Francesco Pellissier: una vita profondamente valdostana, generosa e legata al territorio
La sua è una vita che racchiude tanti aspetti, i più belli, della Valle d’Aosta. Francesco Pellissier è nato il 13 agosto del 1938, nella stessa casa dove vive ancora oggi, ottantatré anni dopo, a La Cloutra, villaggio di Villeneuve, vicino a Chavonne.
I suoi genitori erano Luigi Pellissier e Consolina Dellio e la loro esistenza era la campagna. Le vigne, i prati intorno al laghetto di Chavonne, le mucche. «Portavamo il latte alla vecchia latteria in paese, nel centro di Villeneuve» ricorda Francesco Pellissier, che nel borgo frequentava le scuole elementari, al terzo piano del Municipio, con i suoi amici preferiti, i compagni di tante avventure giovanili, Dorino Segor e Pierino Pellissier suo cugino.
La scuola si ferma alla quinta elementare, dopo c’è da aiutare la famiglia, anche perché i tempi non sono dei migliori, sono tempi di guerra. «Ai quali è legato uno dei miei ricordi più profondi, più lontani, e più nitidi. Ero in casa con i miei genitori, avrò avuto cinque o sei anni, a un certo punto mia madre mi mise una coperta addosso e mi portò via, giù in cantina. Da lì sentimmo solamente tre boati, tre colpi fortissimi. Mia nonna Constance Ravet faceva il giro della stanza con il rosario in mano: ho la sua immagine ancora davanti agli occhi. Erano tre colpi di mortaio, arrivati a pochi metri dalla nostra casa. Nei giorni successivi non ci stancavamo mai di andare a vedere i buchi che avevano lasciato nei campi».
Una volta diventato maggiorenne, ai lavori di campagna con la famiglia Francesco Pellissier aggiunge l’attività di muratore, inizialmente con l’impresa di Bruno Demoz di Saint-Pierre. «Nel 1957 abbiamo costruito le fognature di Villeneuve, poi diverse case ad Aosta, in particolare vicino all’Ospedale Mauriziano. E ci siamo occupati pure della ristrutturazione dell’albergo Giomein a Breuil Cervinia. Andavamo su già la domenica sera per essere operativi il lunedì mattina presto e poi restavamo lì tutta la settimana».
Arrivano quindi i diciotto mesi di servizio militare, il Car - il periodo di addestramento - a Bra, poi la naja vera e propria ad Aosta. «Una volta congedato, presentai domanda di assunzione agli Impianti Elettrici della Cogne, dove fui assunto. Rimasi dieci anni alla centrale di Chavonne, quindi altri venti a quella di Champagne II, sempre a Villeneuve ma sotto Introd. Anche qui facevo il muratore, mi occupavo della manutenzione» ricorda Francesco Pellissier, che va in pensione nel 1991.
Durante tutti questi anni l’agricoltura resta comunque il «fil rouge» della sua vita. Il tempo libero che gli rimane dal lavoro lo dedica alla vigna, viti che coltiva tutto intorno a casa sua, a La Cloutra. Nei periodi migliori la produzione arriva a duemila bottiglie all’anno, Petit Rouge soprattutto. Vino con il quale vince anche dei premi nei concorsi che radunano i viticoltori del Grand Paradis.
E’ inoltre presidente della Cooperativa Chatel Argent dal 1979 al 1994, periodo durante il quale il caseificio di Trepont arriva a duecento soci, per poi subentrare nel 2001 all’indimenticabile Roger Carlin come presidente del Consorzio di miglioramento fondiario Champlong di Villeneuve, che guida per vent’anni - fino a giovedì 3 giugno, praticamente un mese fa - e che copre un’area molto vasta, compresa tra i torrenti Savara e Grand’Eyvia, contando circa seicento consorzisti.
«Nel tempo abbiamo provveduto a parecchi lavori, - ricorda Francesco Pellissier - tra i quali il più importante è sicuramente quello successo alla frana che portò via il ruscello, lungo la poderale che da Champlong conduce a Chevrère di Introd: per due siamo rimasti senza acqua. Poi abbiamo trovato una soluzione, anche grazie alla collaborazione con la Cva: conoscevo il dirigente Marziano Vevey e lui ci ha aiutato».
