Esclusione trascuratezza ed emarginazione

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Ancora e ancora una volta in Valle d’Aosta è disperazione trasporti.

Dopo mesi di chiusura del già incerto (troppo piccolo, troppo lento) collegamento Aosta-Torino, per lavori, si apprende come i lavori siano iniziati solo adesso.

Sembra che il gravissimo ritardo sia dovuto alla necessità di fare ulteriori accertamenti, ma non se ne vede il senso: gli accertamenti si dovevano fare prima e altrimenti si potevano fare la notte.

Si poteva prevedere il passaggio di alcuni treni, da gennaio ad oggi, finchè non fossero cominciati i lavori; per non parlare del fatto che tali interventi si potessero programmare, come in avviene in Francia, anche in orari notturni, per ottimizzare tempi e costi, facendo turni di più squadre.

Ora pensare che questi super controllati aggiustamenti vengano terminati con puntualità, sembra essere quanto mai utopistico. Giugno 2026 è una data finale molto vicina.

Per una Valle d’Aosta già piegata dalle alluvioni, che si impegna a ripristinare strade e paesi e nel contempo a comunicare ai turisti che possono venire in vacanza senza timori, il biglietto da visita è un cantiere permanente, autobus lenti e scomodi, nessun altro modo di accedere se non la più cara autostrada d’Italia e le conseguenti auto inquinanti.

Elettrificare 66 chilometri di strada ferrata sembra richiedere un tempo pari a quello di un paese del terzo mondo e i danni non sono solo d’immagine, di afflusso turistico, di fiducia dei cittadini, Se si mancasse l’obiettivo 2026 i fondi del PNRR utilizzati per questi lenti lavori, sarebbero a rischio.

Il collaudo e la ripresa della linea rischiano quindi di essere un calvario di ritardi e fondi da restituire.

È un male tutto italiano quello dei ritardi e dei lavori non adeguati, per una volta, per una sessantina di chilometri cruciali, unico riferimento e collegamento, potevamo sforzarci di fare la differenza.

Se terzo mondo vogliamo apparire, terzo mondo dovremo gestire, agli occhi dei turisti, dei residenti e delle finanze.

Combattiamo da anni sui temi dell’inclusione, della coesione e dello sviluppo e poi da soli pratichiamo l’esclusione, cavalcando la trascuratezza, tema che ci pone ad un passo dall’emarginazione: le Alpi e belle montagne le hanno anche in Trentino, in Alto Adige, in Friuli, in Lombardia e in Piemonte, non le abbiamo solo noi.

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