Esposto all’Usl: «Odissea al Pronto Soccorso per un calcolo al rene»
È stata una vera e propria odissea, quella vissuta dall’assessora alla Cultura, Istruzione, Sanità e Politiche sociali del Comune di Saint-Pierre Valentina Cortese al Pronto Soccorso dell’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta a causa di un calcolo al rene che le provocava coliche renali sempre più frequenti e intense. Un’esperienza traumatica al punto da spingerla a presentare un esposto all’Usl in cui ricostruisce dettagliatamente l’accaduto. «Giovedì 11 luglio ho effettuato un accesso in Pronto Soccorso tramite ambulanza per una colica renale. - racconta Valentina Cortese - Ci è voluto del tempo per avere l’ambulanza a casa, doveva arrivare poi mio suocero è stato chiamato dalla guardia medica la quale ha detto che siccome non ero un codice rosso avrei potuto aspettare il suo arrivo e non quello dell’ambulanza (io non riuscivo ad alzarmi e avevo conati di vomito). Alla fine è arrivata l’ambulanza con medico a bordo che mi ha fatto una flebo durante il tragitto per calmare il dolore. Sono rimasta in Pronto Soccorso 6 ore. Mi hanno fatto delle flebo e un’ecografia. Il dottor P.S. al momento dell’ecografia mi ha detto di non aver visto alcun calcolo mentre la dottoressa B. A. prima della dimissione mi ha detto che avevo un calcolo di 8 millimetri. Sono stata dimessa con terapia che ha parzialmente funzionato». Ma lunedì 15 luglio 2024, dopo una nottata infernale, Valentina Cortese è stata costretta a richiamare il 112 perché il dolore era insopportabile. È arrivata l’ambulanza con un’infermiera a bordo, che su permesso telefonico del medico, le ha fatto una flebo per calmare il dolore. Mercoledì 17 luglio il dolore era ancora presente e sempre più difficile da gestire perciò alle 17 Valentina Cortese si è presentata al Pronto Soccorso accompagnata dal padre. Entrata come codice azzurro poi diventato codice verde «Senza alcuna spiegazione». Valentina Cortese riferisce che «Mi hanno fatto una flebo per calmare il dolore e la dottoressa S.F. mi ha visitata a mezzanotte e mezza (ero su una barella dalle 17). Mi hanno fatto un’altra flebo (onestamente senza un apparente motivo perché non avevo male) con un farmaco piuttosto forte che mi ha stordita, mi ha impedito di vedere bene e quindi ho chiesto di rallentare la flebo. Mi hanno detto che avrei passato la notte in pronto soccorso su una barella in attesa degli esami che sarebbero stati effettuati il giorno successivo. Chiaramente di notte ho avvertito di nuovo dolore e ho chiesto un antidolorifico. Ho chiesto giusto un cuscino e mi hanno detto che non ne avevano (in tutto l’ospedale non esiste un cuscino? Da non credere, che ridere). Il giorno dopo non riescono a decidere se fare un’altra ecografia o una urotac. Mi hanno portata sotto per l’ecografia e ho trovato di nuovo il dottor P.S. che mi dice che il calcolo renale è ancora lì e che anzi, il rene è in sofferenza. Sono ritornata in Pronto Soccorso e dopo poco mi hanno riportata sotto per una urotac perché l’urologa (che fino al quel momento era risultata irreperibile) non vedeva bene il calcolo. Visto lo sbalzo di temperatura tra il Pronto Soccorso e il piano dove si svolgono le ecografie ho chiesto una coperta che mi è stata negata. Per fortuna ho incontrato una mia amica che me ne ha data una di straforo pregandomi di non farne parola con nessuno (praticamente se una persona ha delle conoscenze bene, altrimenti si può arrangiare). Oltre alla colica renale volevo semplicemente evitare di ammalarmi di altro. Sono ritornata in Pronto Soccorso e ho chiesto una flebo perché il dolore era ritornato. A fine mattiata finalmente è arrivata l’urologa (non so il nome) che mi ha visitata nella sala comune e dicendomi che secondo lei non era necessario né il ricovero né l’intervento, bastava continuare la terapia e prima o poi il calcolo sarebbe uscito. Mi ha toccato il fianco con poca delicatezza scatenando di nuovo il dolore per cui mi hanno fatto una puntura di Voltaren. Vengo dimessa alle 14 circa dal dottor I.F.. Faccio solo notare che ho trascorso 22 ore su una barella, non ho ricevuto cibo se non una bottiglia d’acqua. Il mio ragazzo mi ha portato la cena di mercoledì e il pranzo di giovedì. La colazione l’ho saltata (viste tutte le medicine prese forse mettere qualcosa nello stomaco sarebbe stato il minimo) e nessuno si è preoccupato. Siamo persone, non bestie. Venerdì 18 luglio, dopo un’altra notte infernale, mia mamma richiama il 112 perché il dolore era talmente forte da non riuscire a respirare. Il medico mi somministra un farmaco per bocca e va via. Fortunatamente qualche giorno prima avevo prenotato una visita privata A pagamento per quel pomeriggio stesso con la dottoressa Chantal Ducret. A seguito della visita e del mio stato sofferente predispone immediatamente il ricovero in urologia per fare l’intervento. Durante il fine settimana ho avuto altre 5 coliche renali che per fortuna sono state prontamente gestite in reparto con antidolorifici e antinfiammatori in vena. Lunedì mattina sono stata operata dalla dottoressa Chantal Ducret che invece ringrazio per l’umanità, la professionalità e la bravura con cui ha gestito il mio caso. Martedì mattina sono stata dimessa».
Amara la conclusione di Valentina Cortese: «Il principio è quindi il seguente: se una persona può permettersi una visita a pagamento ha diritto ad essere curata, altrimenti può continuare a soffrire. Ho 30 anni e ho un bambino piccolo di cui non sono stata in grado di occuparmi per più di 10 giorni. Mi sono imbottita di farmaci non proprio leggeri come cortisone, antibiotico, antidolorifici e antinfiammatori. In pronto soccorso i pazienti non sono persone ma codici. Deve sempre succedere qualcosa di grave affinché i medici imparino a valutare lo stato di salute delle persone con serietà e non aumentando un po’ la terapia e rimandandoli a casa». Valentina Cortese, oltre a ribadire i suoi ringraziamenti alla dottoressa Chantal Ducret che «Ha trovato una soluzione in un quarto d’ora, cosa che non hanno saputo fare medici del Pronto Soccorso in 10 giorni», sottolinea di aver segnalato quanto è accaduto al presidente della Regione Renzo Testolin e all’assessore alla Sanità Carlo Marzi che le hanno immediatamente risposto assicurandole che si sarebbero occupati del caso per le opportune verifiche. «Un ulteriore ringraziamento - evidenzia Valentina Cortese - va al reparto di Urologia dove tutto il personale si è preso cura di me in modo gentile, discreto e professionale intervenendo prontamente a ogni colica renale».