«Dopo aver “fatto il tagliando” alla maggioranza a diciannove, valuteremo la necessità o l’opportunità di allargamenti»
Il 21 ottobre del 2020 Erik Lavevaz diventava Presidente della Regione. In questi 12 mesi ha avuto a che fare ancora con l’emergenza Covid. E non sono mancate le fibrillazioni politiche, tanto che la maggioranza con la quale era partito è già in discussione. Insomma, per certi versi niente di nuovo rispetto a ciò che ci si doveva lasciare alle spalle. E’ comunque il momento di fare un primo bilancio.
Un anno dopo, quale aspetto di questo “mestiere” ha trovato particolarmente difficile? E quale invece le offre le più grandi gratificazioni?
«È inevitabile che le difficoltà più grandi siano legate alla necessità di lavorare in un contesto di emergenza perdurante a causa della pandemia. È uno scenario inedito, che ha costretto anche l’Amministrazione a fare i conti con un altissimo grado di incertezza e di continui aggiustamenti. Aver avuto poca autonomia nella gestione delle risposte alla pandemia nello scorso inverno non ci ha permesso di reagire con la rapidità che le nostre dimensioni avrebbero permesso.
Le gratificazioni vengono dal contatto con le persone, dagli apprezzamenti che arrivano attraverso i canali più diversi per quanto viene fatto. Trovarsi in un punto centrale del tessuto amministrativo regionale permette di cogliere la complessità della nostra società, che anche se piccola è capace di generare ottime idee e grandi entusiasmi. Cogliere queste energie consente di rigenerare lo slancio con cui ognuno di noi lavora.
A questo si aggiungono soddisfazioni più puntuali: l’essere riusciti a sbloccare alcune questioni che erano ferme da tempo, come quella dell’ospedale, dando una direzione e una prospettiva a elementi centrali per la vita dei valdostani».
Ora che guida la macchina amministrativa da un anno, cosa cambierebbe di questo grande meccanismo? Cosa non è più al passo con i tempi?
«La macchina amministrativa regionale è complessa, e al suo interno vi sono anche professionalità di eccellenza e capacità di visione che uniscono l’esperienza e l’energia. Ma i fronti di lavoro, per mettere al passo con i tempi il sistema, sono molti: occorre partire da uno snellimento generale delle procedure, attraverso semplificazione e sburocratizzazione. Non c’è una soluzione rapida, ma bisogna mettere mano alle strutture unendo soluzioni puntuali a un quadro più generale. In questo, di certo, l’emergenza non ha aiutato: i carichi di lavoro sono legati alla contingenza e sono estremamente diversi rispetto al passato, e programmare è diventato ancora più difficile. Occorre razionalizzare anche l’utilizzo del personale, una volta usciti da questo momento specifico, adeguando le strutture alle nuove esigenze di lavoro: questo richiederà uno sforzo da parte dei dipendenti, ma permetterà di muoverci verso una maggiore efficienza e una valorizzazione delle competenze che nei prossimi mesi verranno portate da chi entrerà a far parte del personale».
Si è trovato ancora nel pieno della gestione Covid. Adesso la patata bollente è la questione “no vax e lavoro”. Da ieri venerdì 15 ottobre il Green pass è obbligatorio sui luoghi di lavoro. Negli uffici pubblici, a partire dai Comuni, spesso i “no Green pass” sono in percentuale importante, con il rischio di paralizzare gli enti. Come gestirete questo passaggio?
«Si tratta di un passaggio delicato, ma che si basa sulla coscienza che una grandissima parte del personale del comparto regionale è attiva nel cercare di fare in modo che tutto si svolga con regolarità e che i servizi vengano garantiti. La difficoltà sta nel non poter prevedere con congruo anticipo la carenza di personale: per questo non è possibile mettere in campo contromisure efficaci in modo strutturale. Gli uffici hanno lavorato per limitare i disservizi che possono essere possibili: la prima giornata però si è svolta regolarmente e non ci sono state criticità particolari. Per questo il mio ringraziamento a chi, con senso di responsabilità e senso civico, ha aderito alla campagna vaccinale o ha programmato un percorso per non interrompere la propria attività lavorativa. Se vediamo spazi di normalità, oggi, è grazie a chi ha scelto di vaccinarsi e di farsi carico di una parte di questa responsabilità comune».
