Distributori di benzina, crisi soprattutto nelle località turistiche «E’ dura senza le attività accessorie alla vendita dei carburanti»

Distributori di benzina, crisi soprattutto nelle località turistiche «E’ dura senza le attività accessorie alla vendita dei carburanti»
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Il confinamento all'interno dei singoli Comuni e più in generale l'impossibilità di muoversi tra le regioni - per la gran parte del 2020 - sono i 2 fattori che hanno penalizzato anche i benzinai. La categoria lamenta importanti perdite di fatturato con la conseguente ripercussione pure sull’occupazione.

In Valle d'Aosta sono 76 i distributori di carburante di cui 3 forniscono Gpl e gas metano. «Per quello che mi riguarda - sottolinea Erminio Verduci, presidente dell'Associazione Distributori Valle d'Aosta e titolare della stazione di servizio Eni in località Grand Chemin a Saint-Christophe - il calo di fatturato rispetto allal 2019 si aggira sul 30 per cento. Dopo il primo lockdown, quando il lavoro si era praticamente azzerato, nel periodo estivo abbiamo lavorato abbastanza bene e questo sino al mese di settembre, prima di rientrare in una fase di difficoltà che stiamo tuttora vivendo. Perdere un terzo del fatturato è penalizzante soprattutto perché i nostri margini di guadagno sono irrisori, si parla di poco più di 3 centesimi lordi su ogni singolo litro di carburante venduto. In ogni caso se alla vendita dei carburanti non si aggiungono le attività accessorie come ad esempio il cambio olio o quello delle gomme è veramente difficile andare avanti perché le spese fisse da affrontare sono tante. In generale nella nostra regione il calo delle vendite è stato più sentito nelle zone ad alta vocazione turistica, però hanno pagato dazio pure quelle strutture nelle zone con poco passaggio. Al momento non ho notizie di chiusure definitive di impianti in Valle d'Aosta, comunque la situazione per molti di noi è davvero complicata».

«Se calcoliamo i soli carburanti - riferisce William Brunello, titolare dell'impianto Esso di viale Partigiani ad Aosta - la perdita che registro è di almeno il 50 per cento anche perché siamo in una zona dove non c'è molto passaggio di turisti. Sui carburanti il nostro margine di guadagno è veramente molto basso però questa vendita serve da veicolo per i servizi accessori come il lavaggio, la meccanica, il cambio gomme e quant’altro. Ovviamente la situazione si è riversata anche sui nostri dipendenti che a rotazione sono stati in cassa integrazione. Nel periodo del primo lockdown avevo lasciato a casa tutti e solo io venivo a lavorare per vendere solo 200 litri che, come guadagno lordo, significava mettersi in tasca 6 euro, neanche sufficienti per pagare la corrente elettrica. Il problema è che le spese fisse non sono diminuite a fronte di minori entrate e per quanto riguarda i ristori qualcosa abbiamo ricevuto però certamente non sufficienti a colmare le perdite. Per quanto ci riguarda, unicamente delle agevolazioni legate ai quantitativi minimi da ordinare e nulla più». Alessandro Perrone, titolare della stazione di servizio Eni sulla Statale 26 a Courmayeur, illustra: «Le nostre perdite sono state intorno al 60 per cento rispetto al 2019 e a livello occupazionale dei 4 dipendenti che solitamente avevamo al momento solamente 1 sta lavorando. In questo periodo non riusciamo neanche a far fronte alle spese giornaliere e con i 3 centesimi di margine che abbiamo sul litro si fa veramente fatica. Oggi come oggi con la sola vendita di carburante non si riesce ad andare avanti e fortunatamente proponiamo pure pellet, legna e bombole che consentono di arrotondare le entrate”.

E’ nella stessa situazione Giuseppe Alliod, titolare dell'impianto Sommese Petroli a Frachey di Ayas: «Non si sta vendendo praticamente niente perché non essendoci i turisti viene a mancare la gran parte del nostro fatturato. Abbiamo chiuso il 2020 con un calo di vendite che supera il 60 per cento sul 2019 e per noi che non abbiamo attività accessorie è stata una vera mazzata».

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