Frana di Cerellaz, l’appello del Consorzio l’Adret di Avise: “Non si dimentichino di noi”

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E’ passato più di un mese e mezzo da quando una frana causata dalla perdita d’acqua nelle tubazioni di una centralina idroelettrica privata aveva riversato sui prati di Cerellaz qualcosa come mille e quattrocento metri cubi di materiale. Mercoledì 25 novembre, poco dopo mezzogiorno, a valle della strada regionale che da Avise sale a Saint-Nicolas i pascoli sono stati invasi dalla colata detritica di fango e sassi causata dalla rottura di un tubo dell’impianto idroelettrico di proprietà di Andrea Gadin, che pesca l’acqua nel torrente Vertosan, all’altezza del ponte di Vedun.

“Per fortuna alcune ditte sono intervenute fin da subito - dichiara Marino Denarier, presidente del Consorzio di Miglioramento Fondiario l’Adret di Avise i cui terreni sono stati colpiti da questa “anomala” alluvione - per iniziare a porre rimedio al danno. Chiaramente l’arrivo della neve a inizio dicembre ha impedito di continuare i lavori di ripristino dei terreni, noi contiamo però che in primavera si possa tornare alla normalità”.

La priorità è stata data alla palificazione del terreno sovrastante il punto di rottura della tubazione, operazione indispensabile per evitare che al momento dello scavo di verificassero altri crolli. Dopo l’intervento sul tubo, però, resteranno da ripristinare i terreni sottostanti, non troppo distanti dall’area attrezzata Lo Crou. “In questo caso dopo la frana di fine novembre non è stato fatto ancora niente. - continua Marino Denarier - Chiaramente la stagione invernale non aiuta, io spero comunque che vista la nostra buona esposizione al sole a fine febbraio si possa ripartire con la bonifica”.

Oltre ai prati gli operai chiamati a pulire il versante dovranno occuparsi di tre attraversamenti del ruscello completamente coperti dai detriti e della pulizia di una vasca di raccolta delle acque che è stata ricoperta dal fango l’autunno scorso. “Abbiamo consegnato alle ditte incaricate l’elenco dei lavori da fare, l’obiettivo è di tornare alla normalità tra fine aprile e inizio maggio, quando solitamente si iniziano a bagnare i terreni in questa zona. Soprattutto vorremmo che le autorità non si dimentichino di noi”, conclude Marino Denarier.

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