Finanziamenti regionali al Casinò: assoluzione definitiva per l’ex assessore Mauro Baccega

Finanziamenti regionali al Casinò: assoluzione definitiva per l’ex assessore Mauro Baccega
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Si è aperto a Torino martedì scorso, 9 maggio, il processo di secondo grado per l’ipotesi di reato di truffa relativamente ai 140 milioni di finanziamenti regionali erogati al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015. La discussione del processo con rito abbreviato davanti alla prima Sezione penale della Corte d'Appello è fissata per martedì 11 luglio prossimo. Durante la prima udienza il sostituto procuratore generale di Torino Giancarlo Avenati Bassi ha rinunciato all'Appello per intervenuta prescrizione nei confronti di Mauro Baccega - difeso dall'avvocato Gianni Maria Saracco -, consigliere regionale di Forza Italia, imputato per truffa ai danni dello Stato: la deliberazione di Giunta regionale contestata all'ex assessore alle Finanze risale al 2013. Pertanto per Mauro Baccega diventerà definitiva l'assoluzione di primo grado.

Gli altri imputati per truffa ai danni dello Stato sono l'attuale consigliere regionale di Pour l'autonomie ed ex presidente della Regione Augusto Rollandin, difeso dall'avvocato Giorgio Piazzese, l'ex assessore alle Finanze Ego Perron, il cui avvocato è Corinne Margueret, l'ex amministratore unico della Casa da gioco Lorenzo Sommo, assistito dai legali Federica Gilliavod e Saverio Rodi, gli ex sindaci Fabrizio Brunello, difeso da Claudio Maione, e Jean Paul Zanini il cui legale è Andrea Giunti.

L'accusa di falso in bilancio riguarda Lorenzo Sommo, Fabirzio Brunello, ean Paul Zanini e l'ex sindaca Laura Filetti, difesa dall’avvocato Andrea Giunti. Tutti erano stati assolti in primo grado dal gup di Aosta Paolo De Paola.

Con loro è sotto accusa anche Luca Frigerio, assistito dagli avvocati Maria Chiara Marchetti e Cesare Cicorella, ex amministratore unico, che per falso in bilancio e truffa ai danni dello Stato era invece stato condannato in abbreviato condizionato dal Tribunale collegiale di Aosta, presieduto dal giudice Eugenio Gramola, a 4 anni di reclusione e a un risarcimento alla Regione da 120 milioni di euro, oltre alla confisca di beni per la stessa somma.

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