«Esprimo profondo cordoglio per le vittime del Mottarone e aggiungo delle considerazioni tecniche sulle funivie»
È con tristezza e profondo cordoglio che desidero comunicarvi le mie osservazioni sull’incidente accorso alla Funivia di Stresa domenica 23 maggio. Dal giorno funesto dell’incidente sino al 25 successivo non riuscivo a capire cosa avrebbe potuto provocare la rottura della “traente”. Infatti una indovinata ripresa televisiva evidenziava le caratteristiche costruttive del carrello, visto dal basso, della cabina gemella stazionante a valle. Una fune traente di “Funivia Bifune a va e vieni” non può assolutamente rompersi lungo il suo sviluppo se non per cause inevitabili dovute ad interventi distruttivi. Ad esempio accavallamenti con sicurezze colpevolmente escluse, aerei a bassa quota.
Tutte le funi hanno un grado di sicurezza che le garantisce almeno 3 volte superiore allo sforzo a cui sono sottoposte.
La fune “traente”, quella superiore, per Legge e normativa ministeriale vigente deve avere un grado di sicurezza di 5 volte (deve consentire che la rottura eventuale, al collaudo, superi 5 volte il carico a cui è sottoposta durante l’esercizio). Detta fune generalmente è del tipo Seale a 114 fili. Solitamente nemmeno un fulmine può danneggiare una fune al punto di diminuire nel punto dove colpisce una riduzione di sezione (un numero di fili danneggiati) tale da provocare la rottura. Per regolamento può essere necessaria la sostituzione, infatti la fune non ha teoricamente una fine della sua vita tecnica, sono il proseguire delle rotture di fili che con l’avanzare dell’età ne richiedono la sostituzione, o raramente la riparazione.
Ricordo che tutte le funi degli impianti di trasporto debbono essere sottoposte periodicamente a controlli “magneto induttivi” su tutta la loro lunghezza ed estremità.
La funivia in questione mi fa ricordare l’impianto di cui ero Capo Servizio, tutt’ora in servizio a 82 anni a Rapallo. La funivia che da Rapallo porta al Santuario di Montallegro, il cui percorso è di 4.500 metri, è infatti simile per caratteristiche costruttive a quella del Mottarone. Sono stato Responsabile dell’impianto negli anni 2003-2004 e posso dichiarare che non era allora in buono stato sotto tutti i punti di vista. La funivia compiva 70 anni ed essendo scaduti i 20 anni dall’ultima revisione generale oltre a esserne il Capo Servizio sono stato anche il coordinatore dei lavori di revisione.
Faccio notare che il personale addetto era dipendente della Cooperativa che a Rapallo aveva l’appalto per la raccolta dei rifiuti (negli impianti comunali facilmente la gestione viene affidata a terzi).
Ho riscontrato immediatamente parecchie anomalie di funzionamento, tipo disallineamento delle “scarpe” della stazione a monte, contatti del carrello delle vetture con le “scarpe” sui sostegni. Il carrello deve essere costantemente isolato elettricamente da qualsiasi contatto con altre masse per il corretto funzionamento dell’impianto di sicurezza (le “scarpe” sono i binari dove scorre il carrello delle vetture in stazione e sui sostegni). L’esecuzione approssimativa delle “teste fuse” di attacco della fune traente (fune traente superiore) e della fune “zavorra” (fune traente inferiore).
Non avrebbero certo superato un collaudo di laboratorio! Molti fili erano scoperti e c’erano pure delle cavità. Le “teste fuse” sono particolari “coni” in lega ministeriale che vengono fusi alle estremità delle funi in questione per l’ancoraggio al carrello delle cabine. Sono simili alle fusioni che si trovano alle estremità dei fili dei freni delle biciclette. Questi ancoraggi in lega debbono, per regolamento ministeriale, essere rifatti nuovamente ogni 5 anni. Sulla parte piatta dell’estremità devono essere stampigliate la data di esecuzione e le sigle del tecnico che le ha eseguite, (il tecnico deve essere autorizzato dall’Ente USTIF preposto) e quelle dell’ingegnere responsabile dell’esercizio, che non sempre è presente all’esecuzione.
Questi “coni” di attacco possono essere infatti un punto debole delle funi traenti:
1. L’esecutore deve avere l’opportuna esperienza.
2. Il processo di esecuzione deve essere il più corretto possibile.
3. Durante la realizzazione deve essere verificato con scrupolo che sui fili dell’estremità non rimangano tracce di composti corrosivi che sono necessari per il corretto processo esecutivo.
4. Devono essere osservate scrupolosamente le varie temperature di colata della lega ministeriale e quelle di riscaldo della lingottiera.
5. Deve essere assolutamente evitato il riscaldamento del tratto di fune che rimane scoperto in prossimità della lingottiera, isolando con grafite amorfa e nastri in materiale refrattario.
6. Devono essere rispettati i tempi di raffreddamento.
7. A ultimazione, non devono apparire sulla superficie esterna del cono fili scoperti.
Questa noiosa spiegazione è stata necessaria per far capire ai più di cosa stiamo parlando. La rete televisiva diffonde parecchie interviste a docenti universitari, docenti del Politecnico di Torino, personaggi che normalmente si interessano di divulgazione scientifica e tecnologica. Autorità e Responsabili di Enti a vario tipo collegati al settore funiviario.
Non ho mai sentito tante amenità e facezie contro l’ermetico “no comment” da parte di chi veramente esperto lo è.
Tralascio di parlare del freno del carrello che dovrebbe agire sulla fune portante ancorché si senta dire, e nonostante tutto cavillosamente, anche da esperti del settore: “il fatto che il freno del carrello sulla fune portante non abbia funzionato è tutto da dimostrare”???
Auguro al piccolo Eitan una rapida guarigione e l’augurio altresì che al suo risveglio possa superare le conseguenze emotive dovute alla tragedia che l’ha colpito.
Non sarà certo facile per lui ottenere una positiva riabilitazione, privato totalmente degli affetti più cari, che certamente prevedevano per lui una felice infanzia e una serena adolescenza.
Spero di aver dato sufficienti chiarimenti solo sulle caratteristiche positive e negative delle funi traenti all’oscuro però delle cause che hanno determinato la rottura della traente dell’impianto di Stresa-Mottarone.