Fondazione Montagna Sicura, vent’anni nel segno dell’ambiente
Lunedì scorso, 29 agosto, in un bellissimo pomeriggio di sole in tanti non hanno voluto mancare la festa per il ventennale della Fondazione Montagna Sicura, raggiungendo la suggestiva sede che domina La Palud di Courmayeur, la storica Villa Cameron. Ufficialmente avviata il 15 settembre 2002, nell’Anno Internazionale della Montagna, la Fondazione è ora una realtà operativa e consolidata, il cui percorso intrapreso in sinergia con l’Amministrazione regionale, continua ad arricchirsi nell’ottica dello sviluppo di una cultura della sicurezza a 360 gradi. E’ passata dai 5 dipendenti iniziali agli attuali 20, tutti altamente qualificati.
La celebrazione per il ventesimo anno di attività è stata aperta dal presidente Guido Giardini, che ha sintetizzato i vari ambiti in cui spazia l’istituzione, dal monitoraggio dell’ambiente d’alta quota, con particolare attenzione ai rischi emergenti in un contesto di riscaldamento globale, alle attività relative a neve e valanghe - comprendenti l’emissione dello specifico Bollettino regionale e il supporto alle varie Commissioni comunali -, allo sviluppo delle progettualità con attenzione al consolidamento della sicurezza in montagna e allo sviluppo sostenibile nell’ambito di organizzazioni internazionali, come l’Espace Mont-Blanc, alla formazione accreditata e fino alle azioni di sensibilizzazione dei frequentatore della montagna, sotto il cappello generale della comunicazione del rischio in montagna. Davanti al prato, dove un tempo si trovava l’ardita piscina di Una Cameron, si è tenuto uno spettacolo teatrale lei dedicato, proposto da Amina Magi, Nicole Vignola e dal fisarmonicista Mathieu Grange, che ne ha ripercorso la vita e ha delineato le caratteristiche questa donna scozzese, di ricca famiglia, valente alpinista e costruttrice della villa negli anni Trenta, lontana dal centro di Courmayeur che comunque raggiungeva giornalmente, frequentando i ritrovi delle guide alpine e fumando la pipa, tra lo stupore generale. Donandola alla Regione, Una Cameron chiese che fosse destinata alla valorizzazione della montagna e pose tre condizioni: che non fosse mai ceduta al clero, che non fosse venduta ai tedeschi che odiava dopo i due conflitti mondiali e che, nell’eventualità, fosse ceduta solamente a valdostani con il cognome francofono.
Intervenendo alla celebrazione, il presidente della Regione Erik Lavevaz ha dichiarato che la Fondazione Montagna Sicura è stata fondamentale soprattutto in un periodo come quello recente in cui il territorio cambia velocemente e ha ricordato l’importante candidatura del Monte Bianco a Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. «La Fondazione è la dimostrazione tangibile che, quando le cose sono fatte seriamente, possono crescere in maniera esponenziale ed ottenere risultati che diventano eccellenze a livello italiano e internazionale.» Secondo il presidente di Unione guide della Valle d’Aosta Ezio Marlier «La Fondazione è un punto di riferimento in ambito comunicativo, creando importanti sinergie tra enti pubblici e privati che gravitano intorno al Monte Bianco. La Valle d’Aosta possiede un terzo dei ghiacciai italiani e, se ha autorevolezza sul tema, è proprio grazie ai monitoraggi della Fondazione e all’esperienza delle nostre guide alpine che li percorrono da 200 anni. Dopo la disgrazia della Marmolada si è scatenata una vera guerra contro la montagna. Contrapporci a questa ignoranza è essenziale.»
«In montagna non si può prevenire tutto - ha commentato il segretario generale della Fondazione Jean-Pierre Fosson - Ma studiare e analizzare i fenomeni è già un bel passo avanti.»
Infine, il sindaco di Courmayeur Roberto Rota ha riconosciuto che i dati scientifici evidenziati dalla Fondazione lo hanno aiutato a prendere le giuste decisioni in seguito alla frana dello scorso 5 agosto: «Noi sindaci gestiamo le parti antropizzate della montagna, ma chiudere tutti i sentieri sarebbe una scelta miope ed impraticabile, che penalizzerebbe gli esercizi commercialii. In questo, il ruolo della scienza e degli studi di Fondazione Montagna Sicura sono essenziali.»