Dopo le dimissioni di Erik Lavevaz è «tutti contro tutti» nell’Union
Il presidente della Regione, Erik Lavevaz, formalizzerà le sue dimissioni all'inizio della prossima settimana. Parola di Cristina Machet, presidente dell'Union Valdôtaine. Lo ha detto al termine della riunione del Comité Fédéral di giovedì scorso, convocato per fare il punto sulla crisi.
«E' una fase difficile e delicata. - ha spiegato Cristina Machet - Lunedì è convocato il Conseil Fédéral: sarà un momento di confronto con la base e speriamo di ripresa». «Il presidente Erik Lavevaz - ha aggiunto - è una persona seria, se ha annunciato le dimissioni le darà, non c'è margine per tornare indietro. Io devo pensare al bene dell'Union Valdôtaine, movimento che è in grande difficoltà, bisogna riconquistare la fiducia degli elettori. Ora lo scenario politico è cambiato con le dimissioni, in questo momento si riparte da zero».
Proprio così, si riparte da zero. Quando verranno depositate le dimissioni in Regione, partiranno i 60 giorni entro i quali i partiti devono dare un nuovo governo alla Valle d’Aosta. Altrimenti elezioni. In questi 60 giorni, l’attuale Esecutivo resterà in carica per l’ordinaria amministrazione.
Ma la notizia è che con le dimissioni di Erik Lavevaz è partito il «tutti contro tutti» all’interno del Mouvement.
Il Presidente uscente nella lettera consegnata ai vertici dell’Uv lancia pesanti accuse a una parte del gruppo consigliare. Nel mirino chi ha sempre «spinto» per l’accordo con Lega e Forza Italia: Aurelio Marguerettaz, Giulio Grosjacques, Renzo Testolin e ora anche Roberto Rosaire. Che secondo i bene informati mirano a una maggioranza «a 26»: i 13 di Lega più Forza Italia e i 13 autonomisti: ovvero tutti tranne i 5 del Pd ora in maggioranza, le 2 consigliere di Progetto Civico Progressista, Claudio Restano e Carlo Marzi.
«In questi ultimi giorni parte del gruppo dell'Union Valdôtaine in Consiglio Valle ha avanzato proposte per nuove composizioni di governo. - è l’accusa di Lavevaz (a destra il testo della lettera) - Si tratta di un'azione avviata senza alcuna condivisione politica, ma soprattutto con il solo obiettivo di minare ulteriormente questa maggioranza e di manifestare che secondo questa visione parziale l'unica strada possibile è un patto con la destra».
Lunedì la parola passerà al Conseil Fédéral, il parlamentino unionista, convocato per le 20 nella biblioteca di viale Europa ad Aosta. La base del Mouvement avrebbe dovuto semplicemente scegliere tra le 2 ipotesi: allargamento a Pour l’Autonomie oppure al centro destra. Ora dovrà occuparsi della crisi del movimento.
La replica dei dissidentiIl presidente della Regione Erik Lavevaz, «comunicando le dimissioni al Comité e addossando tutte le responsabilità al gruppo consiliare, ha fatto un atto molto scorretto non solo nei confronti di eletti che hanno sempre lavorato per assicurare una buona amministrazione della Regione difendendo in ogni circostanza il presidente, il governo e la maggioranza, ma anche dell'intero movimento e della comunità valdostana tutta». In una lettera di una decina di pagine, consegnata al Comité Fédéral dell'Union Valdôtaine, i consiglieri regionali del Mouvement Giulio Grosjacques, Aurelio Marguerettaz, Roberto Rosaire e Renzo Testolin rispediscono al mittente le accuse di Lavevaz secondo cui ad ostacolarlo nel suo mandato sarebbe stato il suo gruppo consiliare.
«Se vogliamo analizzare il ruolo del Presidente della Regione in questi mesi - prosegue la lettera - possiamo tranquillamente affermare che è stato svolto in modo molto defilato, quasi notarile, poiché i provvedimenti più importanti e i dossier più delicati sono stati portati avanti e gestiti dagli assessori». Per i consiglieri dell'Uv, non si è riusciti «a gestire provvedimenti amministrativi che potessero dare delle risposte concrete ai nostri cittadini, risposte che immancabilmente risultavano fornite da esponenti politici appartenenti ad altri partiti o movimenti». E proseguono: «Questa maniera di amministrare è stata una caratteristica del presidente Lavevaz: nelle riunioni raramente interveniva per primo e quasi mai proponeva gli indirizzi o formulava proposte».
