Festeggia 60 anni il Convitto regionale Federico Chabod Una storia che si intreccia con le vite di tante famiglie

Festeggia 60 anni il Convitto regionale Federico Chabod Una storia che si intreccia con le vite di tante famiglie
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Il Convitto regionale Federico Chabod festeggia i 60 anni, anniversario della ricostruzione dell’edificio e del nuovo nome di una struttura che ha le sue origini alla fine del 1500. «La data che ricordiamo, i 60 anni che festeggeremo sabato 15 aprile - spiega la dirigente scolastica e rettrice Anna Paoletti - riguarda il convitto come lo conosciamo ora. Il Comune di Aosta nel 1960 ha donato in uso al convitto Principe di Napoli il terreno su cui è stato poi ricostruito il convitto attuale. E’ stato un momento importante perché l'allora rettore Tacito Giovannini, insieme alla collaborazione di tutte le maestranze del momento, ha saputo realizzare un'opera che ancora oggi è importante. Nello stesso tempo ci ha regalato una struttura più ampia, che ha permesso di aumentare il numero di ragazzi».

Il convegno dal titolo «Il Convitto: dalla rete nazionale alla rete con il territorio», sabato 15 aprile, si apre alle 9 nella rinnovata aula magna del Convitto, in via Crétier 2 ad Aosta. Sarà presente una rappresentanza del direttivo dell'ANIES (Associazioni Nazionale Istituti Educativi Statali). Nel pomeriggio a partire dalle 15 il Convitto aprirà le porte agli attuali allievi e studenti e alle loro famiglie ma anche ai convittori/trici, ai semiconvittori/trici, alle famiglie, ex-convittori/trici e al personale del Convitto, che potranno ritrovarsi e partecipare a laboratori e giochi organizzati per l'occasione. Alle 17.30 si terrà l'assemblea fondativa dell'associazione «Amici del Convitto», dedicata a tutti coloro che vogliono mantenere un legame vivo con il Convitto. Interverrà il Rettore emerito Carlo Champvillair, promotore dell'iniziativa.

La storia

Il primo Collège d’études aveva sede nel Saint Bénin ed è stato fondato nel 1595 quando, con una Sovrana Patente, re Carlo Emanuele I di Savoia destina l’antico priorato all’istruzione dei giovani. All’inizio il Collège è retto dai Canonici del Gran San Bernardo, poi nel 1644 passa ai Canonici di Lorena e nel 1748 ai frati Barnabiti. Dopo la parentesi «laica» durante la Rivoluzione francese e il periodo napoleonico, il Convitto torna ad essere diretto da diversi ordini religiosi e nel 1861 viene affidato con Regio Decreto alla Giunta Municipale di Aosta e nel 1888 riceve il nuovo nome di Convitto Nazionale Principe di Napoli.

La concessione del Comune di Aosta, con il vincolo di creare sul terreno una struttura educativa, porta nel 1963 ad un Convitto del tutto rinnovato che viene intitolato a Federico Chabod, insigne storico valdostano nonchè primo Presidente del Consiglio della Valle nell'immediato dopoguerra. Nel 1978 il Convitto passa da nazionale a regionale, grazie alle norme di attuazione dello Statuto di autonomia, e nel 1987 apre le porte anche alle ragazze, prima accogliendo le alunne delle elementari come semi convittrici e poi gradualmente aprendosi anche alle ragazze più grandi, fino ad arrivare, nell’anno scolastico 2004- 2005, ad ospitare anche le ragazze convittrici.

«I Savoia avevano cominciato a pensare a quanto fosse importante la formazione dei giovani - spiega la Rettrice - e allora ecco che all'interno di una riorganizzazione strutturale dell'Istruzione anche Aosta ha avuto la realizzazione di questo Convitto, come luogo in cui far studiare i figli dei valdostani che venivano dalle diverse vallate e quindi avevano la possibilità, anche attraverso le scuole interne del Convitto, di studiare frequentando le scuole elementari, le scuole medie e poi anche le scuole superiori».

