“E’ il momento di investire sulla mela, il frutto che fa convivere la tradizione con la modernità”
«I punti di forza delle mele valdostane sono tanti tra i quali clima, qualità e salubrità. Mi risulta che la candidatura per avere una Igp dellapunti a garantire disciplinari abbastanza rigidi, congruenti con interventi minori rispetto altri territori. C’è un mercato favorevole, perché è evidente che produzioni sane e tipiche si portano appresso la “nouvelle vague” del cibo elemento identitario, ma contemporaneamente anche come porta stretta della dimensione salutistica». Lo ha detto Marco Baldi, responsabile Area economia e territorio della Fondazione Censis, in occasione dell’incontro “Le mele della Valle d’Aosta” che si è svolto lunedì scorso, 13 dicembre, all’Institut agricole régional di Aosta.
L’incontro - promosso dall'Osservatorio sul sistema montagna Laurent Ferretti della Fondazione Courmayeur Mont Blanc, in collaborazione con l’Iar e il Censis - ha fornito l’occasione per mettere in luce il simbolo della frutticoltura montana, nell’ambito di un progetto biennale di ricerca e per approfondire le nuove prospettive della coltivazione delle mele in Valle d’Aosta tra tradizione e innovazione.
Dopo i saluti iniziali di Lodovico Passerin d’Entrèves, presidente del Comitato scientifico della Fondazione, del presidente dell’Institut Agricole, René Benzo, e dell’assessore all’Agricoltura e Risorse naturali Davide Sapinet, il compito di moderare la tavola rotonda è toccato a Mauro Bassignana, direttore della sperimentazione dell’Institut
Al tavolo dei relatori si sono quindi alternati operatori del settore, ricercatori, rappresentanti della comunicazione, della ristorazione e della cosmesi.
In più occasioni è stato ribadito il concetto di come la frutticoltura di montagna e, dunque, la tradizione valdostana di coltivare la mela possano andare a braccetto con la modernizzazione e la ricerca di risultati importanti sotto l’aspetto della qualità, della produttività della trasformazione e della commercializzazione.
«Anche le ricerche nazionali del Censis - ha spiegato Marco Baldi - portano a pensare che ci sia un rinnovato interesse per l’agricoltura. In una veste nuova, avanzata con il supporto della tecnologia digitale e della capacità di commercializzare qualcosa a grande distanza e a questo i giovani si stanno appassionando. Mettere a dimora un meleto significa avere un periodo di tempo sufficientemente lungo per poterlo mandare in produzione e quindi sostenere dei costi senza un ritorno immediato. Quando parliamo di rese per ettaro, la media certe volte non dice nulla. Ci sono aziende che non investono e quindi avranno rese basse, altre che hanno investito e continuano a investire e sono paragonabili a realtà del Trentino Alto Adige. La coltivazione della mela in Valle d’Aosta è caratterizzata da un forte aspetto identitario. E ciò che noi del Censis abbiamo rilevato è un rinnovato interesse delle famiglie e dei giovani e questo lo riscontriamo non solo nella melicoltura, ma anche in altre attività agricole».
La Cofruits annovera 80 soci che conferiscono circa 15mila quintali di mele (il 60 per cento di Golden delicius, il 30 per cento di Renetta Canada e altre qualità per il restante 10 per cento) su una superficie di 50 ettari tra Saint-Christophe e Avise. Circa il 40 per cento delle mele sono commercializzate nei punti vendita della Cofruits, il resto lo prende la grande distribuzione.
«Della mela non buttiamo via niente: - ha sottolineato il presidente della Cofruits, Renzo Bionaz - perché trasformiamo tutto in mela essicata, succhi di frutta, polpa di mele aceto di mele, liquore di mele, confetture».
Sabina Valentini e Ivan Barrel dell’Institut Agricole hanno relazionato in merito agli aspetti nutraceutici e varietali della mela valdostana, mentre Denis Falconieri ha parlato della promozione dei territori attraverso i prodotti tipici.
Anche la pasticceria fa la sua parte nel campo della mela. All’incontro di lunedì scorso, infatti, il tema pasticceria con la mela è stato affrontato da Paola Parovina e Filippo Oggioni, di Aosta, rispettivamente cheffe della Patisserie d’Europe e chef del ristorante Vecchio Ristoro.