Durante questi vent’anni nel settore dei consorzi, un aspetto fondamentale per la gestione del territorio in Valle d’Aosta, sono cambiate tante cose: «I consorzi di miglioramento fondiario sono sempre utili, è chiaro che ogni tanto qualche procedura non è più la stessa, però si cerca di andare avanti. Ogni giorno è sempre più complicato lavorare anche perché la Regione non può certo mettere a disposizione le stesse risorse che avevano nel 2001». In quell’anno appunto Francesco Pellissier prese il posto di Roger Carlin, che fu anche storico sindaco di Villeneuve. «Aveva lasciato una consegna al geometra e segretario, Pino Dupont, attuale sindaco di Valsavarenche: “Dovrà essere Francesco Pellissier a prendere il mio posto”. Ero il vice presidente e in quel momento la guida del consorzio a me sembrava giusto un incarico temporaneo. Ero convinto che alla prima assemblea generale sarebbe stato votato un nuovo presidente. Invece sono rimasto lì per vent’anni».
Francesco Pellissier non si tira mai indietro quando si tratta di «dare una mano». «Certo, ai giovani cerco di spiegare il valore, l’importanza del volontariato, dei gesti tramite i quali è possibile aiutare la comunità» ribadisce. «Anche quando mi sono messo a disposizione della Pro Loco, l’ho fatto sia a Villeneuve che a Rhêmes-Notre-Dame. Dove c’era bisogno, io cercavo di esserci».
Ancora oggi è vigile del fuoco volontario onorario a Villeneuve. In passato è stato pure consigliere comunale, per tre legislature, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, sindaco era Clemente Dupont. «Prendevo tante preferenze, allora Clemente mi voleva in Giunta come Assessore, però non avevo abbastanza tempo per tutto e quindi puntualmente rinunciavo».
In gioventù Francesco Pellissier non disdegna le passeggiate in montagna e le sue destinazioni preferite sono soprattutto nella Valsavarenche, il Nivolet e Orvieille. Qui, con l’amico Giovanni Rosaire, ha costruito l’edicola votiva dove tutti gli anni, in estate, in occasione della festa patronale, viene ricordato don Dino Moris, storico parroco di Villeneuve morto lassù durante un’escursione nell’estate del 1986.
Senza dimenticare la sua passione per Rhêmes-Notre-Dame, «Dove ho trovato l’amore» rammenta Francesco Pellissier, con gli occhi lucidi. Lei è Ida Bérard, la sua famiglia è proprietaria dell’Albergo Galisia di Rhêmes-Notre-Dame, finito di costruire dalla ditta di Bruno Belli di Saint-Pierre nel 1962. Ida e Francesco si conoscono proprio in occasione di quei lavori, visto che lui lavora per Bruno Belli. L’amicizia diventa amore e si sposano il 19 settembre del 1964: a celebrare l’unione è don Aristide Blanchet, il ristorante che ospita il ricevimento è, manco a dirlo, quello dell’Albergo Galisia.
Dal loro matrimonio nascono ben cinque figli: i gemelli Flavio e Diego l’11 agosto del 1965, Romano il 15 febbraio del 1968, Massimo il 15 giugno del 1969 «E poi finalmente la femmina, Marzia, il 3 gennaio del 1975» conclude ridendo Francesco Pellissier, con a fianco la moglie Ida. E i cinque figli «regalano» ai nonni ben otto nipoti: Solange e Jean-Pierre figli di Massimo; Giada, Gioele, Giona e Giordi figli di Romano; Daniel e Ruben figli di Marzia e di Mirko Voyat. Una bella famiglia numerosa, come quelle di una volta, come l’avevano desiderata, che anima tutti i giorni La Cloutra, il villaggio che a Villeneuve - e non solo - associano al sorriso di Francesco Pellissier.