Foire d’été: tanta gente ma pochi affari e scoppia il “caso” dei coltelli
Si parla, durante la Foire d’été, si chiacchiera di artigiani e di esposizioni, di regole e di essenze legnose. L’edizione numero 55 si è svolta sabato scorso, 3 agosto, nel centro di Aosta, sotto il sole cocente. Tanti visitatori, tra cui gruppi di persone che parlavano francese, spagnolo, inglese e cercavano di dialogare con gli artigiani per saperne di più. L’impressione generale, però, è che nonostante la gente non sia mancata le persone disposte a spendere siano state poche: insomma, pubblico numeroso ma affari limitati, più che altro gli acquisti hanno riguardato souvenir da pochi euro. Ciò nonostante, gli artigiani sono soddisfatti di una manifestazione che ormai è entrata a far parte delle tradizioni valdostane, nonostante le dimensioni ridotte rispetto alla “sorella maggiore” invernale.
Tra le novità di quest’anno, per la prima volta la Questura ha chiesto che gli artigiani hobbisti rispettassero l’articolo 37 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza: serve infatti la licenza per «La vendita ambulante degli strumenti da punta e da taglio atti ad offendere». Così dei funzionari della Questura, passando fra i banchi degli artigiani, alle prime ore della Foire d’Eté, hanno sollevato il problema: i coltelli, siano essi Opinel o meno, sono a portata del pubblico e in caso di incidenti, l’artigiano rischia di essere chiamato a rispondere in concorso con il responsabile. La soluzione i è stata quella di portare agli artigiani delle teche in plexiglas, all’interno delle quali collocare i coltelli. «Mi hanno lasciato fuori solo il coltello più grande, perché è legato alla struttura in legno. - commenta Roberto Zavattaro di Fénis - Ho portato i coltelli con manico in corno perché, avendo presentato tre pezzi impegnativi alla Mostra concorso (ndr, dove ha ottenuto due secondi premi) non avevo tempo per preparare altri oggetti per la Foire». Dopo l’aggiunta del plexiglass le vendite sono crollate, ma si va in Fiera anche per incontrare amici e potenziali clienti.
Osservazioni sul rispetto della tradizione ne ha ricevuti anche Alain Borbey di Charvensod, in fiera da 5 anni. «Uso il colore a mia discrezione, non tanto. - spiega Alain Borbey - Però mi è stato detto che nei cuori si dovrebbe vedere la venatura del legno almeno sul retro». La sua specialità sono le casette e i rascard in miniatura. «Ho studiato falegnameria all’IPR e ora lavoro alla Cogne, ma dedico ancora il mio tempo libero al legno. - continua Alain Borbey - Ho imparato da Roberto Garattini, mi mancava l’attrezzatura e quindi ho trovato un soggetto che non richieda falegnameria».
Mario Alberto Dotta di Aymavilles, in mezzo a ciotole e tatà, ha portato le sue letture del momento, da Foscolo a Limes, e un particolare stilo in legno, soprattutto frassino e abete, per scrivere intingendo la punta nell’inchiostro. «Ho trovato anche del legno di betulla con una specie di muffa - racconta l’artigiano - dava un effetto particolare e ne ho fatto dei sottobicchieri».
Arriva da Châtillon Roberto Vaj Piova, in fiera dal 2020, che ha dato un tocco tecnologico ai suoi galletti. «Inquadrando un QRcode - spiega - si va su una pagina Internet in cui leggere la storia del galletto in legno». Dopo essersi formato con Piergiorgio Navillod ed aver seguito corsi di scultura con Gianfranco Anzola, Roberto Vaj Piova ha deciso di mettere le ruote ai galletti e di personalizzarle con i semi delle carte, l’Arco d’Augusto o il profilo del Cervino.
Attira l’attenzione, con i suoi attrezzi per la filatura, Simonetta Bruscia di Aosta. «Sono in Fiera da tanti anni con i miei lavori di maglia e ricamo - racconta Simonetta Bruscia - poi ho cominciato a seguire corsi per tessere e filare, ho ricevuto i primi insegnamenti da anziane signore della valle del Grand Combin. Ho seguito corsi a Lodi, con Carla Camocardi, e a Torino. Lavoro la lana Rosset, la Merino che mi arriva dalla Toscana, mentre dalla Nuova Zelanda arrivano la lana corriedale e anche il filatoio che uso».
Resta un artista prestato all’artigianato, ma non manca mai di portare le sue opere sui banchi della Fiera, anche quando, come in questo periodo, ha una mostra a Saint-Rhémy-en-Bosses e deve prepararsi per la Fiera del libro di Passy. Michele Turco, di Gressan, partecipa dal 2004. «In Valle d’Aosta è impossibile essere indifferenti alla Fiera. - commenta Michele Turco - Quest’estate ho portato alcune icone della Foire, come tatà, santi, landzette e costumi di Cogne, ma anche galletti reintepretati con un po’ di contemporaneità». Caratteristici sono i colori e i rivestimenti delle sue sculture con carta di giornale «Per mettere in evidenza il parallelo gli aspetti della comunicazione tra arte e informazione» conclude Michele Turco.