«Esponente che oscilla tra maggioranza e opposizione» Bordate Caveri-Evolvendo
«Invece di discettare sull’uso più appropriato di fedeltà e lealtà, il solito tuttologo di tastiera che ci contesta (Luciano Caveri, ndr) avrebbe potuto profittare dell’occasione per aiutarci a rimuovere quei veli di ipocrisia e opportunismo che fino a oggi hanno impedito una soluzione accettabile della lunga crisi in atto e di affrontare i veri problemi, come la crisi della sanità valdostana». Parole di Leonardo La Torre - esponente dell’associazione Evolvendo - che naturalmente non sono andate giù a Luciano Caveri. Che sul suo blog aveva replicato: «Un esponente che oscilla tra maggioranza e opposizione, nella sua “cabina di regia” mi apostrofa con evidente dileggio (ma in privato dice cose peggiori) come “tuttologo da tastiera”. Ognuno sceglie, quando entra in politica, i suoi padri nobili. Per quanto mi riguarda ho come modello inarrivabile mio zio Séverin Caveri, che si dimostrò nocchiero nel dopoguerra e nel trentennio successivo del mondo autonomista e della nostra Autonomia politica e amministrativa. Il resto - cioè la polemica spicciola di chi si sente “Cicero pro domo sua” - appartiene alle miserie da cui è meglio tenersi lontani per non essere contaminati. Non sussurro ai giornalisti da dietro le quinte, minacciando di suggerire battue o azioni a chi è attore sulla scena».
E ora arriva la risposta di Evolvendo, titolo «Mon oncle et le mépris de narcisse».
«Evidentemente il “Nostro” non ha gradito il titolo di “tuttologo da tastiera” che gli avevamo simpaticamente appioppato ed ha replicato con una lunga e risentita lettera (“excusatio non petita…”), peraltro farcita di citazioni un po’ peregrine se rivolte a giustificare l’insindacabilità del proprio operato sia come giornalista che come politico. Diciamo subito - a scanso di equivoci - che nulla di quanto da noi affermato intendeva sminuire né la sua figura di uomo pubblico né quella di professionista dell’informazione. Tendeva invece ad esercitare una salutare e democratica critica per quei comportamenti “elitari” (si fa per dire) che frequentemente ostenta e che, con il pretesto di vantare nobili ascendenze politiche (mon oncle!), nonché intense frequentazioni di venerati maestri, lo portano a liquidare con malcelato disprezzo quanti non convengono con la sua linea politica: non sono, cioè, propensi a compiacerlo ed a dargli conseguentemente ragione! Con quali modalità viene prodotto e/o percepito questo singolare fenomeno che chiameremo del “disprezzo ostentato”? Prendiamo, intanto, in considerazione il Blog del “nostro”. Vale a dire quel nutrito Blog in cui quotidianamente si affollano gli argomenti più disparati: “brevi cenni sull’Universo”, avrebbe ironizzato Gramsci. In realtà, al di là degli apparenti contenuti informativi il blog presente un non trascurabile difetto: qualunque risulti l’argomento trattato solo il “nostro”, lo zio Severino e pochi intimi avranno diritto di citazione e solo la loro figura verrà chiamata a giganteggiare occupando il centro di qualsivoglia narrazione. Avete presente la favola di Biancaneve? Ricordate come il disturbo narcisistico della regina Grimilde veniva esorcizzato, di fronte allo specchio fatato? “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” Non vi pare che qualcosa di molto simile si stia verificando oggi, “mutatis mutandis”, avendo sostituito lo specchio fatato con il telematico Blog? Non vi pare forse di udir echeggiare un nuovo tormentone: “Blog, blog delle mie brame, chi è il più figo del reame?” Se questa versione appartiene ai palati più raffinati, per quelli più ruspanti, il nostro, invece verrà vissuto come la reincarnazione mediatica del Marchese del Grillo. Per intenderci: “Io sono Io e voi non siete un c…!” Per farla breve (poiché la situazione politica sarà anche grave ma non è seria e l’argomento del mépris che il nostro riserva ai suoi contradditori non è poi così dirimente), toglieremo il disturbo replicando con due brevi citazioni, anch’esse parto di “venerati maestri” ai quali, pur in difetto di consanguineità, anche noi osiamo ispirarci. “Le style c’est l’homme même” ci ricorda Georges Louis Leclerc de Buffon; mentre Albert Camus ci rammenta: “le besoin d’avoir raison? Marque d’esprit vulgaire!”
Prosit!»