Etto Margueret, Carlo Chatrian e Dante Berthod: i nuovi Chevaliers raccontano il percorso che li ha portati all’onorificenza regionale

Etto Margueret, Carlo Chatrian e Dante Berthod: i nuovi Chevaliers raccontano il percorso che li ha portati all’onorificenza regionale
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«Mi ha telefonato il presidente della Regione Erik Lavevaz»

Dante Berthod, classe 1949, è nato a Pré-Saint-Didier e vive a La Thuile dove gestisce un negozio di articoli sportivi. Maestro di sci dal 1971, è stato eletto consigliere nazionale della Federazione Italiana Sport Invernali-Fisi per la prima volta nel 2006. Ha ricoperto numerosi incarichi in seno all’Asiva della quale è stato vice presidente dal 2000 al 2006. E’ omologatore di piste nazionali e internazionali nelle discipline veloci. Ha ricevuto il Distintivo d’oro Fisi nel 1994 e la Stella al merito del Coni di bronzo nel 1994 e d’argento nel 2007. Dante Berthod è il fratello di Franco nazionale di sci alpino al quale è dedicata la pista numero 3 di La Thuile che recentemente ha ospitato le gare di Coppa del Mondo femminile.

«Sono certamente contento e molto onorato e soddisfatto di questa onorificenza che non mi aspettavo minimamente di ricevere. racconta - Chi mi ha proposto ha valutato quanto io modestamente ho fatto nella vita e quanto io abbia dato allo sci. Mi sono sempre impegnato nel mondo degli sport invernali. Sono consigliere Fisi dal 2006, e attualmente sono presidente di tutti gli istruttori d’Italia, nella commissione federale di sci. Sono stato contattato direttamente dal presidente della Regione Erik Lavevaz che mi ha avvertito che c’era una bella notizia per me e sono stato molto contento e onorato di ricevere questa onorificenza. Mi sono sempre impegnato nel portare grandi eventi di sport invernale in Valle d’Aosta e speriamo di portarne ancora. Per me essere Chevalier de l’Autonomie è un grande onore, una soddisfazione. Qualcosa che mi riempie di gioia e di onore».

«Ogni trasferta è una vera

avventura, purtroppo»

E’ stato il primo direttore della Film Commission Vallée d'Aoste, nata nel 2011. Ha diretto il Locarno festival ed ora è a capo del Berlinale, il festival del cinema di Berlino che si è appena concluso, nella sua edizione numero 72 che si è conclusa domenica 20 febbraio. Carlo Chatrian è nato a Torino nel 1971 ma è originario di Torgnon. E’ «il cinema» per la Valle d’Aosta, dove le sue radici sono salde e in piena salute. «Per me questa onorificenza è un grande onore e una grande responsabilità. - commenta - Portare dentro di me la Valle d’Aosta è molto semplice, visto che il mio corpo e il mio spirito la vivono, anche e forse soprattutto quando sono lontano. Testimoniarlo nel mio lavoro è più difficile, visto che la dimensione del festival per cui lavoro, a Berlino, è molto lontana dalla nostra realtà locale. Trovo però che sempre più gli artisti sono interessati alle particolarità locali e quanto può sembrare provinciale da un lato, diventa accattivante dall’altro. Poi, noi abbiamo il vantaggio di una realtà paesaggistica straordinaria, per cui basta mostrare una foto del mio piccolo villaggio, Massinod, o di una camminata effettuata tra boschi e monti che tutti strabuzzano gli occhi. E ne vogliono sapere di più». Portarsi la montagna nel cuore, quando si lavora al centro della cultura mitteleuropea non deve essere semplice: «Essere gente di montagna ha pregi e difetti. - continua Carlo Chatrian - Il saper tenere i piedi per terra è qualcosa che mi ha aiutato come anche il fatto di dosare il passo per non perdere il fiato. Chi cammina in montagna sa guardare all’obiettivo senza dimenticare che la vetta è sempre più lontana di quel che appare». Lui, che seleziona film di tutto il mondo in una realtà che, tra le prime, crea spazio per tutti e si adegua ai tempi, sa anche portare con sé le sue origini. «La Valle d’Aosta, terra di frontiera - continua - mi ha dato la possibilità di guardare oltre i confini nazionali e trovare una dimensione europea senza perdere le mie radici. Il titolo “Chevalier" porta con sé l’idea del viaggio. Purtroppo per chi abita in Valle d’Aosta e non vuole abbandonarla, ogni trasferta è una vera avventura. Il concetto di “carrefour” si scontra allora con una carenza di collegamenti preoccupante. Non si tratta tanto di avere un aeroporto in Valle, quanto di poter raggiungere le principali città europee senza dover affrontare imprese d’altri tempi. In questo devo purtroppo notare che negli ultimi vent’anni la situazione non è cambiata per nulla. Anzi…».

«Ho fatto divertire

due generazioni»

Nato a Saint-Rhémy-en- Bosses il 31 luglio del 1929, Etto Margueret è anch’egli destinatario dell’onorificenza di Chevalier de l’Autonomie.

Ernesto Margueret - Etto per i tanti amici ed estimatori - si trasferisce a Parigi nel 1947 dove ha trovato la guida dei maestri più estrosi e ricevuto il consiglio di critici e letterati. Per vivere lavora in una macelleria, profondamente legato alle proprie origini valdostane nel tempo che gli rimane incomincia a scoprire bassorilievi in legno, per poi approdare definitivamente alla pittura. Nel 1972 l’artista ritorna ad Aosta e apre il ristorante La Chaumière a Signayes, ristorante e poi anche discoteca dove generazioni di valdostani hanno conosciuto il divertimento. Quando gli impegni lavorativi si alleggeriscono, riprende in mano i pennelli, dando vita a ritratti insoliti e originalmente «allungati» - i famosi «Visilunghi» - e a mucche colorate. Le sue opere sono state esposte a Bologna, Milano, Sanremo, Montecarlo e Lugano.

«Ho ricevuto la telefonata di una signora - racconta Etto Margueret - che mi ha detto che il 27 mi sarei dovuto presentare in Regione perchè mi avrebbero fatto Chevalier de l’Autonomie. Per me è un riconoscimento che mi ha fatto molto piacere e che non mi aspettavo assolutamente di ricevere. Non ho mai chiesto niente a nessuno, quindi è stata una sorpresa. Ho capito che ciò che ho messo in piedi nella mia vita è prova di un comportamento esemplare, chi mi ha scelto forse ha pensato questo di me. Sono emigrato nel 1947 in Francia. Sono stato a Parigi come apprendista macellaio. Nel 1972 sono tornato in Valle d’Aosta e ho aperto il ristorante La Chaumière a Signayes, ho fatto quel che volevo fare. Ho creato anche l’Hotel Charaban. La Chaumière è stata anche una discoteca e posso dire di aver fatto divertire due generazioni di valdostani. Il mio percorso di vita e lavorativo è ben riuscito e non era scontato perché sono partito dal nulla, ma sono contento di come sono andate le cose. A luglio compirò 93 anni, ora trascorro le giornate facendo il pittore a tempo pieno. Insomma, non mi posso lamentare».

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