle orme di Andrea, un ragazzo che è in gita a Praga con la famiglia e che, visitando il Museo ebraico, scopre la storia di Friedl Dicker-Brandeis. L'artista ebrea durante la Seconda guerra mondiale riuscì, grazie all’arte, a rendere meno penosa la vita di centinaia di bambini deportati nei campi di sterminio e a fare in modo che la loro memoria sia ancora oggi conservata. Nel 1942 fu deportata a Terezín, il "ghetto modello" voluto dalla propaganda nazista. Lì organizzò laboratori creativi per bambini, catalogò ogni lavoro, annotando il nome e l’età degli autori, quindi nascose le opere in 2 valigie, salvando quasi 5.000 disegni e dipinti, la maggior parte dei quali è conservata al Museo Ebraico di Praga.

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