Emergenza peste suina africana: gli obblighi negli allevamenti per mantenere la Valle d’Aosta indenne
In Valle d'Aosta non si registrano casi di peste suina africana. Per mantenere la regione indenne, gli assessorati regionali della Sanità e dell'Agricoltura ricordano gli obblighi, definiti recependo le direttive nazionali, per tutti i proprietari di suini e cinghiali, compresi quelli da compagnia, detenuti esclusivamente per finalità diverse dagli usi zootecnici, dalla riproduzione, dalla commercializzazione e dalla produzione di alimenti. Si tratta di «Avvertire il veterinario ufficiale di territorio della strututra di Sanità animale dell'Usl in caso di morte/morti di suini in allevamento, anche senza sospetto di peste suina africana, ai fini dell'invio della carcassa per le analisi di laboratorio obbligatoriamente previste» o in caso di «Sospetto della presenza di peste suina africana in azienda (sintomatologia, morti sospette)».
Bisogna inoltre «Provvedere immediatamente all'adeguamento delle condizioni relative alla biosicurezza di tutti gli allevamenti presenti nella nostra regione (scaduto a luglio 2023)» e verificare la correttezza da parte di ogni allevatore dei dati registrati nella Banca Dati Nazionale (BDN), recandosi agli Uffici Servizi Zootecnici dell'assessorato regionale all'Agricoltura e Risorse naturali. «La peste suina africana è una malattia virale molto contagiosa che colpisce suini domestici e cinghiali e non è trasmissibile all'uomo, ma la diffusione di questa malattia potrebbe rappresentare un danno economico per le aziende italiane che operano nel settore della zootecnia e dell'agroalimentare», ricordano gli Assessorati. Per questo «E’ importante la piena collaborazione di tutta la comunità per prevenire questo fenomeno con dei semplici accorgimenti».
E avvertono di non abbandonare nell'ambiente avanzi o rifiuti alimentari, in particolare carni di suino o di cinghiale che possono essere veicolo di infezione per gli altri animali; evitare di importare prodotti a base di carne, soprattutto di dubbia provenienza, dai Paesi e aree colpite dalla malattia; segnalare tempestivamente alle Stazioni Forestali eventuali carcasse di cinghiale rinvenute nell'ambiente; comunicare ai servizi veterinari dell'Usl il possesso di suini da compagnia (nani, vietnamiti) e identificarli con trasponder.
A questo proposito, gli Assessorati precisano che è possibile detenerne al massimo 2 e che «In caso di movimentazioni, consentita solo previa compilazione del documento di accompagnamento informatizzato, si deve sempre garantire la contenzione degli animali e l'assenza di contatti, diretti o indiretti, con altri suini, sia domestici che selvatici».