Donne, più donne

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In un’Italia arretratissima in cui Firenze è l’unica grande città guidata da una donna, con numeri di presenza femminile nella politica al di sotto anche dei paesi baltici, nonostante le leggi ne regolino la presenza; in Valle d’Aosta raggiungiamo il solito primato negativo.

Infatti solo l’8,5 per cento delle componenti del Consiglio regionale è donna, ponendoci all’ultimo posto tra le regioni Italiane.

Non che altrove vada meglio rispetto alle modernissime città del nord Europa ad esempio, con cui si crea un abisso fra diritti e anche opportunità.

In Italia è il sistema sostegno sociale e lavoro che non funziona, oltre alla cultura. La Valle d’Aosta non fa evidentemente eccezione se le donne si attivano poco in politica e ancor meno se non vengono votate.

Nella nostra Giunta, l’organo supremo di governo, non vi è neanche una donna a rimarcare come il soffitto di cristallo si faccia sempre più spesso se si tende alla vetta.

La Valle d’Aosta, nel 2003 fu antesignana delle quote rosa, segnò quindi un punto di partenza per la parità di genere, che oggi però, a distanza di 21 anni, non ha portato quasi nessun risultato tangibile.

La doppia preferenza di genere va inserita all’interno della legge elettorale per il Consiglio Valle, tuttavia le persone vanno sensibilizzate riguardo ad una questione di cui si parla pochissimo. Mentre la discussione è attiva a livello europeo proprio in questi giorni (commissari e deleghe) è il momento che in Italia tutta e sopratutto nella nostra regione si cominci a ridiscutere della parità di genere e quindi di opportunità.

Pare, leggendo i dati Italiani, che più siano piccoli i Comuni meno siano le donne partecipative, dato che farebbe pensare ad una questione culturale, non semplicemente di agevolazione sociale alla carriera.

Che in Valle d’Aosta non si esprimano se non pochissime donne in politica è quindi una questione che deve toccare le coscienze comuni prima ancora delle norme, che a livello nazionale sono ben presenti, perché ognuno si chieda se impegno civico attivo, e anche passivo al voto, non siano mortificati da una sorta di provincialismo che tende a restare sempre uguale a se stesso.

Siccome tra meno di un anno saranno le elezioni regionali e vicine quelle comunali sembra essere questo il tempo opportuno per aprire un ragionamento serio sul tema.

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