Organizzatori, visionari, a volte tanto amati da diventare quasi leggenda per i convittori e semi convittori, alcuni di passaggio perché poi destinati ad altri convitti nazionali, i rettori che si susseguono ad Aosta dalla metà del Novecento sono Enrico Grosso (1940-1951), Tacito Giovannini che arrivava da Venezia (1951-1965), Antonio Trovato (1965-1967), Domenico Carrazzone (1967-1970), Manfredi Del Donno (1970-1977), Giuseppe Soldiviero (1978-1980), Marcello Secco (1980-1989), Carlo Champvillair (1989-2010), Nello Notari (2010-2018), Bice Foderà (2010-2018) e dal 2019 Anna Paoletti. Tra i nomi che hanno dato lustro al Convitto vi è anche quello del maestro Albert Deffeyes, cui è dedicata nell’atrio una targa piena di gratitudine.

Le caratteristiche

Convenzionata con il Convitto, l’istituzione scolastica San Francesco conta una buona parte di semi convittori fra i propri alunni della primaria e secondaria di primo grado, mentre i ragazzi delle superiori a volte si fermano anche per la notte, trascorrendo quindi ad Aosta tutta la settimana (dalla domenica sera al venerdì o al sabato a pranzo) e risparmiandosi un viaggio quotidiano dalle vallate. «Cerchiamo di chiudere le iscrizioni in anticipo rispetto a quelle delle scuole - continua la professoressa Anna Paoletti - in modo da dare in fretta una risposta alle famiglie, che in caso fosse negativa possono organizzarsi diversamente. Per il prossimo anno scolastico sfioreremo i 500 iscritti». Nel passaparola tra gli studenti, sono leggendarie le felpe rosse del Convitto, assieme all’annuario e, soprattutto, alla cucina della mensa interna e alle sfide sportive nelle Convittiadi nazionali. «Cerchiamo di conservare le nostre caratteristiche. - prosegue la rettrice Paoletti - Per quanto riguarda la cucina abbiamo aumentato notevolmente i numeri, soprattutto per il pranzo abbiamo dovuto comunque cercare di rispondere a difficoltà e necessità organizzative. Cerchiamo prodotti km zero e su questo vengono impostati anche i bandi. Per quanto riguarda invece la parte di studio e organizzazione delle attività, cerchiamo di curare il metodo che i ragazzi pian piano devono acquisire a livello scolastico e quindi in questo la collaborazione con gli insegnanti è fondamentale. Poi ci sono tutte le attività complementari che impegnano i ragazzi in vari momenti. Negli anni Novanta è nata l’Anies, la rete dei convitti nazionali, all'interno della quale vengono proposte iniziative sia di formazione per gli educatori che ludiche per i ragazzi e il momento più importante è proprio quello delle Convittiadi, che vede riunirsi i ragazzi di tutti i convitti d'Italia in una settimana di attività sportive in cui si incontrano circa 2000 ragazzi».

Il futuro

Approvato il progetto attraverso una gara gestita dall’Ordine degli architetti, nel futuro prossimo del Convitto c’è il coinvolgimento nella ristrutturazione del Saint Bénin. «La scelta regionale, che richiama il lascito del Comune di 60 anni fa, è stata proprio quella di valorizzare questa realtà - conclude la rettrice Anna Paoletti - e di offrire uno spazio in più per accogliere nuovi convittori e semiconvittori. Convitto e Saint Bénin saranno collegati e avranno una finalità comune. Sicuramente è un ritornare alle origini, perché in origine il Convito Principe di Napoli aveva la sua sede nell'attuale Saint Bénin, quindi la parte storica ritorna nello stesso tempo a essere collegata con la realtà nuova e futura, del nostro essere presenza all'interno della nostra comunità».

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