E’ partita la lenta ripresa del mondo del vino “La svolta sarà quando arriveranno i turisti”
Il segnale della ripartenza delle attività c’è e la riapertura di alberghi e ristoranti in Valle d’Aosta fa ben sperare per un’estate all’insegna del turismo di montagna. Le incertezze, però, sono ancora molte! Tra chi vede un po’ di luce in fondo al tunnel del Covid - che oggi relega la Valle d’Aosta ancora in zona gialla con l’auspicio che si passi, a breve, a quella bianca - sono i viticoltori. Che guardano all’estate ormai prossima con fiducia, nonostante le perdite economiche subite nei lunghi mesi di chiusura e nonostante le incognite che comunque si profilano ancora all’orizzonte.
«Onestamente, per quanto ci riguarda siamo andati bene. - dice Dino Darensod, presidente della Cave des Onze Communes di Aymavilles - Molte agenzie di viaggio cominciano a chiamare chiedendoci la disponibilità a organizzare delle visite in cantina. Sono contento che Regione abbia deciso di mantenere il contributo del 30 per cento rivolto agli esercenti che acquistano prodotti valdostani. Anche noi saremo coinvolti, poiché si tratta di un aiuto davvero importante per i nostri clienti».
«Il mercato del vino si sta piano piano riprendendo, - afferma Elio Ottin, viticoltore di Porossan di Aosta - nonostante molti ristoranti e alberghi avessero già fatto il pieno dei prodotti lo scorso autunno, in vista di una stagione invernale turistica che di fatto non c’è stata. Tra l’altro, per gli esercenti che comprano i prodotti valdostani c’è, da parte della Regione, un incentivo del 30 per cento. Di riflesso, questo aiuta sicuramente pure noi viticoltori. Quindi, ben venga. La stagione turistica nel mese di giugno non è mai stata forte, ma l’aspettativa c’è per i mesi di luglio e di agosto. Si spera che tutto riprenda e, soprattutto, che il prossimo autunno il Governo italiano non ci riporti alla chiusura, altrimenti perderemmo un’altra stagione invernale che è fondamentale per la Valle d’Aosta».
«Noi - sottolinea Hervé Grosjean della società agricola Grosjean Vins di Quart - stiamo vedendo solo da qualche giorno un po’ di movimento e di entusiasmo che non registravamo da oltre otto mesi, difficili da superare sia dal punto di vista psicologico che economico. Cominciano a chiamare le Pro Loco e qualche associazione in vista dell’organizzazione di piccole manifestazioni. C’è voglia di fare e speriamo che presto si allentino tutte restrizioni in atto, perché abbiamo bisogno di poter lavorare liberamente nel modo giusto».
«Non vediamo al momento una grande ripartenza in Valle d’Aosta mentre ciò sta avvenendo sui mercati italiano e internazionale. - sostiene il viticoltore Luciano Zoppo Ronzero, titolare dell’azienda agricola Piantagrossa di Donnas - È anche vero che i mesi di maggio e di giugno non sono mai facili. Ci aspettiamo qualcosa di più verso fine mese, tuttavia se tutto andrà come l’estate scorsa potremo contare più che altro sul turismo italiano. C’è da dire che alberghi e ristoranti hanno ancora scorte e rifornimenti. La nostra vera ripartenza è legata, quindi alla loro».
Ancora da Donnas, parla Mario Dalbard, presidente delle Caves Coopératives de Donnas. «Circa il 60 per cento della nostra produzione è venduta in ristoranti e bar valdostani. Però le richieste di una certa consistenza da parte di grossisti e di ristoranti, per quanto riguarda il mercato regionale, per il momento non ci sono ancora. Quindi forse gli operatori non sono ancora del tutto pronti alla ripartenza. Per il resto contiamo sull’esportazione e qualche ordine è già arrivato dagli Stati Uniti. Abbiamo però buone speranze per l’estate e nell’arrivo dei turisti».
«Trovarsi prossimamente con una stagione invernale con un’altra chiusura sarebbe davvero un disastro. - paventa Giulio Corti, responsabile commerciale di Les Cretes di Aymavilles - Io vedo l’estate sicuramente in positivo. Ci sarà sicuramente una boccata di ossigeno e ci auguriamo che ci siano poi anche le energie perché molto spesso sento parlare della necessità degli aiuti che in qualche modo sono stati rappresentati dal comparto regionale. Siamo stati fermi troppo tempo. Capiamo tutti il problema sanitario, ma non abbiamo mai vissuto un inverno da “chiusi” e ci siamo resi conto di quanto la stagionalità e l’inverno siano importanti per il nostro mercato. Purtroppo, la cantina e la campagna non stanno ferme. Siamo orgogliosi di avere affrontato questo lungo periodo di chiusura a pieno organico: una trentina di persone!».