E’ iniziata la stagione dell’inarpa con i timori per il clima e i lupi
La stagione dell’inarpa è iniziata. Le montagne della Valle d’Aosta riecheggeranno nei mesi d’estate del suono dei campani degli animali d’allevamento al pascolo. Una tradizione che si ripete da sempre e che rende felici gli allevatori valdostani. La stagione è in leggero ritardo per via del clima non favorevole di questo mese di maggio.
«Che stagione sarà? Dipenderà dal tempo, perché alla natura non si comanda. - dice Omar Tonino, presidente dell’Association Régionale Eléveurs Valdôtains - Arev - L’inarpa è sempre un momento particolare. Che crea tensione perché c’è tanto lavoro per i preparativi, ci sono preoccupazioni e speranze di come possa andare. L’allevatore aspetta questo momento, perché chi lo fa ce l’ha nel cuore il fatto di salire in montagna d’estate. Io stesso sono un allevatore e il 10 giugno salirò con la mia mandria, da Donnas all’alpeggio “Gran Cortod”, nel Comune di Torgnon. E non vedo l’ora! Ora si spera nella ripresa del turismo, perché molti allevatori fanno anche la vendita diretta in alpeggio dei propri prodotti. Il lupo, invece, è una continua preoccupazione: sappiamo che c’è e che è dappertutto. E la legge sulla gestione del lupo approvata di recente dal Consiglio regionale non è quella che risolverà i nostri problemi. Si spera però che chi subirà dei danni sia almeno ripagato economicamente».
Non vede l’ora di fare l’inarpa all’interno del Parco Mont Avic Michel Nuzzi, allevatore di capre di Issogne, che salirà con le sue 50 capre e 17 bovini, tra qualche giorno all’alpeggio Prà Oursie, nel versante dell’area protetta a Champdepraz. «Lassù a Prà Oursie produrrò toma, prodotti freschi e formaggi di capra. - dice - Ho l’opportunità di vivere una bella esperienza in un ambiente naturale davvero unico. Sono felice di avere fatto questa scelta, per me e la mia famiglia».
Salirà in alpeggio, a Pré, nel Comune di Fontainemore, Alfredo Girod, che proprio l’estate scorsa ha dovuto fare i conti con l’uccisione del proprio cane pastore, in seguito a un atto predatorio a opera dei lupi. «Io, andrò quasi certamente in alpeggio sabato prossimo, 5 giugno, - anticipa Alfredo Girod - ma il mio stato d’animo è di paura per i manzi che, per forza di cose, dovrò lasciare sempre all’aperto, non avendo una stalla per loro a disposizione. Cosa che invece ho per le 40 mucche da latte. Con me avrò altri 2 cani, ma sono ancora giovani e devono ancora imparare bene il mestiere di pastori. Spero di non rivivere un’esperienza come quella dello scorso anno!».
In alpeggio, a Met, a Sarre, è, invece, già salito con la mandria di 111 bovine da latte e una ventina di manzi Remo Dalbard, allevatore di Pollein. «Resterò lassù con gli animali fino al prossimo 15 ottobre - parole di Remo Dalbard - sempre che il tempo me lo conceda, perché alla natura non si può comandare. Non mi spaventa la presenza del lupo, perché tutti gli animali sono sempre chiusi in stalla quando non sono al pascolo e custoditi con la mia continua presenza e quella di chi lavora lassù con me».