Espace Mont Blanc: ritiro ghiacciai e afa sopra 2.000 metri Primo rapporto dell’Osservatorio Monte Bianco sul clima

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Ghiacciai in «rapido ritiro», numero di giornate calde «fortemente aumentato» e una stagione di crescita della vegetazione (con temperature sopra ai 5 gradi) che oltre i 2.000 metri di quota si è allungata di due settimane.

Sono alcuni degli aspetti che emergono dal primo Rapporto dell'Osservatorio del Monte Bianco sui cambiamenti climatici nei territori dell'Espace Mont-Blanc.

Nel rapporto sono stati presi in considerazione 3 indicatori relativi al cambiamento climatico: l'indicatore «Giorni d'estate» che esprime il numero di giorni (all'anno) in cui la temperatura massima è stata superiore a 25 gradi, l'indicatore «Giorni di gelo» (numero di giorni all'anno con temperatura massima inferiore a 0 gradi) e la «Durata della stagione vegetativa», indicatore sensibile ai cambiamenti in atto nella biosfera.

Le aree montane sono tra le regioni più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici e l'Espace Mont-Blanc rappresenta un formidabile laboratorio per lo studio dell'evoluzione degli ecosistemi e la ricerca di nuove strategie di adattamento.

La disponibilità di dati sui 3 versanti del massiccio del Monte Bianco permette di monitorare e studiare l'evoluzione di questi territori a 360 gradi, garantendo la possibilità di paragonare le differenze e di condividere lo sviluppo delle azioni di adattamento e delle buone pratiche necessarie per minimizzare la vulnerabilità cogliendo anche le opportunità derivanti dall'aumento delle temperature.

L'obiettivo è di confrontare i dati relativi agli ultimi 40 anni (periodo 1980-2010 e periodo 2010-2018) per analizzare le tendenze del cambiamento climatico sui tre versanti - italiano, francese e svizzero - del massiccio.

La variazione dei ghiacciai di Argentière (Chamonix - Francia), di Giétro (Vallese - Svizzera) e del Rutor (Valle d'Aosta) «non lascia dubbi: tutti e 3 si trovano in una fase di rapido ritiro con perdite di volume importanti, da 12 a 20 metri di acqua equivalente in soli 16 anni». Nel 1980 le giornate con temperature superiori ai 25 gradi si verificavano soltanto sotto ai 1.000 metri di quota (37 giorni in tutto). Da allora si sono raggiunte punte di 125 giornate alla stessa quota (2018), di 25 (2003) e 22 (2015) tra i 1.000 e i 2.000 metri, di 8 giornate (2019) sopra i 2.000 metri.

Diminuiscono parallelamente le giornate fredde, soprattutto nel fondovalle (meno 46 per cento). Inoltre alle quote più elevate si registra una diminuzione media di 13 giorni di ghiaccio in otto anni.

Tra le conseguenze di questo andamento «una maggiore frequenza dei picchi di inquinamento», come nel caso dell'ozono, un impatto sul «comfort termico degli edifici, (in particolar modo per quelli a un cattivo isolamento)» e «una nuova spinta turistica verso i territori di montagna».

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