Ecopedagogia, la dimensione ecologica di educare e ri-educarci

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Siamo proprio nel bel mezzo dell’estate, allora perché non approfittare di questa particolare energia che la pervade e che ci pervade per prendere nelle nostre mani il più possibile del nostro percorso e della nostra esistenza? Proprio la particolare situazione nella quale ci troviamo, nebbia per qualcuno, incubo per altri, incertezza per quasi tutti, presenta anche dei vantaggi, magari nascosti proprio nelle pieghe di questa cascata di informazioni da ogni dove che da tempo ci cade addosso, con gli effetti che abbiamo visto e subito. La quasi totale sfiducia che ormai la collettività prova nei confronti di chi detiene il potere ai vari livelli, siano essi quelli politici, religiosi o giudiziari, per la prima volta ci presenta l’opportunità - per alcuni anche spaventevole - di fare pensare e poi concretizzare scelte personali riguardanti sé stessi, i propri figli e anche altri. Compie quasi trent’anni il termine Ecopedagogia - coniato per la prima volta nel 1992 da Paulo Freire, professore universitario ed importante pedagogista brasiliano - formato da tre parole di origine greca “oikos”/”paidos”/”ago” con i rispettivi significati di: “casa” o “ambiente”, “bambino” e “accompagnare” o “condurre”. Secondo Gaia Camilla Belvedere, laureata in Scienze naturali e in Scienze della formazione primaria, e specialista della stessa, questa indicherebbe «un modo di accompagnare, crescere ed educare, consapevole del campo totale e relazionale in cui è inserita l’umanità. Ogni essere è legato all’altro da relazioni intrinseche che ne determinano la sua costituzione fondamentale; all’interno di questa trama di relazioni, esiste un diritto uguale per tutti di vivere e realizzare i propri fini». Questa percezione e considerazione di tale campo nel quale saremmo inseriti noi e gli altri esseri viventi è proprio il grande assente nei programmi e soprattutto nei progetti di chi decide per noi, nel Presente e per il prossimo Futuro. Non è così difficile, anche se doloroso, immaginare tutto questo dove ci stia portando. D'altronde già diversi segnali allarmanti si erano manifestati in questi ultimi anni, come quello abilmente sottaciuto che l’aspettativa di vita (tanto sbandierata quando era in aumento) proprio nei Paesi occidentali abbia smesso di crescere e stia invece diminuendo. Segno questo che la qualità della vita, intesa nelle sue molteplici componenti, stia manifestando le sue fragilità di base. Ci siamo fatti illudere perché siamo stati condizionati ad avere bisogno di illusioni? Abbiamo lasciato che ci ingannassero perché avevamo troppa paura di vedere oltre la superficie scintillante di quello che ci circondava? Ecco dunque che l'Ecopedagogia, prima di tutto impiegata per ri-educarci e poi per educare le nuove generazioni potrebbe rappresentare quella opportunità che fa e farà la differenza. Sempre Gaia Camilla Belvedere evidenzia come «l’esperienza nella Natura sia anche quella che più di qualsiasi altra favorisce lo sviluppo (soprattutto) di quella intelligenza naturalistica di cui il “nostro” pianeta ha oggi più che mai bisogno che si sviluppi negli esseri umani, per sviluppare sensibilità, apprezzamento e cura verso le specie animali e vegetali ed imparare ad interagire con esse». Tutto questo potrà essere potenziato, in particolare dopo mesi e mesi di isolamento forzato - con i segni e le ferite che lo stesso ha prodotto - creando ovunque reti di scambio, di esperienza, di condivisione e di reciproco apprendimento.

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