Politica: dalle opposizioni dicono che questa Giunta è in crisi. Dia ai valdostani un termine entro il quale pensa di risolvere – e come - la questione dell'Assessorato dell'Ambiente. E che messaggio vuole mandare a Chiara Minelli ed Erika Guichardaz, ormai fuori da questa maggioranza?
«Al di là della dialettica politica, è evidente che la Giunta non sia in crisi: le strutture sono pienamente operative, e questo è dimostrato dalla quantità e dalla qualità degli atti che vengono licenziati ogni settimana. In questi mesi abbiamo consolidato una base di 19 consiglieri che hanno ribadito il proprio sostegno all’azione di governo, che quindi ha potuto proseguire con solidità. Nelle prossime settimane ci sarà un confronto, anche con le forze politiche che continuano a sostenere il progetto di questa Giunta, per trarre le prime somme di cosa è stato fatto in 12 mesi. Sul tavolo ci sarà anche la riassegnazione delle deleghe che erano della Consigliera Minelli, con i 2 dipartimenti che dipendevano da lei che hanno continuato a lavorare. Dopo aver “fatto il tagliando” alla maggioranza a 19, valuteremo la necessità o l’opportunità di allargamenti».
Dopo le tensioni del passato legate alla cosiddetta legge “anti Dpcm”, come sono i rapporti con Roma? E la collaborazione con la deputata Elisa Tripodi dopo le ultime polemiche legate a Cime Bianche?
«I rapporti con il Governo centrale sono articolati e le questioni aperte sono tante. Il riavvio dei lavori della Commissione Paritetica ha permesso di riprendere in mano questioni ferme da tempo, e il confronto si fa attraverso più canali. In questo è centrale il ruolo della Conferenza Stato-Regioni, che è un efficace mezzo di confronto con Roma: nella Conferenza il clima è costruttivo, con dinamiche di condivisione che sono capaci di andare al di là degli schieramenti politici dei diversi Governatori. È una rete di lavoro che consente di affrontare problemi concreti senza contrapposizioni aprioristiche. La Deputata e il Senatore possono e credo debbano essere portatori delle istanze valdostane presso il Governo, specie se ne sostengono l’operato. Non condivido l’iniziativa, pur legittima, dell’onorevole Elisa Tripodi su Cime Bianche: credo quest’azione sia indebolita in partenza dal fatto che non sia stata avviata da un confronto con l’Amministrazione regionale».
Francophonie: il 20 e 21 novembre la Tunisia ospiterà il prossimo Sommet de l'Organisation Internationale de la francophonie, appuntamento al quale in passato la Valle d'Aosta era presente. Vi prenderà parte?
«Stiamo riprendendo in mano dei rapporti transfrontalieri che hanno la francofonia al centro. Personalmente, credo molto che il bilinguismo valdostano sia un’opportunità di confronto e di arricchimento. Dubito che gli impegni del mese di novembre mi permetteranno di partecipare personalmente all’appuntamento in Tunisia, ma ci siamo attivati per rinvigorire reti come quella del Conseil Valais – Vallée d’Aoste e dell’Espace Mont-Blanc, che ho avuto modo di seguire direttamente in questi mesi attraverso l’interim dell’Assessorato. Anche la recente visita dell’ambasciatore francese in Italia è segno di questa attenzione, che vogliamo continuare a coltivare per ribadire come la conoscenza di una lingua come il francese non sia solo un’eredità della nostra storia, ma anche un prezioso strumento per affrontare il mondo contemporaneo».