Federica Cortese, l’ingegnere con la montagna nel DNA e il volontariato tra le priorità

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Federica Cortese è amante del fare e delle certezze. La sua vita, fin da piccola, segna dei punti fermi che ancora oggi sono il suo "faro", la bussola che indica la direzione. Certezze come la famiglia, i genitori, la sorella, i nipoti. E poi la montagna, Courmayeur, la Valdigne, la val Ferret. Tutto, anche a livello professionale assume una "cementificazione" termine premonitore che si rifà al suo primo lavoro post laurea in ingegneria. Un consolidamento che vede come punti fermi la Valle d'Aosta e proprio le sue montagne. Così come l'impegno nel mondo del volontariato, nello specifico legato alla malattia di Parkinson, assume uno spiccato senso dell'altruismo, complice anche e soprattutto un caso negli affetti più vicini che fa comprendere maggiormente (se mai ve ne fosse bisogno) la sofferenza.

Nata ad Aosta il 15 maggio del 1973, figlia di Renzo del 1942, perito edile, e di Renata Vaio, classe 1946, impiegata, per Federica Cortese “come origini mi paragono ad un piccolo frappé nel senso che papà è originario di Gressan, quindi nonna valdostana Eugenia Truc e nonno Raimondo veneto, mentre la mamma è per metà piemontese e per metà toscana, di Livorno per la precisione, con i nonni Iride Dal Monte e Prospero”. Ha una sorella minore Valentina del 1981, architetto e sposata con Stefano Pozzolini, ex azzurro di boarder cross ed ora allenatore della nazionale italiana insieme al fratello Luca, che hanno due figli, Manuel e Marta di rispettivamente dieci e sei anni. “Io sono la zia zitella, un ruolo che mi viene decisamente bene perché mi posso tranquillamente permettere di viziarli anche se a volte, riconoscendomi nella famosa signorina Rottermeier di Heidi li sgrido! Logicamente per ragioni strettamente famigliari praticano già lo sci, in particolare la discesa e lo snowboard. L’importante è che per il momento si divertano ed imparino ad amare e ad apprezzare la montagna e poi si vedrà cosa vorranno fare."

I primi passi della formazione scolastica, Federica li percorre nella sua Courmayeur, prima la scuola materna e poi le elementari, per due anni, dal 1979 al 1981, in una pluriclasse a Entrèves, quindi a Courmayeur paese, dalla terza e per tutte le medie, continuando con il Liceo Linguistico dal 1987 al 1992. “Successivamente ho concretizzato la pazza idea di iscrivermi ad ingegneria al Politecnico di Torino. Devo confessare - ricorda Federica Cortese - che all'inizio del corso di laurea ho capito subito che avrei faticato e non poco. Logicamente le mie conoscenze pregresse di matematica erano minime rispetto a quelle richieste dal Politecnico, vista la preparazione decisamente più umanistica. E' stata dura soprattutto adattarmi ad una città come Torino, provenendo da una realtà molto diversa, amante del silenzio ed abituata alla vita di paese. Sono comunque riuscita a portare a termine il ciclo di studi anche grazie al supporto dei miei genitori che, nei momenti inevitabili di difficoltà, mi hanno sempre sostenuta e spronata e che ancora oggi ringrazio. Inoltre nel primo anno a Torino ho abbinato la frequenza al Politecnico con il corso per diventare maestra di sci di fondo, avendo superato la selezione durate l'ultimo anno delle superiori."

Nel 2004 con la laurea in ingegneria civile e successivamente l’abilitazione alla professione, Federica Cortese fa il suo ingresso nel mondo del lavoro e la formazione appresa negli anni precedenti viene messa in pratica fin dalla sua prima esperienza. "Ho trovato subito un impiego allo Studio Inart di Courmayeur che si occupa di progettazione alpina sia architettonica che strutturale. Successivamente, nel 2006 mi venne proposta una consulenza al BIM, il Consorzio del Bacino Imbrifero Montano della Valle d'Aosta, superando nel 2010 un concorso per essere assunta e al BIM sono rimasta fino al 2018. Nel frattempo, dal 2011 ho iniziato una collaborazione all’ufficio tecnico del Comune di Quart, allora guidato dal sindaco Jean Barocco, partecipando direttamente ad esperienze importanti come l’avvio del Servizio Idrico Integrato per il BIM e la nascita delle associazioni tra Comuni, in particolare quella di Quart, Brissogne e Saint-Christophe.”

