Energie rinnovabili con biomasse, presunta frode allo Stato per 143 milioni di euro
La minaccia dei pesticidi incombe ormai praticamente ovunque. In Alto Adige e Valle d’Aosta, infatti, i pesticidi usati innanzitutto per la coltivazione di mele e uva, finiscono per inquinare anche l’aria, l’acqua e il suolo, rappresentando un pericolo per l’ambiente, la biodiversità oltre che per la salute umana. E i dati contenuti nell’ultimo report dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e studi accademici, in riferimento al biennio 2019-2020, non sono affatto rassicuranti nonostante l’attività agricola abbia subito durante questo periodo un netto rallentamento dato dalla pandemia. Dal monitoraggio sono emersi, infatti, residui di sostanze pericolose rilevate nelle acque di molti torrenti montani e fiumi tra cui anche la Dora Baltea. Sono circa 400 le sostanze attualmente in uso in Italia, a cui si aggiungono alcune ormai vietate che possono rappresentare ancora un problema per l’ambiente a causa della loro elevata persistenza. Le sostanze chimiche trovate su tutto il territorio nazionale sono in totale 299 (a fronte di 426 ricercate): 278 nelle acque superficiali, 264 in quelle sotterranee. A differenza di quanto rilevato negli anni precedenti, nel corso del monitoraggio, sono gli insetticidi la categoria più diffusa (nel 44 per cento dei casi), mentre al secondo posto troviamo gli erbicidi. In quest’ultima categoria spicca il glifosato, l’erbicida più usato in Italia e nel mondo nonché uno dei contaminanti più pericolosi per gli ecosistemi acquatici. Nelle acque superficiali le sostanze più frequentemente riscontrate sono erbicidi – si legge nel rapporto Ispra – il glifosate e il metabolita Ampa, cercati in 11 regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Bolzano, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Sicilia), sono riscontrati, con frequenze complessive rispettivamente del 43 per cento e del 66 per cento; l’erbicida metolaclor e il suo metabolita metolaclor-esa hanno frequenze del 19 e 30 per cento (il metabolita è cercato solo in Friuli-Venezia Giulia); i triazinici, 2-idrossiatrazina, terbutilazina, terbutilazina-desetil, 2- idrossiterbutilazina e atrazina desetil desisopropil, sono presenti con frequenze dal 18 al 13 per cento dei campioni; il bentazone è riscontrato nel 10 per cento dei casi. Tra gli insetticidi, l’imidacloprid è ritrovato con una frequenza del 20 per cento, il clorantraniliprolo con l’11 per cento. I fungicidi più frequenti sono boscalid, dimetomorf e metalaxil-M con frequenze dal 14 al 10 per cento. A destare preoccupazione è l’uso massiccio dei pesticidi in alcune aree in particolare della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige. Per quanto riguarda questi territori, il monitoraggio ha interessato le acque superficiali che scorrono nelle zone agricole tra Merano e Bolzano, dove i pesticidi vengono usati per la coltivazione di alberi da frutto e per la viticoltura intensiva, mentre per la Valle d’Aosta Aymavilles e la zona di confine con il Piemonte tra Donnas e Borgofranco (del Carema) a vocazione vitivinicola. Nelle acque superficiali in corrispondenza di queste aree sono stati trovati residui di pesticidi nel biennio in media pari al 70,59 per cento dei punti di monitoraggio e complessivamente nel 34,69 per cento dei campioni. In totale sono state rinvenute 46 sostanze diverse, tra cui spiccano boscalid, metossifenozide, penconazolo, imidacloprid, dimetomorf, fluodioxonil e difenilammina. Nelle acque sotterranee, invece, sono state rilevate 2 sostanze: esazinone e simazina. E chiaro che di fronte a questi dati occorre rafforzare la vigilanza sull’uso responsabile dei prodotti fitosanitari e dall’altra sostenere l’agricoltura con formazione e continua ricerca applicata di prodotti o tecniche agronomiche meno impattanti sulla salute e l’ambiente, ma tali da consentire rese produttive economicamente sostenibili.