«Erich Avondet, brillante maestro che mi ha trasmesso la passione per la storia»
Gentile direttore.
Nel corso del mio ultimo passaggio da Aosta, già informato da amici e conoscenti della scomparsa di Erich Avondet, ho avuto occasione di leggere il ricordo che il vostro giornale gli ha dedicato.
Le scrivo per unirmi anch’io al generale cordoglio suscitato da questa perdita, grave per quanto inevitabile, e insieme perché mi permetto di apportare una piccola precisazione al vostro articolo.
Dopo essere stato al polo elementare di Morgex, Erich, prima di diventare direttore del polo dipendente dalla scuola media di piazza San Francesco, è stato per qualche anno insegnante anche ad Aosta, alla scuola elementare del Quartiere Cogne, almeno dall’anno scolastico 1954-55 al 1957-58. Posso affermarlo con cognizione di causa perché insieme ad un’altra trentina di fortunati bambini - in fase di crescita demografica le classi pollaio erano la norma - in quei quattro anni ho avuto la straordinaria ventura di averlo per maestro. Non posso che confermare tutto il bene che si è detto di lui, avendo avuto la felice possibilità di apprezzare, giorno dopo giorno, le sue doti umane e intellettuali fuori del comune. Fuori del comune anche perché proposte e offerte a tutti con una semplicità assoluta, a conferma del fatto che i veri maestri sono quelli che non fanno nulla per apparire o imporsi come tali.
Per me - e ho ragioni per credere che sia stato così per molti altri - Erich è stato veramente quello che i tedeschi chiamano un “Liebe Meister” e dalle sue lezioni nasce il mio amore per la storia in generale e per quella della Valle d’Aosta in particolare. Ricordo ancora una “gita scolastica” in terza elementare, condotta da lui per le strade della città, dalla cattedrale al teatro romano, a Sant’Orso, all’arco di Augusto. Non si può dire che quella prima visita, guidata dal maestro Avondet alle tombe degli Challant, che allora si trovavano nel chiostro della cattedrale, non abbia avuto influenza sulla mia vita.
Per dare un’idea di quanto fosse avanti sul piano dei metodi di insegnamento, basti pensare che in quarta ci aveva fatto mettere insieme un vero e proprio giornale di classe. Sotto il suo attento controllo avevamo scritto gli articoli, li avevamo trascritti su matrici da ciclostile poi, stampati e rilegati eravamo andati in giro per la scuola a venderli nelle altre classi. Il tutto per ben tre numeri, nell’anno scolastico 1957-58, con una quindicina di anni di anticipo sulla diffusione di questi lavori didattici diventati frequenti solo dagli anni Settanta.
Le porgo i miei saluti ringraziando La Vallée per il ricordo che ha dedicato al mio Maestro.