Elezione diretta del Presidente della Regione, da metà aprile potrà partire la raccolta delle 5.277 firme per la proposta di legge
La proposta di legge regionale di iniziativa popolare per la riforma del sistema elettorale valdostano è stata pubblicata giovedì scorso, 24 febbraio, sul bollettino ufficiale della Regione. Lo comunica in una nota il Cre, il Comitato per la riforma elettorale. Ora la palla passa alla commissione procedimenti referendari del Consiglio regionale, che avrà 45 giorni per esaminare il testo di legge, in 22 articoli, e valutarne l'ammissibilità. In caso di esito positivo, a metà aprile, il Comitato potrà inziare la raccolta delle 5.277 firme degli elettori valdostani necessarie affinché la proposta possa proseguire nel suo iter approvativo.
Sulla sua ammissibilità «non ci dovrebbero essere dubbi - fa sapere il Comitato-, visto che c'è il precedente del 2007 in cui proposte di legge di iniziativa popolare in materia elettorale erano già state ammesse dalla commissione dei giuristi». La proposta di legge sarà illustrata nel dettaglio in una conferenza pubblica, prevista venerdì 25 marzo, alla quale parteciperà anche il costituzionalista Giovanni Tarli Barbieri dell'Università di Firenze. «Non si tratta di presidenzialismo - spiega il Comitato - perché non si determina una concentrazione di poteri sulla figura del presidente», ma «il potere legislativo, di indirizzo politico e di atti amministrativi rimangono in capo alla Giunta e al Consiglio».
Quello che cambia «è che il popolo valdostano potrà esercitare un effettivo potere e votare sapendo in anticipo chi viene proposto, da una lista o da una coalizione, per la presidenza - aggiunge -, quale sarà il programma della maggioranza, da quanti assessori sarà composta la Giunta» che sarà operativa «10 giorni dopo la proclamazione dei risultati del voto», mentre «la maggioranza durerà 5 anni».
Per il Comitato si tratta di un'occasione per dare al governo valdostano «maggiore stabilità, più possibilità di programmare e di governare e senza nessun uomo solo al comando». Il potere «rimane collegiale - prosegue la nota - e anzi il presidente potrà nel caso essere sfiduciato dal Consiglio. Inoltre, qualora ricoprisse la carica per due legislature, non potrebbe ricandidarsi neppure come semplice consigliere». E conclude: «Una proposta di legge innovativa e affidata allo strumento più democratico: il referendum popolare. C'è qualcuno che teme la libera espressione del popolo valdostano?».
contro l’uomo solo al comando
Il check-up della maggioranza che regge la giunta di Erik Lavevaz va avanti anche se non a passo di carica. Le forze politiche che sostengono il governo si sono riunite nel pomeriggio di lunedì scorso, 21 febbraio, a Palazzo regionale. Al termine dell'incontro, un comunicato stampa congiunto spiega che è «già programmato un nuovo incontro delle forze di maggioranza, calendarizzato per lunedì prossimo».
L'Union Valdôtaine, i Federalisti Progressisti-Partito Democratico, l'Alliance Valdôtaine-Vallée d'Aoste Unie, la Stella Alpina e Claudio Restano del gruppo misto smentiscono «la narrazione che viene fatta di “stallo”, “paralisi” e “immobilismo”: la governabilità c'è, per quanto non sia risparmiata da ordinarie difficoltà. È indubbio che esistano delle problematiche che i consiglieri regionali e le forze politiche stanno affrontando con prudenza, dialogo e confronto» scrivono i partiti che sostengono, con 19 consiglieri su 35, la giunta.
«Da 16 mesi a questa parte c'è un governo che governa, un Consiglio regionale che legifera e l'attuale maggioranza regionale è composta da 19 consiglieri facenti parte di un'alleanza nata a seguito delle elezioni del 2020» prosegue la nota. «Un'Amministrazione regionale che, oltre a gestire la pandemia, ha proseguito nella sua attività amministrativa in maniera proficua. Basterebbe vedere le migliaia di delibere adottate e le leggi approvate o l'attività costante delle commissioni». La riunione di lunedì scorso, interlocutoria, ha «affidato alle forze politiche l'impegno di supportare la maggioranza nell'attualizzazione del programma di governo, a 16 mesi dall'inizio della legislatura». Servono però «chiarimenti e alcune certezze, delle quali si è ben consapevoli, ma che non si traducono in un vuoto politico o amministrativo».