Dal 2018 Federica Cortese si avvicina a casa, passando all’Unité des Communes Valdigne Mont-Blanc e tre anni dopo al Comune di Courmayeur, all’ufficio tecnico urbanistico. “Sono state tutte esperienze interessanti e che mi sono servite, innanzitutto per aiutarmi a crescere, a capire come funziona il mondo, cercando di essere attrezzati per sopravvivere nelle difficoltà. Non rimpiango assolutamente nulla di quello che ho fatto e sono anche stata fortunata perché ho potuto affiancare agli impegni di lavoro la mia più grande passione, l'insegnamento dello sci di fondo, con la prima lezione che risale ormai a trent’anni fa."

A questi impegni si aggiunge una nuova esperienza. "Siamo nel 2007 ed ho accettato - rammenta Federica Cortese - la proposta di candidarmi per le elezioni comunali di Courmayeur da parte di Fabrizia Derriard. Quando siamo stati eletti per la prima volta, oltre all'ansia mi era venuto anche un gran magone! Avevamo vinto, forse un po’ a sorpresa, però il difficile stava per arrivare: amministrare un paese complicato ed importante come Courmayeur, a me spaventava. I temi erano tanti, tra cui l'aspetto legato alla frana del Mont de La Saxe e la gestione in generale di un territorio bellissimo ma delicato che, in qualità di assessore incaricato all’Ambiente e al Territorio, mi vedeva direttamente coinvolta. Sono stati, nei miei due mandati consecutivi, anni complessi e difficili ed anche produttivi. In Giunta comunale così come con i colleghi consiglieri di maggioranza si lavorava bene e ritengo che Fabrizia Derriard sia stata un ottimo sindaco, una persona lungimirante che aveva come obiettivo quello di volere cambiare l'immagine di Courmayeur, anche attraverso la creazione del CSC, il Centro Servizi Courmayeur, che ha permesso di disporre di una struttura per gestire il patrimonio del Comune, come il palazzetto dello sport, il cinema, il centro congressi, i parcheggi coperti, oltre agli eventi e alla promozione. In quegli anni abbiamo pure riallacciato i rapporti con Chamonix, organizzando riunioni congiunte per meglio sviluppare e migliorare la collaborazione sul Monte Bianco."

L'impegno professionale e politico non impedisce a Federica Cortese di coltivare le sue passioni, passioni vere che nascono dal cuore ma anche dagli occhi, complice lo splendido scenario di Courmayeur. "Lo sci di fondo è la mia grande passione! Mio papà era un discesista di quelli accaniti in quel di Pila: avrebbe desiderato diventare maestro di sci. Cosa che non poté realizzare per via del lavoro che assorbiva gran parte del suo tempo e così iniziai assieme a lui con lo sci alpino. Poi conobbi Fabio Mareliati, il “Maestro della val Ferret”, e cominciai così, quasi per gioco, quello che sarebbe diventato in futuro un innamoramento autentico, sia per me che per mia sorella Valentina. Questo perché il fondo è più solitario e si avvicina al mio carattere, meno esuberante però più riflessivo e così, a otto anni, disputai la prima gara dove arrivai terz'ultima se ricordo bene! Da lì sono andata avanti grazie anche all’entusiasmo che Fabio Mareliati ha saputo trasmettermi. A diciotto anni decidemmo di preparare la selezione per diventare maestra ed andò bene, tanto che sono ancora ad insegnare e lo faccio con la stessa entusiasmo di quando ho dato le prime lezioni. Inevitabilmente è cambiato il modo di insegnare: il rapporto allievo-maestro si è evoluto con i tempi. Oggi essere maestro di sci significa sicuramente insegnare la tecnica, tuttavia è diventato preminente il fatto di dialogare con i clienti e di trasmettere loro delle emozioni, attraverso il racconto del paesaggio circostante. E poi chiacciherando fai una pausa dopo le salite! Sono gli aspetti belli di uno sport che ti coinvolge autenticamente con il contesto della natura. Tanti mi dicono che lo sci nordico è troppo faticoso. In realtà dipende: è un po' come camminare o correre dove ognuno decide il suo passo, la sua andatura. Sono dell'idea che il fondo sia uno sport inclusivo, perché lo può praticare un bambino di cinque anni così come le persone diversamente giovani, basta solo avere voglia di fare movimento e di guardarsi attorno, alzando lo sguardo. Mi ritengo fortunata perché insegno in uno dei posti più belli del mondo, la val Ferret è uno spettacolo della natura allo stato puro.” Tra i ricordi più belli e divertenti di Federica Cortese figura quello di aver insegnato a sciare al noto presentatore televisivo Carlo Conti, in vacanza a Courmayeur. “All'inizio continuava a ripetere che lui era un "uomo di scoglio" vista la sua provenienza toscana e invece devo dire che se la cavò benissimo."

