Fascismo o antifascismo, autonomia o annessione, omicidio o suicidio Storici a confronto su Emile Chanoux
«Perchè ne parliamo solo oggi? Delle due tesi sulla morte di Emile Chanoux - omicidio o suicidio - si discute fin dalla settimana successiva alla sua scomparsa. Bisogna arrivare al 2018 per fare una riflessione su questo argomento? Perchè non la si è fatta prima? Perchè la si è “buttata” in politica e si è snaturata la figura di Chanoux? La storiografia valdostana qualche responsabilità ce l’ha e dovrebbe ricominciare da capo. Omicidio o suicidio è relativamente importante: dobbiamo piuttosto guardare a ciò che Chanoux ci ha lasciato. E la stessa cosa si dovrebbe fare per Federico Chabod». Parole di Gianni Torrione - scrittore, giornalista, ex sindaco di Aosta ed ex consigliere regionale - consegnate al numeroso pubblico che nel pomeriggio di sabato scorso, 20 gennaio (nella sala convegni della Bcc Valdostana ad Aosta) ha preso parte alla conferenza «Conosciamo davvero Chanoux?».
L’incontro ha visto la partecipazione in qualità di relatori di Elio Riccarand - autore del libro «Chanoux, mito e realtà e altri cinque saggi» -, di Alessandro Celi presidente della Fondation Emile Chanoux e di Paolo Momigliano Levi curatore della pubblicazione degli «Écrits» di Emile Chanoux.
Il convegno è stato organizzato dalla Musumeci Editore insieme ai settimanali La Vallée Notizie e Corriere della Valle, che nelle scorse settimane hanno ospitato un vivace confronto seguito alla pubblicazione del libro di Elio Riccarand distribuito in abbinamento con La Vallée Notizie a 13,90 euro oltre al prezzo del settimanale.
La prima questione posta dai moderatori - Cristiano Florio giornalista de La Vallée Notizie e Fabrizio Favre direttore del Corriere della Valle - ha riguardato il rapporto tra Emile Chanoux e il fascismo.
«Che Chanoux fosse iscritto al partito fascista era noto da tempo. - ha rilevato Paolo Momigliano - Quello che io credo che si debba fare è cercare di capire perchè fosse iscritto. Siamo nel 1928, ha appena finito l’Università e sta cercando lavoro. Chi era iscritto al partito aveva la precedenza nelle operazioni di collocamento. E successivamente Chanoux oltre a fare il notaio ha ricoperto il ruolo di vicepretore onorario. In realtà dai 17 ai 38 anni Emile Chanoux è stato un antifascista coerente, basta leggere i suoi articoli. Nel 1929, dopo la firma del concordato, in un suo scritto segnala l’inconciliabilità tra cattolicesimo e fascismo. Nel 1938 invece si esprime contro la politica razziale del regime».
«Su Chanoux quello che non ci manca sono le informazioni rispetto alla sua posizione ideologica. - ha dichiarato Alessandro Celi - Iscritto al fascismo nel 1928, nel 1929 a un funerale tiene un discorso in francese e viene segnalato. Nel 1935 quando entra nell’Académie Saint-Anselme lo fa con un discorso in cui si parla di autoregolamentazione di una comunità senza bisogno dell’intervento dello stato. Insomma, Emile Chanoux dice poco, ma quel poco non è certo in sintonia con il regime fascista».
«E’ una falsità l’attribuzione a Emile Chanoux di attività antifascista della prima ora e poi nel corso degli anni Trenta. - ha sostenuto Elio Riccarand - Un buon cittadino, rispettoso dell’ordine costituito, inserito organicamente nel sistema di potere dell’epoca: questo era Chanoux. Che fa carriera militare, fino a diventare ufficiale degli Alpini. Una scelta conforme a comportamenti e regole del periodo. Piuttosto sappiamo chi erano i veri antifascisti degli anni Trenta: abbiamo una serie di elenchi e qui il suo nome non compare mai».
Altra questione: come si pone Chanoux rispetto al dibattito su autonomia, indipendentismo, annessione alla Francia.
«Chanoux arriva a fare della Svizzera il modello da applicare all’Italia e all’Europa, - afferma Alessandro Celi - il modello è quello della confederazione. Su questo percorso - annuncia il presidente della Fondation - stiamo elaborando una ricerca».
«Indubbiamente Chanoux sperava che la Svizzera si trasformasse nell’Etat des Alpes, - aggiunge Paolo Momigliano - uno Stato che conglobasse le popolazioni transalpine. Ma la stessa Svizzera, quando ha ricevuto la richiesta, ha, come dire, declinato... Il nucleo fondante per il valdostano è rimasto quindi quello legato a regionalismo e federalismo: lo sviluppo di carattere politico riguardava il come, il quando e con chi realizzare quel modello».
«Di sicuro non poteva essere favorevole all’annessione alla Francia, - ha puntualizzato Elio Riccarand - cioè a uno Stato più centralizzato dell’Italia. L’assetto che immagina per la Valle d’Aosta dopo la liberazione è l’Etat Région, descrivendone nei minimi particolari l’organizzazione. In seguito invece pensa piuttosto all’autonomia all’interno del quadro italiano».
Dibattito acceso su un’altra questione: la morte di Chanoux.
«Un‘altra falsità è l’omicidio di Chanoux, torturato e ucciso in carcere. - ha sostenuto Elio Riccarand - Questo perchè le forze antifasciste avevano interesse a presentare la bandiera di un martire. Ma è una tesi che non ha nessun fondamento come emerge dalle perizie mediche, dalle sentenze dei tribunali e dalle testimonianze di Lino Binel che era incarcerato nella cella affianco e della guardia Stanislao Berardi. E poi chi poteva avere interesse, nel regime, a farne un eroe?».
«E allora come avrebbe fatto a issarsi per impiccarsi e a strappare una striscia di coperta, dopo un pestaggio durissimo e con un braccio “offeso”? - afferma invece Paolo Momigliano - Secondo me è molto più corretto dire: non abbiamo certezze assolute».
Infine: serve ancora fare ricerca oggi su Emile Chanoux?
«Chanoux è stato molto celebrato, poco studiato. - ha dichiarato Elio Riccarand - E le più importanti novità negli ultimi trent’anni le dobbiamo a studiosi non valdostani. Di sicuro noi oggi abbiamo documenti e testimonianze che ci consentono di raccontare quello che non si poteva fare trenta o quarant’anni fa».
«Di Emile Chanoux non si è parlato a lungo tempo, è sempre stato un argomento da maneggiare con cura. - ha sottolineato Alessandro Celi - Eppure attraverso questo personaggio da un lato entriamo nelle dinamiche che ci spiegano tutta la storia valdostana, almeno fino agli anni Settanta. Chanoux è importante non soltanto per noi: se continuiamo a leggerlo solo dalla prospettiva “Chanoux e la Valle d’Aosta”, non ne comprendiamo tutta l’importanza. Nella storia delle idee è colui che ha portato in Italia il federalismo in salsa svizzera. Una delle piste che stiamo studiando è: come evolve l’idea della confederazione, del federalismo svizzero, tra gli anni dieci e quaranta.
La Valle d’Aosta, oggi, ha estremamente bisogno di comprendere quali sono le indicazioni che le opere di Chanoux hanno lasciato. Questo è necessario per poter fare una riflessione di natura politica: di quello che Chanoux ha scritto, che cosa è rimasto? - ha concluso Alessandro Celi - Di che cosa ci siamo riempiti la bocca e che cosa, invece, abbiamo taciuto?».