Elisa Grimod, decana di Signayes, festeggia 91 anni: gestì lo storico il Bar Mont Vélan
Il 1° luglio 1960 Elisa Grimod ha aperto il Bar Mont Vélan a Signayes, sulla collina di Aosta, locale popolare che ha gestito con grande dedizione per più di 30 anni. Classe 1933 e tantissimi aneddoti da raccontare, Elisa Grimod proprio oggi, sabato 6 aprile, compie 91 anni ed è la decana del villaggio. La sua è una storia di coraggio al femminile al servizio di una comunità che cambiva. Com’è nata l’idea di aprire un bar? «Nel 1959 rientrò in Valle d’Aosta mio fratello Giovanni, che era missionario in Brasile. - risponde Elisa Grimod - Da pochi anni il Comune di Aosta aveva attivato un servizio autobus che fermava proprio qui a Signayes. Giovanni strinse amicizia con un autista ed è quest’uomo che suggerisce a mio fratello di aprire un bar. C’era infatti bisogno di un servizio simile, questa zona era diventata di forte passaggio. All’epoca non esisteva la Statale 27, ma c’era la vecchia strada nazionale che intercettava la nostra casa. Giovanni mi propose questa idea. Avevo in precedenza fatto la cameriera da Boch, quindi possedevo un minimo di esperienza, ma il mio progetto era quello di aprire una maglieria e di lavorare con la mia macchina da cucire. Decisi di aprire il bar perché compresi che la gente del posto necessitava di un servizio simile». Provenendo da una famiglia modesta, quali sono state le prime difficoltà pratiche incontrate? «Per poter avere il denaro necessario per avviare l’attività ho dovuto contrarre dei debiti, che in seguito ho saldato. All’epoca avevo 28 anni. - ricorda Elisa Grimod - La mia famiglia mi ha sostenuta e all’epoca la burocrazia era meno complessa». A venire in aiuto alla giovane Elisa Grimod fu il particolare momento storico stava vivendo la vallata del Gran San Bernardo, di cui Signayes è l’imbocco. «Era il periodo della costruzione del traforo e della diga di Place Moulin, c’era un enorme passaggio di operai e trasportatori. - ricorda Elisa Grimod - Tra questi Giacinto Morina, che diventerà mio marito. Era un brulicare di persone, un periodo di vera evoluzione. Poi sono arrivati i turisti e, nel 1982, decido di aprire anche 4 camere. Nel corso degli anni, mi sono creata una numerosa clientela straniera, fidelizzata». Essere una giovane donna che sceglie di gestire un’attività e che ha a che fare con una clientela prettamente maschile svela un carattere forte. «Governare le tensioni che si creavano, non era sempre facile. - ammette Elisa Grimod - Ad esempio, il bar era punto di ritrovo per gruppi di contrabbandieri e spesso mi sono ritrovata a dover calmare risse dovute a discussioni sulle “bricolle”, le borse contenenti le merci di contrabbando». Tuttavia il locale dotato di servizi al passo con i tempi. «Nel 1960 acquistai la televisione. In pochi ne possedevano una in casa e quindi il bar è diventato un vero punto di aggregazione, ad esempio, per chi voleva guardare le partite. Assieme al juke-box, erano grandi attrazioni per i clienti». Ogni storia ha una fine: come mai, dopo più di 30 anni di attività, decise di chiudere il bar? «Ho chiuso il bar ad ottobre del 1992 perché la vita era cambiata. - spiega Elisa Girmod - I tempi e la gente erano diversi, più veloci e c’erano molte più pretese. Un cliente mi ha riferito che una banca cercava dei locali per aprire uno sportello ed io ho colto l’occasione. Non avevo comunicato a nessuno la mia decisione. L’ultimo giorno di apertura ho offerto da bere agli avventori presenti, dicendo loro che il giorno seguente avrei chiuso definitivamente. Erano tutti stupiti! Gli impiegati della banca mi raccontavano che alcuni di loro continuavano ad entrare in filiale e chiedere di poter bere qualcosa. Ho tuttavia mantenuto le camere, collaborando con altri locali che nel frattempo avevano aperto nei dintorni. Accoglievo le persone e suggerivo loro cosa andare a vedere nella Valle del Gran San Bernardo. Ho lavorato tanto, con tanta fatica, tutti i giorni. Aprivo alle 7 e chiudevo a mezzanotte. Ma ero soddisfatta: quello era il mio mestiere».