Erik Bionaz, una vita tra le note e una cena con la fisarmonica sentita anche da Papa Wojtyla
La piazza Chanoux non è la cornice, come in passato, della notte più lunga dell’anno per via delle restrizioni per le pubbliche manifestazioni a forte afflusso di pubblico. Oggi, sabato 31 dicembre, la città di Aosta festeggia, però, l’arrivo del 2023 con lo spettacolo di Capodanno al Teatro Giacosa in via Xavier de Maistre, che sul palco vede salire «Erik é le Poudzo valdotèn», la formazione di musica popolare guidata dal fisarmonicista e cantautore di Gignod Erik Bionaz che ha festeggiato nel 2022 l’importante anniversario di «Trent’an de meusecca valdoténa», trent’anni in musica e soprattutto della nostra musica.
E’ quindi lui, con i suoi amici e collaboratori e con un repertorio di successo, arrangiato da Giorgio Negro, a traghettare nel 2023 gli aostani e coloro che amano le nostre tradizioni, con un concerto sicuramente divertente che si protrarrà ben oltre il brindisi di Mezzanotte. Un concerto che per Erik Bionaz, cinquant’anni compiuti a febbraio, è un motivo di orgoglio, una sorta di coronamento di una passione iniziata da ragazzo, che lo ha portato con la sua allegria in tutti i paesi della nostra regione fino a ricevere l’immenso piacere di essere ascoltato ed apprezzato dal Santo Padre Giovanni Paolo II in Vaticano.
Come sulle note del pentagramma, lasciamoci quindi trasportare dal racconto di Erik Bionaz, facendo un salto indietro nel tempo, a quell’amore per la fisarmonica, nato quarant’anni fa. «Non saprei da che parte cominciare a raccontare di me - dice sorridendo Erik Bionaz, mentre guarda l’album delle fotografie - perché mi viene voglia di parlare subito del canonico di Sant’Orso Jean Domaine. Fu lui, infatti, a comporre a partire dal 1948 molti brani fondamentali - come Ma Verda Vallaye, Lo Paillason, A Comboé, La Désarpa - entrati a far parte del nostro patrimonio popolare e che, con il mio gruppo, proponiamo sovente, come anche in occasione del brindisi per l’arrivo dell’anno nuovo di questa sera. Tuttavia nel mio cuore il posto speciale è quello per l’amico Marco Cerisey, scomparso prematuramente nel 1995 con cui fondammo a metà degli anni Ottanta il nostro primo gruppo musicale “Marco, Erik et leurs amis” e al quale dedichiamo ogni anno una giornata di ricordo, chiaramente in musica, come sarebbe piaciuto a lui, bravo fisarmonicista.»
Erik Bionaz nasce ad Aosta il 23 febbraio 1972 da Lucrezio, classe 1945, originario di Saint-Christophe e figlio di Agostino Bionaz e Teotista Clappey, ed Emma Guala, originaria di Gignod, nata nel 1951 da Battista e Tersina Vallet. Dalla loro unione, prima di Erik, nel 1969 era già arrivata ad allietare la famiglia la piccola Romina. Lucrezio, dipendente dell’Enel, ed Emma, scomparsa nel 2016, vanno ad abitare proprio a Gignod, vicino al Bar della Gabella, con Lucrezio che non dimentica le sue origini di cretoblen, tanto da rimanere sempre con la maglia granata indosso nel fiolet, anche nella scorsa stagione a settantasette anni.
Anche per Erik il fiolet è il passatempo da bambino e poi da ragazzo, nella forte squadra juniores del Saint-Christophe, e poi a Gignod, con il suo affiatato gruppo di amici, come sarà dopo con la musica, con sempre al primo posto l’amicizia. Non lo sa ancora però nel 1983, quanto undicenne esprime a mamma Emma e papà Lucrezio il desiderio di imparare a suonare la fisarmonica. «Loro mi chiesero se per davvero avevo voglia e al mio sì, seppure ancora non troppo convinto, mi iscrissero alla scuola del Cral Cogne dove frequentai il mio primo periodo di apprendimento. Poi passai sotto la guida di Gino Romeo che molti ricorderanno come proprietario del negozio di strumenti musicali di via Aubert ad Aosta ed ottimo musicista. Successivamente il mio insegnante fu lo straordinario Giovanni Tisseur di Gressan con il quale ho continuato a specializzarmi. Quello fu un periodo molto bello e ricordo ancora molto bene l’emozione e la gioia della mia prima esibizione da solista, in occasione di un matrimonio che si svolse il 16 marzo del 1985 a Gignod».
