Diritti

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Approvata alla Camera, ora in passaggio al Senato, una legge sui senza dimora.

Nonostante il provvedimento per ora riguardi le grandi città, viene salutato con favore anche in Valle d’Aosta.

Si tratta di un fondo speciale che sarà destinato in primis alle 14 città metropolitane d’Italia (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia): un territorio che copre il 16 per cento dei Comuni e il 36 per cento della popolazione italiana. Nelle città più grandi, infatti, secondo l’ultimo censimento Istat, si trovano più del 60 per cento delle persone senza dimora, tra le 50 e le 60mila. E l’iscrizione nei registri delle aziende sanitarie avverrà appoggiandosi alle associazioni.

La legge prevede infatti una prima sperimentazione che destinerà un fondo di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026 alle Città metropolitane, al fine di garantire il diritto al medico di famiglia per le persone senza dimora. Sempre secondo i dati ISTAT del 2022, in Italia sono 96.197 le persone senza fissa dimora iscritte in anagrafe. La maggioranza è composta da uomini e il 38 per cento è rappresentato da stranieri, provenienti in oltre la metà dei casi dal continente africano.

Grazie a questo provvedimento normativo i senza tetto potranno, prima nelle grandi città e poi in tutte le città italiane, essere presi in carico dal sistema sanitario nazionale.

Se verrà approvata anche in Senato, la legge permetterà anche ai più fragili, fino ad ora invisibili, di usufruire delle cure di base, con il diritto a un medico di base, che incide sui costi sanitari per 3 volte di meno rispetto ad un pronto soccorso.

Anche in Valle d’Aosta, nonostante i numeri non siano incisivi come nelle metropoli, esiste il tema degli invisibili, persone senza fissa dimora che a volte non riescono a superare il rigido inverno valdostano, stando per strada.

Ci sono associazioni di volontariato che spesso si occupano degli homeless ma è giusto che sia lo Stato ad occuparsi di una questione sociale che non è degna di un paese sviluppato. Ora soprattutto, quando ancora una volta i fondi del PNRR permettono all’Italia di far fronte a questa emergenza

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