Quanto alla risoluzione della crisi politica, «nella propria lettera il presidente Lavevaz insiste molto sulla incompatibilità dei valori e degli ideali del nostro movimento rispetto ad una possibile alleanza con le forze di centro destra presenti in Consiglio, che lui oggi definisce di destra ed estrema destra», spiegano Grosjacques, Marguerettaz, Rosaire e Testolin. «Dovremmo chiedergli se sono le stesse forze che lui stesso incontrava nel maggio-giugno 2022 e che era disponibile a portare in maggioranza mantenendo la presidenza in capo a se stesso, nonostante le innumerevoli dichiarazioni dei mesi precedenti di assoluta e totale indisponibilità ad assumere tale incarico in caso di un accordo con la Lega».
Quello di Erik Lavevaz, si legge ancora, «sembrerebbe, più che un gesto di alto concetto morale e politico, un modo molto sbrigativo per uscire da una situazione di estrema solitudine che lo stesso presidente si è costruito attraverso comportamenti e relazioni mai nemmeno cercati con i propri colleghi consiglieri del gruppo e un modo alquanto poco brillante per evitare di affrontare il problema delle dimissioni di Barmasse», assessore regionale alla Sanità, «che, come dallo stesso annunciate, sarebbero state presentate il prossimo lunedi 23 gennaio». Forse, prosegue la lettera, è «più semplice dimissionare, passare come la vittima sacrificale di turno e dire che la colpa è tutta degli altri che vogliono qualcosa di sicuramente sbagliato soltanto perché non corrisponde alla propria visione politica e senza fare il minimo gesto di autocritica per una gestione politico-amministrativa che raggiunge con difficoltà la sufficienza: anziché affrontare le criticità è forse più semplice lasciare agli altri la soluzione del problema ed ergersi a paladino dei principi unionisti».
I 4 consiglieri sostengono che «giocare la carta del vittimismo è un'azione che da sempre crea simpatia e solidarietà ma, trattandosi di argomenti che riguardano tutta la comunità valdostana, dobbiamo domandarci se queste dimissioni siano la conseguenza di trame o macchinazioni di ambiziosi e poco corretti consiglieri regionali che, paradossalmente, non hanno mai fatto mancare il loro voto ed il loro sostegno operativo in aula e fuori dalla stessa per garantire il buon esito di provvedimenti legislativi e amministrativi oppure, come appare di tutta evidenza da più parti della stessa maggioranza, siano una (forse tardiva) presa di coscienza di una palese inadeguatezza ad esercitare il ruolo di presidente della Regione».
La formalizzazione delle dimissioni da parte del presidente Lavevaz «ha ufficialmente aperto una crisi politica che è da addebitare per intero al suo comportamento e che noi consiglieri, con il senso di responsabilità che ci ha fino ad oggi contraddistinti, cercheremo con tutti i mezzi a nostra disposizione di risolvere». I 4 consiglieri ricordano che «in Valle d'Aosta fare il Presidente della Regione è un compito molto impegnativo e impone grandi capacità di governo e di mediazione oltre all'assunzione di responsabilità che spesso sono così grandi da far tremare i polsi anche alle persone politicamente più esperte e preparate: è quindi necessario ma non sufficiente essere delle brave persone con le mani pulite se le mani si tengono sempre in tasca». E concludono: «Probabilmente fare la vittima è utile da un punto di vista elettorale ma non permetterà di fuggire dal giudizio della storia e dalla necessità di governare la nostra comunità con coraggio, determinazione e soprattutto con grande impegno ed onestà, sia morale che intellettuale».
Priorità autonomista
«Per Alliance Valdôtaine, di cui sono coordinatore, e VdaUnie, l’obiettivo prioritario rimane la ricomposizione dell’area autonomista» afferma dal canto suo Albert Chatrian. «Metteremo in campo tutte le nostre energie per questo fine, così come sul piano amministrativo, per risolvere la crisi. In che modo? Innanzitutto lavorando per allargare la maggioranza a Pour l’Autonomie, coerentemente con il nostro primo obiettivo che come detto è la ricomposizione dell’area autonomista. Per il resto, non vi sono veti ad altre forze. Tuttavia, se siamo coerenti, prima di immaginare un cambio radicale di maggioranza, dobbiamo confrontarci tra autonomisti, in un percorso di riunificazione, credibile e trasparente, che partendo dall’Union deve estendersi a tutti i soggetti che condividono gli stessi ideali. E tornando all’ambito amministrativo, mi sembra giusto riconoscere la correttezza degli attuali partner di governo, sia dal punto di vista politico che programmatico».