Donna d’impresa e di poesia: si è spenta Graziana Revil
“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Un modo di dire fin troppo usato ma che si adatta perfettamente alla descrizione di Graziana Revil, vedova di Oreste Dherin, creatore e titolare di una delle più grandi imprese edili valdostane, scomparso nel 1991. Instancabile lavoratrice, donna di carattere e di polso, con un’innata attitudine al commercio, era la colonna portante della famiglia e una presenza fondamentale per l’azienda. Si è spenta domenica scorsa, 22 novembre, all’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta, dove era ricoverata dopo essere stata testata positiva al Coronavirus, risultato alla fine letale per lei che da tempo soffriva di una bronchite cronica. I suoi funerali sono stati celebrati nella mattinata di mercoledì scorso, 25 novembre, nella Collegiata di Saint Gilles, a Verrès, il paese in cui viveva. Con lei se ne va un’altra testimone di un mondo che ormai non c’è più e che sta scomparendo un pezzo dopo l’altro a causa di questo virus che si sta portando via, in silenzio, tanta parte della nostra memoria collettiva.
Era nata il 5 novembre del 1929 a Montjovet e ha passato l’infanzia e l’adolescenza a Brusson. Tempi duri, caratterizzati da un rapporto difficile con il padre commerciante di bestiame e dal grande amore per la madre, scomparsa quando lei era ancora una ragazza.
Anni descritti nel suo libro “Il breve arco del sole”, pubblicato nel 1973, in cui si possono leggere episodi che oggi paiono incredibili: come quando, bambina, veniva mandata da sola nel Biellese e nel Vercellese a pascolare per tutto l’inverno il gregge di 180 pecore del padre. Sullo sfondo la guerra con la sua ombra minacciosa, che a tratti si concretizzava, come quel giorno in cui una pattuglia di militi fascisti la prese a schiaffi per farsi dire dove si erano diretti due fuggiaschi: lei rimase zitta, forte fin da ragazza.
Poi l’incontro con Oreste Dherin, da cui ha avuto i tre figli Lino nel 1953, Renato nel 1957 e Giuseppe nel 1961. Donna d’altri tempi, si occupava in particolare degli aspetti commerciali dell’impresa stradale con sede a Verrès. Avevano anche le cave di marmo, prima a Montjovet e poi a Gressoney.
Carismatica e determinata, con la battuta pronta, schietta e diretta nell’esprimere le proprie opinioni, era la classica “donna di una volta”, che sapeva essere il fulcro di una grande famiglia con un’azienda tra le più importanti della nostra regione.
Non aveva però perso la mentalità concreta delle origini contadine, con l’attenzione nella cura della casa, nel cucinare (celebri i suoi grandi pranzi di lavoro) e fare conserve per l’inverno.
Ha sempre anche nutrito la sua indole artistica, continuando - anche dopo la pubblicazione de “Il breve arco del sole” a scrivere poesie che rivelavano una marcata sensibilità, come pure scrisse i testi di canzoni musicate da Eugenio Sacchetti, come “Montagne Valdostane” e la “Bella valdostana” uscite in disco 45 giri.