La montagna dunque è nel DNA di Federica Cortese, montagna che trova anche concretizzazione negli anni dell'impegno alla Fondazione Montagna Sicura di cui è stata presidente dal 2009 al 2015. "Dieci anni in tutto: uno da consigliere, sei da presidente e tre da vicepresidente. Sono arrivata subito dopo Renzino Cosson, praticamente un’istituzione! Ho però trovato nel direttore Jean Pierre Fosson una persona straordinaria che mi ha permesso di imparare tante cose, a cominciare dal funzionamento dei progetti europei. Ho dovuto spiegare, facendo capire a chi era scettico cosa rappresenta la Fondazione Montagna Sicura, il cui ruolo è importantissimo perché ci apre verso l'esterno, verso il mondo francofono di Francia e Svizzera e verso altre realtà scientifiche che si occupano di studiare gli ambienti montani ed i cambiamenti climatici. Uno strumento efficace perché, attraverso le capacità di chi ci lavora, permette di concretizzare i progetti che possono portare tanti benefici alla Valle d'Aosta e lo dico anche in termini economici, senza tralasciare il rilevante aspetto della formazione, pure per gli operatori del settore, come le guide alpine ed i maestri di sci."

Le giornate sempre piene di impegni di Federica Cortese sono cementificate (usando ancora la metafora del suo primo impiego da ingegnere) da una bella pagina di volontariato. E’ una situazione vicina a lei che la porta ad avvicinarsi all'Associazione Parkinson Valle d'Aosta. "A mio papà Renzo è stato diagnosticato il Parkinson quando aveva cinquant’anni. Siamo una famiglia molto unita ed abbiamo affrontato tutto questo insieme, aiutandoci l'uno con l'altra, avendo nella mamma Renata una locomotiva, un motore inesauribile. Terminato il mio impegno in Comune a Courmayeur fu proprio mia madre a coinvolgermi per realizzare qualcosa di supporto a coloro che vivono situazioni come la nostra. All’epoca era attivo Elio Bertolin di Arnad con la sua associazione e lo abbiamo contattato per unire le forze e lavorare assieme: da qui è iniziato il mio percorso di volontariato attivo. Non siamo in tanti, una quarantina tra simpatizzanti e iscritti, ma le idee non mancano come pure i risultati”.

Le vicende della vita di Federica Cortese hanno dato il giusto equilibrio affinché la famiglia, le attività professionali, la passione per la montagna, lo sci di fondo e l'impegno nel volontariato convivano e si appoggino tra loro. “Viaggiare, a chi non piace viaggiare? Il problema è quello del tempo. Amo leggere soprattutto i gialli ed i polizieschi e ascoltare la musica, oltre che suonare, tanto che ho fatto parte della banda di Courmayeur con il flauto traverso e l’ottavino per ventisette anni, da quando ne avevo undici." Un bell’equilibrio per questa donna così radicata tra le sue montagne e al contempo così proiettata verso il mondo esterno, che guarda al passato e al presente cercando di programmare il suo futuro: "Stare ferma non fa per me, anche se mi rendo conto che a volte dovrei imparare anche a dire di no. Certamente il mio domani comunque è qui, in Valle d'Aosta tra le mia amate montagne, la mia Courmayeur, la mia val Ferret, il mio adorato Monte Bianco."

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