«L’anno prima, nel 1984, avevo conosciuto Marco Cerisey, io dodicenne, lui diciottenne. E’ vero - racconta Erik Bionaz - abitavamo nello stesso paese, ma anche per la differenza di età non avevamo avuto occasione di incontrarci in precedenza. Lui aveva dei problemi alla vista e per un lungo periodo, a seguito di un intervento chirurgico all’occhio colpito da un tumore, tralasciò la sua bellissima passione per la fisarmonica, salvo poi tornare a suonare ad orecchio, come si dice quando si suona senza avere studiato il pentagramma avvalendosi di una dote innata. Diventammo amici inseparabili ed ancora oggi non c’è giorno che io non ricordi quei tempi, quando bastava poco per rallegrare una serata, una festa paesana, un matrimonio. Con Marco eravamo in forte sintonia, ci siamo sempre scambiati le nostre esperienze e grazie all’aiuto di Emilio Danna, il nostro Mile, che all’epoca suonava con il suo gruppo “Rodzo et Ner”, entrammo nel giro delle feste patronali. Forse con il nostro modo di presentarci in maniera sempre un po’ scherzosa, Marco ed io ci siamo fatti conoscere nell’ambiente musicale, tanto da fondare un nostro complesso chiamato inizialmente appunto “Marco, Erik et leurs amis”».
Con Marco che vedeva poco e Erik troppo giovane per la patente, toccava a Lucrezio Bionaz portarli da una parte all’altra della regione, con destinazione matrimoni e feste, soprattutto di sabato e di domenica, molto spesso anche la sera, di settimana in settimana, di mese in mese, di anno in anno. Peraltro papà Lucrezio non si limitava al ruolo di autista, bensì partecipava attivamente all’organizzazione degli eventi musicali: era suo, infatti, il compito di predisporre cavi e microfoni, luci e amplificatori. Nella cerchia del gruppo «Marco, Erik et leurs amis», poi diventato «Poudzo Valdoten», nome ispirato da un successo di Giovanni Tisseur, erano pure i fratelli Renato e Mariano Tomba, che suonavano l’uno la chitarra, l’altro la batteria, Claudio Vigna e Cesarino Tabor anche loro batteristi ed Enzo Romeo il cantante. «All’epoca Marco ed io non cantavamo, suonavamo soltanto. Lo faceva soprattutto Enzo Romeo. Poi le cose sono cambiate ed abbiamo cominciato a cantare pure noi, sviluppando dei brani in franco provenzale, in particolare maniera delle canzoni di Jean Domaine riadattate per i ritmi del ballo liscio. Una prima cassetta amatoriale, per gli amici, l’avevano registrata e poi nel 1996 come “Poudzo Valdoten” abbiamo prodotto la nostra prima cassetta musicale ufficiale, chiedendo a don Domaine di poter ritmare le sue canzoni. Ci accordò il permesso, dicendoci l’importante è cantarle. Forse questo è il motivo per il quale i suoi brani, a distanza di moltissimi anni, sono ancora e sempre cantati in ogni occasione di festa. Purtroppo qualche mese prima, nel febbraio del 1995, Marco Cerisey in piena gioventù ci lasciò per sempre. La malattia aveva avuto su di lui il sopravvento.»
«Come dimenticare il bel giro che avevamo preso, con “Marco, Erik et leurs amis”, ad esempio suonavamo tanto in Bassa Valle, da Champorcher a Pontboset, da Pont-Saint-Martin a Perloz e a Fontainemore, così papà Lucrezio si faceva delle belle trasferte. Nel 1990 arrivarono per me i diciotto anni - ricorda Erik Bionaz - e la patente che mi rese indipendente negli spostamenti. La musica non è, però, mai stata la mia principale professione, seppure in quegli anni di servizi ne facessimo davvero tanti. Non c’era settimana di riposo per noi, la Valle d’Aosta era disseminata di padiglioni ed i balli a palchetto erano all’ordine di ogni fine settimana. Suonavamo di solito nelle serate di venerdì, sabato e domenica, praticamente tutto l’anno! Gennaio, febbraio e marzo erano i mesi dove il carnevale la faceva da padrone, maggio e giugno tanti matrimoni, l’estate era la stagione delle feste patronali e delle sagre, mentre a settembre riprendeva il periodo dei matrimoni. Poi c’erano le feste dei coscritti. Qualsiasi occasione era buona per organizzare una festa, così come noi eravamo sempre pronti per soddisfare ogni richiesta.»
La musica porta lontano Erik Bionaz e il suo gruppo. Da Roma a Parigi lo conoscono ancora oggi un po’ ovunque. Ma lui ama sottolineare che la conoscenza che più lo ha gratificato è legata all’incontro con Papa Wojtyla, avvenuto nel 1997. Il suo segretario particolare, il futuro cardinale Stanislao Dziwisz, chiamò a Roma Erik Bionaz. «Avevo un amico - ricorda Erik Bionaz - che aveva casa a Les Combes, dove il Papa saliva in vacanza d’estate. Le guardie del Vaticano arrivavano una settimana prima sul posto e così mi ritrovai più volte a pranzare con loro, suonando la fisarmonica, che un giorno ascoltò pure padre Stanislao, apprezzando quella mia esibizione improvvisata. Mi fecero quindi suonare in presenza di Giovanni Paolo II nel vallone di Chavannes, durante una sua escursione. Poi tre mesi dopo ricevetti la telefonata da Roma su invito dello stesso Papa Wojtyla e in Vaticano, di lì a poco suonai per una cena con trecento invitati, fu un’esperienza speciale, durata tre giorni, che permise di visitare pure gli spazi privati del Pontefice. Il giorno dopo il concerto, quando lo incontrai, mi disse di avere ascoltato la mia musica dalle sue stanze, ne sono ancora oggi commosso ed orgoglioso.»
