Don Isidoro Mercuri Giovinazzo e la «pastorale social»
«Per il corpo ammalato occorre il medico, per l’anima l’amico. La parola affettuosa sa curare il dolore»: don Isidoro Mercuri Giovinazzo, responsabile diocesano della Pastorale sanitaria nonché parroco di Charvensod e di Pollein, ricorre a questa frase del commediografo greco Menandro per spiegare un’iniziativa che sta portando avanti in questi giorni di quarantena. Ogni giorno il sacerdote raggiunge parrocchiani, amici, medici, infermieri e operatori sanitari - è anche cappellano dell’ospedale Beauregard e presidente nazionale dell’Associazione italiana Pastorale sanitaria - proponendo loro un breve video con il commento alla parola di Dio, una riflessione o una catechesi. «Ho voluto rispondere a una esigenza dei fedeli che, pur non potendo in questo periodo partecipare alla Messa, hanno bisogno più che mai di incontrare Gesù e di ricevere la sua carezza. Ho quindi iniziato a mandare il primo video messaggio ad alcuni indirizzi della mia rubrica: la risposta, da parte di tutti, è stata subito entusiasta. In poco tempo sono arrivato a milleottocento persone raggiunte ogni giorno, che ricevono il messaggio attraverso diverse liste broadcast: si tratta non solamente di valdostani, ma anche di amici residenti in altre regioni d’Italia e in diversi paesi d’Europa. Nonostante le frontiere chiuse ci ritroviamo uniti. Proprio poco fa ho ricevuto un riscontro dalla Scuola dei Piccoli Cantori di Montserrat, in Catalogna: la catechesi sui frutti dello Spirito Santo, che io avevo registrato per dare continuità al percorso di Quaresima con i bambini delle mie parrocchie, è stata infatti utilizzata per i cresimandi spagnoli. Molte persone hanno inoltrato a loro volta i messaggi ai loro contatti personali e così questa rete di amicizia nella fede si è ancora ampliata. Tutto questo mi fa pensare a come le parole possano diffondersi velocemente, più rapide del terribile virus che tanto ci spaventa».
Proprio alla paura don Isidoro Mercuri Giovinazzo ha dedicato una delle sue prime riflessioni, esortando i fedeli a sfruttare questo momento di grande incertezza per guardare nel proprio cuore, per superare i pregiudizi e le false credenze e soprattutto per incontrare Dio. «All’ombra della paura – prosegue il sacerdote - si nasconde la virtù della prudenza, a cui tutti siamo chiamati in questo momento: il non uscire, il non avere relazioni di contatto impone uno sforzo immane, che però è necessario per proteggere gli altri, specialmente i più deboli. La paura trova poi un riscontro positivo nell’unità e nella collaborazione, che possiamo offrire e ricevere anche attraverso le moderne tecnologie. La paura non deve paralizzare, ma deve rivitalizzare, dandoci coraggio e voglia di fare la differenza: essa costituisce un invito a riscoprire la nostra umiltà e la nostra umanità e a coltivare la spiritualità. Siamo tutti chiamati a operare il bene in questo mondo: sfruttiamo questa occasione per trovare il meglio di noi stessi e per fare veder quanto può brillare la grazia di Dio in ciascuno di noi».
Confortato dai tanti messaggi di affetto ricevuti, don Isidoro Mercuri Giovinazzo prosegue in questa «pastorale social», che naturalmente si aggiunge al suo ministero quotidiano.
«La scorsa domenica ho celebrato la Messa nella cappella del Beauregard. Erano con me soltanto due Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, che si occupano della cappellania ospedaliera. Idealmente però eravamo vicini a ogni malato, a ogni familiare in pena, a ogni medico, infermiere e operatore sanitario. Quando la presenza fisica è impedita da cause di forza maggiore, i sensi si acutizzano nel cuore, nella mente e nella fede. Tornato a casa, ho trovato nella mia casella di posta ottocento email, in cui mi si chiedeva di condividere il video integrale della celebrazione dell’Eucaristia. Non ho potuto farlo attraverso Whatsapp per ragioni di spazio e allora ho utilizzato Youtube. Mi sono reso conto di quanto desiderio abbiano i fedeli di partecipare alla Messa e di quanto ogni piccolo gesto possa portare consolazione. Possiamo davvero aiutarci gli uni gli altri, anche a distanza. - conclude don Isidoro Mercuri Giovinazzo - Come mi ha detto un papà che vive nella Marche: “Questa pandemia dobbiamo trasformarla in una pandemia d’amore”».