Foibe, nel Giorno del Ricordo arriva il via libera per l'intitolazione di un luogo a Salvatore Radizza
Un «luogo idoneo» per ricordare «la figura e l'importanza storica» di Salvatore Radizza, commerciante infoibato il 2 ottobre 1943 a Curzola, in Dalmazia, verrà definito dal Governo regionale, che è stato impegnato dal Consiglio Valle, con una mozione approvata all'unanimità, nel pomeriggio di mercoledì scorso, 10 febbraio, «Giorno del Ricordo», «Ad assumere le iniziative necessarie» per far divenire il commerciante «Simbolo sia del massacro etnico delle foibe sia dell'esodo di Istria, Fiume e Dalmazia», i cui figli e nipoti sono legati alla Valle d'Aosta: la nipote Elena è docente in un Istituzione scolastica nel capoluogo regionale, mentre l'altro nipote, il Generale di Brigata Salvatore Paolo, è stato comandante, dal 2017 al 2020, del Centro Addestramento Alpino di Aosta, seguendo la carriera militare del padre, il Tenente Colonnello Antonio, già comandante del Battaglione Aosta.
Salvatore Radizza era già stato ricordato 14 anni fa, quando la Presidenza della Repubblica aveva conferito alla nipote Elena un riconoscimento alla memoria, consegnatole dall'allora vice presidente della Regione Albert Cerise.
La mozione è stata presentata in Consiglio Valle, che in apertura della seduta aveva celebrato la ricorrenza, dal gruppo della Lega Vallée d'Aoste. Poco prima, insieme alla segretaria Marialice Boldi ed alla militante Debora Ziggiotto, nel parco Martiri delle Foibe di corso XXVI Febbraio proprio una delegazione della Lega aveva deposto una corona commemorativa sul monumento dedicato ai martiri delle foibe e degli esuli di Istria e Dalmazia, in una cerimonia volontariamente senza pubblico, a cause delle normative anti-assembramenti, come ha evidenziato Andrea Manfrin, consigliere regionale e presidente del «Comitato 10 Febbraio», primo firmatario della mozione: «Con questa iniziativa abbiamo la possibilità di celebrare il "Giorno del Ricordo" di restituire dignità a una tragedia tutta italiana - ha evidenziato Andrea Manfrin in aula - Salvatore Radizza rappresenta l'emblema sia del terribile odio sfociato nel massacro delle foibe, che distrusse la vita di 10mila persone, sia della dolorosa vicenda dell'esodo giuliano-dalmata, che sradicò dalla loro terra d'origine 350mila cittadini. Intitolando un luogo a Salvatore Radizza consegniamo una memoria di questi luttuosi fatti per fare in modo che non si ripetano mai più».
Se per Andrea Padovani, consigliere regionale del Progetto Civico Progressista la proposta della Lega rappresenta una «Strumentalizzazione politica del tema» perché, secondo lui, «La verità storica è ben distante dal discorso pubblico, di chi distorce la verità per capovolgere la storia e i valori fondanti della nostra Repubblica, l'antifascismo e Resistenza, presentando i fascisti come vittime innocenti», il vice presidente del Consiglio Valle, l'unionista Aurelio Marguerettaz, ha ribadito che «Non esiste una violenza positiva e una violenza negativa: la violenza è violenza e come tale va condannata. Se le ricorrenze servono per far litigare allora non servono a nulla, le Istituzioni devono mandare dei messaggi che devono servire alle giovani generazioni facendo capire che sostenere la propria identità non significa prevaricare gli altri. Il buon senso ci deve aiutare, condanniamo ciò che dobbiamo condannare, il dibattito politico lasciamolo stare ed evitiamo di speculare sulle tragedie, sulle sofferenze e sui morti».
«Dobbiamo ricordare di non cadere più nella violenza. La follia non ha colore né appartenenza, è da condannare; celebrando questi momenti possiamo far permeare nella cultura delle giovani generazioni ciò che non può essere e che non potrà mai più essere» ha aggiunto Marco Carrel (Pour l'Autonomie). Secondo Corrado Jordan (VdA Unie) «Per non ricadere nell'orrore che ogni tipo di discriminazione etnica può provocare, dobbiamo costruire una memoria sempre più condivisa, capace di superare ogni muro, basata sui valori della libertà, della civiltà e della democrazia». Albert Chatrian (Alliance Valdôtaine-Stella alpina) ha concluso: «La storia sia di insegnamento, si arrivi presto alla costruzione di Europa unita, federale, in cui l'appartenenza etnica o la lingua parlata non siano motivo di divisione e morte, bensì di vita e crescita. Soffermiamoci sull'aspetto dello sradicamento e evochiamo in maniera corretta la storia: è fondamentale perché certe brutture non capitino mai più».
«Pagine drammatiche di storia che oggi risuonano come un monito sulle degenerazioni e le atrocità che gli estremismi ideologici, i nazionalismi e i totalitarismi possono produrre verso l’umanità»: con queste parole il presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin aveva aperto la seduta dell’Assemblea regionale.