Don Silvio Perrin, addio con rammarico «Da tre anni non celebro un matrimonio»
Giovedì 4 agosto scorso monsignor Franco Lovignana, vescovo di Aosta, ha accolto le dimissioni da parroco di San Cassiano in La Salle presentate dal canonico Silvio Perrin mercoledì 3 agosto. Don Silvio Perrin, classe 1929, ordinato sacerdote nel 1953, era parroco di La Salle dal 1957. Le dimissioni saranno effettive da domani, domenica 14 agosto, giorno in cui don Paolo Viganò inizierà il suo ministero di parroco di La Salle, nominato con decreto di venerdì 5 agosto. Don Paolo Viganò conserverà anche la precedente cura pastorale delle parrocchie di Santa Maria Assunta in Morgex e di Sant'Orso in La Salle/Derby, variando l'incarico da amministratore parrocchiale a parroco.
Da 65 anni a La Salle«Sono affezionatissimo a questo paese, nonostante gli alti e i bassi. Avrei voluto convertire la gente ma non ce l'ho fatta». Dopo 65 anni alla guida della parrocchia di San Cassiano di La Salle e 93 anni sulle spalle, don Silvio Perrin, prossimo alla pensione, affida ad un video diffuso sui social i saluti ai suoi parrocchiani.
«La situazione del territorio è abbastanza triste - spiega - perché abbiamo tutto il necessario per i vecchi e per i giovani ma in realtà la gente non ha più voglia né di pregare, né di pensare al Signore o che ci sarà un'eternità davanti alla quale dovrà presentarsi. Questa è una situazione generale che riguarda tutto il mondo direi».
E, pensando in generale alla Valle d’Aosta, afferma: «Da noi la pratica religiosa continua a diminuire, il seminario è chiuso da tre anni, cosa che non è mai capitata da secoli, mancano i preti e quelli che ci sono devono prendersi tre parrocchie». Per don Silvio Perrin, «la situazione non migliorerà». E aggiunge: «Come sacerdote mi dispiace enormemente, perché invece di avere dei buoni cristiani avrò dei buoni civili forse, ma poco praticanti e poco amanti di Dio».
L’aiuto di Maturino Blanchet
Nella sua lunga carriera alla guida della parrocchia di La Salle, don Silvio Perrin si è adoperato per la costruzione della casa famiglia e dell'oratorio. Arrivò a La Salle nel novembre del 1957, vice parroco proveniente dalla Parrocchia di Châtillon. Nei suoi 65 anni in Valdigne ha vissuto e partecipato alla vita sociale di questa comunità. Nativo di Torgnon, era abituato alla montagna, però questa zona della Valle d’Aosta era per lui un territorio nuovo da scoprire, da canonizzare. All'inizio, un po' preoccupato, cercò il conforto del vescovo, monsignor Maturino Blanchet che gli disse: «Vous avez le plus bel etable di Valdigne, priez et ayez foi en la providence». Don Silvio Perrin cominciò così il suo lungo cammino pastorale vissuto su 2 piani paralleli: la vita sociale e quella cristiana della fede assoluta. Ha sempre considerato il credo come forza da cui attingere tutte le sue scelte. Oltre che degli interventi a favore degli anziani si è preoccupato anche dei giovani utilizzando e ristrutturando la vecchia cappella, sconsacrata, dei Penitenti, nel centro del paese facendo nascere l'Oratorio della Valdigne. Non si è fermato neppure di fronte alla richiesta di costruire una scuola in Madagascar e casa Betania per ospitare orfanelli in Romania.
E, ancora, di rimettere a nuovo le 18 cappelle votive presenti nei villaggi. Al suo arrivo nella sua nuova Parrocchia il primo nome che trascrisse nell'elenco dei battezzati fu quello di Franco Lovignana, non sapendo che sarebbe diventato Vescovo di Aosta. Tre anni fa un'altra vocazione, quella di don Alessandro Valerioti, ora vice parroco a Châtillon, Pontey, Montjovet e Saint-Denis.
«Oggi contano le cose materiali - prosegue, con un po' di rammarico - è molto più facile sistemare la chiesa, la casa parrochiale e le tante cappelle che abbiamo che non convertire un'anima dal lato spirituale».
E spiega ancora don Silvio Perrin: «Mi viene male al cuore quando nel campo sportivo della parrocchia, che è bene che ci sia, vedo tanti ragazzi che giocano a calcio ma quando viene il momento di portarli in chiesa o vanno via oppure vengono quel momento e basta, poi è tutto come prima. E la cosa più impressionante, che non riguarda solo La Salle, è che una volta fatti i sacramenti i ragazzi ci salutano e ci dicono “Ciao prete ci vedremo forse al matrimonio” e oggi come oggi è stato abbandonato anche quel sacramento. Sono tre anni che non celebro un matrimonio in paese».
Voglio restare a La Salle
Nei piani del sacerdote rimane la voglia di rimanere ad abitare in paese: «Il Priorato di Saint-Pierre è molto bello ma mi sa di prigione - dice - qui invece conosco tanta gente che spero venga a trovarmi e con cui si possa costruire quell'amicizia vera, che forse non c'è stata quando ero sacerdote, ma che potrà crearsi ora che sono diventato uno di loro, che prega con loro».