C’è una punta di rammarico che non sfugge nella vita di Erik Bionaz. È quella punta che riporta al periodo scolastico e che fa dire al musicista valdostano che «Potendo tornare indietro sceglierei di continuare a studiare. Perché crescendo mi sono reso conto dell’importanza del sapere ed è ciò che dico sempre ai giovani d’oggi. Questo vale anche nel campo della musica, perché senza lo studio non si va oltre un certo livello. Dopo avere frequentato le scuole elementari a Gignod mi sono limitato a proseguire solo fino alla terza media che ho frequentato a Variney. Comunque, mi sento fortunato perché nel frattempo sono riuscito a trasmettere a mio figlio Laurent, che suona il bassotuba e che mi accompagna, la mia stessa passione per la musica.»
Dopo il servizio militare effettuato nel 1991 nel Genio ferrovieri a Chivasso (prima il Car ad Albenga), Erik Bionaz lavora come operaio forestale prima e carpentiere poi per la ditta Acerbi di Saint-Christophe, quindi nel Duemila passa alle dipendenze della Sitrasb al traforo del Gran San Bernardo, dove attualmente si occupa della sicurezza e del pronto intervento. Da oltre vent’anni è il presidente del Comité di Poudzo, il comitato organizzatore del Carnevale di Gignod, Variney e Signayes, e con l’energia che da sempre lo contraddistingue, nonostante sia arrivato anche lui al traguardo del mezzo secolo, continua a spendere il suo tempo nel cercare di coinvolgere sempre più giovani nel mondo delle tradizioni locali. Non è facile però, perché, puntualizza lui «I giovani preferiscono divertirsi e fare festa, piuttosto che aiutare ad organizzare gli eventi. Bisogna anche dire che la burocrazia e le limitazioni di oggi non aiutano e la gente ha sempre meno voglia di impegnarsi. Manca il ricambio generazionale. Anche il corso di fisarmonica e sassofono che una quindicina di anni fa avevo proposto a Gignod aveva preso piede, mentre ora sta scemando. Un vero peccato, perché la Coumba Freida vanta tutt’oggi tanti fisarmonicisti ma anche molti sassofonisti, una caratteristica molto importante per l’organizzazione dei carnevali.»
Per il resto Erik Bionaz non si fa mancare quasi nulla, lavora il legno e la pietra, partecipa alla Foire de Saint Ours, alleva per uso famigliare conigli e polli, pure quattro pecore, cura l’orto e coltiva le patate. Condivide la sua vita con Josiane Tampan di Bosses, conosciuta nel 1998 e sposata nel 2001 che nell’anno Duemila le ha regalato la gioia di diventare padre Laurent e nel 2003 lo ha reso ancora felice con la nascita della figlia Renée. Poi ecco «Erik é le Poudzo valdotèn», con proprio il figlio Laurent al bassotuba, Gabriele Collé di Saint-Oyen al sax come Pierre André Avoyer di Bosses e l’inossidabile Carlo Garda di Quincinetto, un bel gruppo con tanti giovani. «Lo spirito - sottolinea Erik Bionaz - deve essere quello di trasmettere la passione. Purtroppo i tempi sono cambiati, noi abbiamo avuto tante occasioni, come dimenticare personaggi come Alma Coquillard, un vulcano nella gestione dei palchetti, che ci coinvolgeva in cento serate all’anno, quindi il Palaceva a Saint-Christophe, un altro appuntamento fisso. Ora è tutto più limitato e direi più complicato.»
Questa sera per Erik Bionaz ed i suoi compagni di musica segna il raggiungimento di un nuovo traguardo, l’ennesimo. «A questo punto punto posso dire che avrei voluto fare il musicista di professione, pur sapendo che non è un mestiere facile perché molto impegnativo. Dovevo pensarci prima! Questa sera non mancheranno le mie canzoni, quelle che maggiormente mi identificano, come “Rossignol” che Giovanni Tisseur mi propose e che abbiamo armonizzato e “Poudzo Valdoten” composta per una trasmissione radio sempre da Giovanni Tisseur ed adattata alle nostre esigenze. Sono contento di potere fare festa con la nostra musica, una festa è per tutti e domani sarà un nuovo giorno, dunque bando ai rimpianti.» Nel frattempo auguri Maestro Bionaz. Poudzo!